Altri canti di Marte, il nuovo libro di Paolo Isotta
Recensioni
Sabato 26 Dicembre 2015 12:19

                                                Isotta_altri_canti_di_Marte

 

Tra i tanti doni fatui che riempiono in questi giorni le nostre case varrà la pena di porre in

evidenza una strenna natalizia con cui ognuno farà bellissima figura: “Altri canti di Marte

della Marsilio, il nuovo libro di Paolo Isotta.

  Si tratta di una fondamentale prosecuzione e integrazione al tempo stesso de “La virtù

dell'elefante” , in cui Isotta -come avevamo scritto e detto- si era confermato il colto e

sagace cronista di una Napoli a pochi riservata e da pochissimi conosciuta, ma anche

 fine musicologo ,attento a descrivere una genìa varia e variopinta, popolata da miti

assoluti e da invereconde schiappe, le seconde- spesso e volentieri- più acclamate e più

popolari. 

 

 

Isotta racconta, svela e rivela, descrive, smaschera in taluni casi, si indigna e si

commuove e lo fa con tale profonda competenza da trascinarci con sé in un sorprendente

vortice, di fatto costringendoci a scoprire assieme a lui fatti , persone e musiche di cui

non si sospettava nemmeno l'esistenza o sulle quali non ci eravamo mai soffermati con

attenzione.

 

Il libro non annoia mai perchè dal nucleo infuocato costituito dalla materia prediletta, la

Grande Musica (non uso il termine Musica Seria per non avviare inutili polemiche su cosa

sia “serio” e cosa “faceto”) l'Autore riesce a diramare una fitta rete di aneddoti, postille,

riferimenti, intuizioni, ampliando la gamma degli argomenti e non escludendone nessuno,

compresa l'attualità più spiccia. E' un libro, come già scrissi, che va letto e riletto,

esattamente come il Parsifal di Wagner, che va ascoltato e riascoltato prima di poter

essere, non dico capito, ma almeno “intuito”. Ed è poprio al Parsifal che Isotta dedica una

formidabile disamina, l'opera con la quale Wagner si congedò dal mondo e fece pace con

il mondo. E' un percorso davvero straordinario quello offerto dalle pagine che Isotta

dedica a questo monumentum musicale e da sole valgono tutto il volume. Isotta aiuta a

capire le origini del dramma ma soprattutto la fitta trama musicale collegata alla trama: è

come se un maestro concertatore, invece di limitarsi a molinare le braccia e dare gli

attacchi all'orchestra, parlasse ad alta voce raccontando la partitura via via a un pubblico

avvertito ma non necessariamente competente:ed ecco che molti dettagli tecnici si

svelano da soli. Una guida essenziale e preziosa, tra le migliori mai offerte dalla

musicologìa.

 

Negli ”Altri canti di Marte” troviamo tante gemme inusitate e moltissime rivalutazioni che

invitano tutti noi a riflettere seriamente sul concetto di “Popolare” e di autenticamente

“Grande”, che sono -come si sa- cose totalmente diverse tra loro. Isotta è un provocatore

sì, ma di ALTI sentimenti: si può benissimo non concordare su alcuni giudizi e su alcune

sperticate lodi, ma non si può non scorgere la luce in ogni palinodìa anche la più inattesa.

 

                                            Gino_Marinuzzi

 

Così riscoprire un grandissimo maestro concertatore come Gino Marinuzzi, le musiche di

Casella, la grande scuola russa dell'Ottocento e del Novecento, Karl Boehm, Franco

Alfano e Ottorino Respighi, conoscere giovani pianisti come Francesco Libetta e capire

che sono meravigliosi musicisti ben superiori a tanti incredibili bluff (pensiamo a Lang

Lang, definito giustamente “pagliaccesco” da Isotta) , inflitti a noi dal sistema

pubblicitario....tutto ciò non può che ascriversi tra i meriti più alti dei libri di Isotta, destinati

a essere venduti e letti da un grande pubblico e non soltanto dai monomaniaci.

 

                                Franco_Alfano_con_il_suo_cane_e_i_due_gatti_siamesi

                                                                    Franco  Alfano con i suoi cani

 

  Da pag.103 a pag.107 il capitolo più sorprendente , dal significativo titolo “Il tradimento   

di Muti”. Ognun sa che Paolo Isotta fu di Muti amico e sostenitore fin dagli esordi,

condividendo entrambi la grande scuola pianistica del Maestro Vincenzo Vitale a Napoli.

Isotta fu anche una sorta di confidente, per non dire “fratello spirituale” di Muti:

innumerevoli saranno stati i consigli prima di un impegno molto sentito, prima di una

scelta artistica o immediatamente dopo un evento, tra i mille a Firenze, alla Scala, a

Roma, a Chicago. Ricordo personalmente Paolo Isotta sporgersi dal palco di proscenio

della direzione artistica all'Opera di Roma, fissando il maestro Muti per tutta la durata

dell'opera, seguendo amorevolmente ogni gesto, come si fa con chi si ammira in tutta

sincerità e senza alcun dubbio in merito. Cosa è avvenuto ? Perchè questa amicizia si è

interrotta ?

 

                       Muti_famiglia

 

Lo spiega  in tre fitte pagine: dopo la rottura con l'Opera di Roma, Muti

non interpella né Alessio Vlad (direttore artistico) né Paolo Isotta....” Il non aver Muti

pensato di avvisarci (io ne avevo titolo nella mia qualità si a di, m'illudevo, amico del

cuore sia in quella dell'unico critico musicale che a Muti desse atto del lavoro al Teatro

dell'Opera svolto) significa che per lui io e Alessio siamo pula di grano, niente.” E

prosegue inesorabile: “ A Roma la presenza di Alessio Vlad impediva alla signora Cristina

(n.d.r. moglie del celebre direttore d'orchestra) di spadroneggiare in teatro come faceva

alla Scala, ove addirittura interloquiva cogli orchestrali dettando loro norme di

comportamento, decideva la composizione di compagnìe di canto e partecipava alle

prove al pianoforte dando direttive ai cantanti. Il più grande direttore vivente è stato per

me uno dei più cari fra gli amici del cuore : certe cose non possono cancellarsi; ma lo è

stato. Egli dirige Opere con le regìe della moglie e della figlia ( la quale ha tuttavia

talento) . La figlia fa la voce recitante in cose da lui dirette. Accompagna in

concerto sinfonico il genero pianista: i due figli maschi gestiscono la sua attività e

la sua immagine artistica in un modo che suscita la gioia dei nemici e l'ilarità di

tutti...”. Parole nette, dure, pesanti cui si aggiungono aspri rimproveri per non aver

minimamente considerato la musica di Marinuzzi per i suoi programmi concertistici, per

non aver mai incluso Alfano, per non aver mai invitato a Chicago alcuni grandi interpreti

italiani , tra cui Libetta, Nicolosi, Caramiello, Carusi, Bresciani...ma come?? : “Si riempie

la bocca della parola Italianità : a differenza di quel che non facesse Abbado, le tasse le

paga in Italia: e poi?”.


 
GIOVANNA D'ARCO IN TRIONFO, Scala 7\12\2015
News
Martedì 08 Dicembre 2015 09:26

                                 scala_giovanna_applausi

 

Una  delle  inaugurazioni  più  belle  degli ultimi anni all'insegna  del  primo Verdi,

garanzia  di successo  per chi  conosce  i segreti del Belcanto.

Riccardo Chailly, in stato di grazia  con l'Orchestra  e  il Coro  del Teatro alla  Scala,

trascina  verso un autentico e  meritatissimo trionfo  la  "Giovanna  d'Arco"  di Verdi,

con il determinante apporto  di  Anna  Netrebko  nel  ruolo principale, del  grande tenore

Francesco  Meli come re Carlo VII, del baritono Devid Cecconi  giunto a  rimpiazzare

il defezionario  Carlos  Alvarez, bloccato  - si dice- da una  fastidiosa  bronchite.

Sarebbe  lungo e  forse  tedioso  enumerare  i  tanti meriti di  questa  esecuzione che

non soltanto riscatta  un'opera  negletta e  mai  assurta ai  fasti  delle altre, ma  la

colloca  piuttosto tra  i  tesori  migliori  del  giovane  Verdi,  giovane e  geniale  da  subito.

Gli anatemi  scagliati  contro il libretto  di  Solera, reo di  non si  sa  bene  quale  lesa

maestà  'schilleriana' , sono abbastanza giustificati: il testo è abbastanza strampalato e la

vicenda non così intellegibile. Tuttavia...andiamo forse all'Opera per imparare la

Storia? Accontentiamoci che il libretto sia invece  perfettamente  funzionale alla  musica  ,

quella sì straordinaria: ora  sottilmente raffinata, ora  baldanzosa  e  guerresca  ,

una  conferma di bellezza , per quanto mi  riguarda, e di certo una piacevole  sorpresa  per

coloro che  non conoscevano  questa  partitura.

Merito anche, una  tantum, di un'idea  registica  capace di  rendere coerente sé stessa  e

la  non lineare drammaturgìa  del librettista:  se  di una  regìa  c'è  bisogno  essa  è

quanto mai  richiesta  per  opere  di questo tipo. La coppia dei metteurs-en-scène , Moshe

Leiser e Patrice Caurier ha scrupolosamente evitato la cosa peggiore che potesse

fare e cioé confezionare un affresco storicistico a suon di calzamaglie e stendardi

colorati, con i protagonisti schierati a gambe larghe davanti all'uditorio a bombardare

acuti. Questo tipo di teatro, sarà bene specificarlo senza troppi piagnistei, è morto e

sepolto. "L'opera - ha dichiarato Moshe Leiser - è uno specchio sulla verità umana, con una donna

in conflitto" tra i suoi ideali patriottici e l'amore che la manda in crisi." In effetti, assai

coerentemente, la Pulzella di Anna Netrebko è stata proposta come una 'pazza', usiamo

pure questo termine per semplificare, una donna scossa dalle sue visioni e dalle voci che la

perseguitano, da amori contrastanti , da padri e amanti assai poco probabili, pronta a

imbracciare uno spadone o a tritticare la statuetta di una Madonnina. Se dobbiamo essere

sinceri fino in fondo è stato uno spettacolo non privo di lepidezze e di cadute di gusto: la

statuetta in questione poteva tranquillamente restare riposta su una bancarella a San

Pietro, i diavoloni balzati sul letto ad  assillare  Giovanna sono apparsi  piuttosto  ridicoli

e il cavalluccio dorato di re Carlo VII era decisamente un pony. Tuttavia mi è

parsa una regìa “omeopatica” e risolutiva: si è curato il male di un testo scombinato con lo

scombinìo mentale della protagonista. Le cose si sono rimesse a posto da sole,

consentendo ad Anna Netrebko e ai suoi partners una delle migliori prove delle loro

rispettive carriere.

                   giovanna_4__diavoli

La Netrebko regale, smagliante, con vocalità sicura e sostenuta in ogni sua nota, sprezzo

assoluto del periglio virtuosistico: un timbro bellissimo messo al servizio di una tecnica che

nel corso degli anni è andata affinandosi, fino a raggiungere gli attuali risultati.

Ricordiamo a chi non avesse avuto mai modo di ascoltare questa voce dal vivo che non

si tratta di una voce “discografica” bensì di una voce TEATRALE, quindi che riempie la

sala in virtù di un perfetto uso del fiato e di un canto che, pur rotondo e vellutato, mantiene

sempre l'altezza della sua posizione senza perderla mai. Attrice superba e partecipe, a tratti

un po' bambolona (ma se si è bambole d'aspetto questo è caso mai un pregio, non un difetto:

si veda l'apparizione paurosa della moglie del nostro prémier in sala o di una deputata

famosa, di verde vestita). Commovente nel finale, spettacolare nei passaggi eroici, vincente

nel registro alto. Una grandissima che non ha usurpato il suo ruolo di primadonna: lo è e a

pieno titolo.

                           netrebko_applausi

Non da meno il tenore Francesco Meli, anche lui straordinario: un canto fatto di colori e di

assoluto rispetto del segno scritto, cosa non facile con Verdi in special modo. La parte è

scritta sulle note d'oro di Meli: i centri e i primi acuti, che posseggono lo squillo e la

pastosità delle grandi voci italiane. Ogni frase è stata scolpita con il giusto calibrare delle

parole sul fiato, senza enfasi e con grande partecipazione emotiva, memorabili le mezzevoci

della seconda aria. Un po' condizionato nei movimenti dato l'inscatolamento in una

armatura abbastanza severa, tuttavia è riuscito a mostrare la giovanile baldanza del re senza

risparmio e con totale abbandono.

                                    giovanna__6__meli

Giunto a rimpiazzare di corsa il defezionario Alvarez, Devid Cecconi è apparso come il

classico “salvatore della patria” e ha risolto come meglio non avrebbe potuto la tremenda

parte baritonale di Giacomo, il padre di Giovanna d'Arco. La parte fu scritta per un grande

baritono ottocentesco, Filippo Colini, ed è irta di difficoltà, soprattutto per quanto riguarda

l'aspra tessitura e il fraseggio, costantemente svolto sulle note alte “di passaggio”. Cecconi

ha dalla sua due vantaggi: la voce è morbida di natura ed è facile alle mezzevoci,

inoltre canta sul fiato e sulla parola- alla vecchia maniera (che è quella GIUSTA) , per cui

non solo esce indenne dai flutti verdiani ma si può concedere anche alcune rare preziosità,

nonostante l'impaccio a tratti visibile (e comprensibile) dovuto all'emergenza.

 

                      giovann_3__cecconi

Bravi davvero tutti, capeggiati da un maestro sul podio , Riccardo Chailly, che abbiamo

lasciato per ultimo solo per festeggiarlo con i dovuti onori: la sua concertazione, vivida di

colori e sempre vigile sul canto, con l'apporto smagliante di Coro e Orchestra , si staglia

come la migliore esecuzione musicale da tanti Sant'Ambrogi a questa parte. Lo si intuiva

fin dalla strepitosa Sinfonia, perfetta nello stacco dei tempi e nitidissima attraverso i vari

interventi degli strumentini, gloriosa nel finale. Così è stato per tutta l'opera, senza mai

perdere un colpo, una rara scorrevolezza che ha fatto volare il tempo , con la voglia di

ascoltare ancora qualcosa di questa musica bellissima.

                              giovanna__darco_1__chailly

Un trionfo assoluto per tutti, con varie chiamate alla ribalta e giustissime ovazioni.

In omaggio al Maestro Chailly, che adora il Macbeth e ne ha regalato una magnifica versione

discografica, erano presenti in sala alcune “streghe” adeguatamente abbigliate: le già nomate

first Lady italiana e l'onorevole in abito salamandra, e Patti Smith, ormai sosia di Casaleggio.

O era Casaleggio travestito da Patti Smith...non so. Anche loro hanno applaudito con

convinzione.

 

   moglie_renzi5   giovanna__santach   giovanna__patti_smith

 

 
UN RADAMES NUOVO DI ZECCA A TAORMINA, ROBERTO DI CANDIDO
News
Martedì 28 Luglio 2015 10:24
L'audizione del  tenore Roberto Di  Candido  è  stata  rocambolesca. Giunto  direttamente
da  Tokyo  a  Taormina,  senza  nemmeno il  tempo  di assorbire  bene  il  jet  lag, cantò 
subito  un  "Celeste Aida"  impressionante   per  qualità  di timbro, armonici e  squillo. 
Un  giovane  tenore che debutta  in Italia, nativo del Brasile  ma  che  vive  in Giappone,
un vero  globe-trotter.

Roberto  Di Candido sarà  Radames  a  Taormina  il 20 agosto.

Riportiamo qui una  dichiarazione   del  M.°  Mauro Augustini, allievo  di Mario Del
Monaco  e  docente di  Canto  di  Roberto Di Candido:


"Roberto Di Candido (anche se è un tenore) :-)  è un uomo molto preparato, parla correntemente molte lingue (a differenza del sottoscritto), nato a S. Paulo, vive in Giappone in quanto ha sposato una giapponese dalla quale ha avuto un figlio, l’ho conosciuto anni fa in un masterclass in Giappone e non ero d’accordo come cantava, pur avendo la potenzialità (cantava tutto forte), ma con una sola lezione non potevo fare molto e poi dopo molto tempo, lo scorso anno, mi ha telefonato da Milano, dove era andato a fare un corso con Martinucci ed era disperato perché non capiva più nulla ed aveva molte difficoltà, in quanto mesi prima aveva pure partecipato ad un masterclass in Giappone fatto da Nazzareno Antinori ( :-))) ), allora io ho detto che venisse a trovarmi a Treviso…lui è venuto subito (era un giovedì) e due giorni con me (ritornava da Martinuci il sabato) sono stati per lui intensissimi ma chiarificatori….la voce facile su tutta la gamma fino al MIb sovracuto, il fiato triplicato in quanto adoperato giustamente per la voce ed acquistata la sicurezza quasi spavalda delle sue possibilità…abbiamo affrontato il repertorio da lirico leggero fino al drammatico (Andrea Chènier, Otello, Aida, Forza del destino, ecc.)…il sabato è ritornato da Martinucci previa mia raccomandazione di tenere segreto il nostro incontro onde non creare gelosie e il Nicola, gli ha subito detto: “Che è successo? Finalmente hai capito come si canta !!! “
Ora Di Candido mi chiama S. Mauro :-)))
E comunque l’ho risentito anche in questo periodo in Giappone ed’è in grande forma vocale…voglio che studi con me l’Otello e sarà un Otello come “Mario comanda”…"


                             roberto_di_candido



  Puoi raccontarmi  in sintesi  come ti sei appassionato all'Opera?
Da bambino già ascoltavo la musica classica con mio nonno.C'erano tante programmi di

lirica in radio e televisione,io registravo tutte le arie e canzoni!Mio padre cantava e

suonava la chitarra ed io cantavo insieme,era molto divertente.Una volta ho sentito una

voce bellissima in televisione,avevo sei anni ma non dimentico mai !Era Di Stefano,dopo

sentire quella voce sono diventato posseduto dalla lirica!Volevo anch'io cantare come

lui...

Dove sei  nato  e  dove  vivi attualmente?

Sono nato in Brasile/San Paolo e attualmente vivo a Tokyo.

Quali sono stati i  tuoi maestri di  Canto?

I miei Maestri sono stati:

Il basso giapponese Hiroyuki Okayama,Elena Obraztsova,Nicola Martinucci,Lina Vasta

,Antonio Marceno e Mauro Augustini .

Hai  mai  cantato in Italia?
No.Questo sarà  il mio debutto !

Debutti  il  ruolo di  Radames, ti  fa  paura  questa   parte?
Direi una grande paura!Sicuramente farebbe meno paura s'io  fossi scelto da Iside per

comandare l'esercito contro un vero Amonasro!

Questo è un ruolo molto difficile in tutti i sensi.Dopo una breve introduzione il tenore deve

affrontare subitamente una delle arie più difficili del repertorio...

Per me sarà una grande emozione  e spero di trasmettere questa emozione al

meraviglioso pubblico siciliano.


Conoscevi  il maestro  Enrico  Stinchelli?  Cosa  sai  di  lui?

Si!Io ascolto La Barcaccia da anni! È un programma molto divertente che viene irradiato

anche all'estero !So che il Maestro Stinchelli oltre ad essere il Direttore Artistico è anche

un grande tenore e esperto dì lirica.Sara un grande onore lavorare sotto la sua direzione

e spero di imparare molto da lui.

Quali sono le  opere  che  ami  di  più  e che  ti  piacerebbe cantare?

 Adoro tutto il repertorio verista! Sarebbe veramente facile citarne una in particolare,la

Aida.Io suonavo la tromba in terza elementare,e mi hanno fatto suonare la Aida nella

nostra banda!Questo mi ha fatto incontrare ed innamorarmi di questa magnifica

Opera.Che bella coincidenza!!!

Mi piacerebbe cantare anche lo Otello...La forza del destino,veramente amo queste

opere!Non so,le opere del Maestro G.Verdi mi toccano l'anima in modo particolare.
 

  Pensi  sia  importante  oggi  il ruolo del  cantante\attore?

Penso sia molto importante oggi il ruolo del cantante o attore .

La arte ,soprattutto la musica può essere una buona fonte di ispirazione per le persone!

Basta guardare negli occhi del pubblico dopo un bello spettacolo!

Sicuramente un ruolo importante , anche un incarico di grande responsabilità.


Cosa  pensi  delle  regìe  moderne?  Distingui  tra  modernità e provocazione?
Ho visto tante regìe moderne ,molte sono bellissime direi!

Mi piacciono le regìe che rispettano la volontà dell'autore ,la natura umana e soprattutto

quelle che rispettano il pubblico.

L'innovazione è una cosa molto positiva quando la tradizione viene rispettata.

 
Un tuo sogno

Un sogno...mi piacerebbe molto vivere in un mondo più semplice,più giusto e pacifico.Un

mondo d'amore dove tutti vengono rispettati e trattati nello stesso modo ,così avremo

più tempo più energia e disposizione per godere della vita,dell'arte,della Lirica.Che

bellezza!...
                                                 
 
AIDA a TAORMINA: ALESSANDRA CAPICI, soprano
News
Venerdì 24 Luglio 2015 17:11

                                  Alessandra_Cpici_Teatro_delle_Muse

 

Alessandra  Capici, soprano, prossima  protagonista  di  Aida  al  festival  Taormina

Opera  Stars  il 20  agosto. Quando la  ascoltai a  Roma, lo scorso autunno durante la 

sua  audizione, pensai immediatamente :"Ecco  Aida! ". Non era  solo  per la bellissima

voce lirica, dotata di suoni brillanti e robusti  di una innata dolcezza, ma 

anche  per  il  volto  e  l'atteggiamento scenico, da  vera  "maschera  teatrale". Quei volti

luminosi  che  prendono ancor  meglio la  luce  e quindi  passano,  vanno oltre il  palco e

si proiettano  verso  il  pubblico.

 

                                                      Alessandra_Cpici_Butterfly

 

Alessandra, prova  a  dire  in due  battute  come  hai deciso  un giorno  di  fare  la 

cantante  lirica?

 

Caspita due battute sono veramente poche, spero che siano almeno da

dodici/ottavi , così posso dire qualcosa in più. A parte gli scherzi, è stato un

percorso piuttosto naturale. Ho sempre cantato fin da piccola, ho studiato per otto

anni pianoforte e mi dilettavo anche con la chitarra. Un giorno ho sentito cantare

un soprano in chiesa e ho detto ai miei genitori “da grande farò la cantante”.

Mi hanno assecondato e così il gioco dell’infanzia si è trasformato in studio.

   

 

 

 Cosa  conta  di più per  svolgere  questa  difficile attività  artistica? 

 

I fattori sono talmente tanti che sarebbe riduttivo fare un elenco. Penso comunque

che cantanti si nasca e non si diventi. A parte la totale abnegazione e i sacrifici che

si devono compiere per potersi presentare sempre al meglio, alla fine conta ciò che

riesci a trasmettere al pubblico. Il pathos che si crea, le emozioni che riesci a

suscitare non si imparano da nessuna parte. Devi averle già dentro di te. Poi certo,

l’esperienza con il tempo ti suggerisce espedienti preziosi per poter rimanere in

equilibrio tra il fare e lo strafare, tra il prevedibile e l’imprevedibile. Ecco forse la

frase che riassume più di tutte ciò che conta per fare la cantante: rimanere

costantemente in equilibrio!

 

 

 

Oscar  Wilde scrisse : "Il  talento non si perdona".  Sei  d'accordo con  questa 

affermazione?

 

Mamma mia com’è pericoloso rispondere. E’ un po’come quando gli automobilisti

non vedono di buon grado i pedoni che attraversano la strada e viceversa.

Forse il talento (o genio) non si perdona ma mi schiero dalla parte degli artisti e

rispondo citando Michelangelo Buonarroti:- “Se tu sapessi quanto lavoro ci ho

messo, non mi chiameresti talento.”

                                              Alessandra_Cpici_1

 

 

Come  regista  dell'Aida  che canterai  al  Teatro  Antico,  ho  impostato  questa  nuova 

produzione  come  "un ' Aida  al Museo  Egizio" : una  figura  esoterica, quella

che  vediamo effigiata  in  locandina, rievocherà  all'interno di  questo museo  la  vicenda 

di  Aida, farà  muovere i geroglifici,  animerà  le  mummie,  ci saranno dei  turisti  in

scena  curiosi  di assistere a  questo  rito, in un gioco molto moderno di luci e  proiezioni. 

Sei  pronta  per  questo cimento?  Cosa  ne  pensi?

 

Sono prontissima e l’idea mi piace. Ne abbiamo parlato tempo addietro    e mi

sembra una lettura originale che mantiene comunque intatte le peculiarità dei

personaggi e dell’intera opera. Sarà sicuramente fantastico riportare in vita una

storia d’amore e di passione che è quasi persa sotto la polvere di un museo. Non

sono forse anche le nostre storie personali vogliose di essere riscoperte

quotidianamente? Un personaggio è come un burattino senza vita a cui bisogna

soffiare dentro un’anima. Quando interpreto un ruolo questo si arricchisce suo

malgrado anche delle mie esperienze personali e ciò trasmette una carica

emozionale molto forte. Dovrò solo limare le mie caratteristiche per far emergere il

personaggio esoterico che mi è richiesto.

 

Qual  è  secondo  te  la  ricetta  per aiutare  l'Opera   soprattutto in Italia?

 

Ritengo che occorra assolutamente nuova linfa vitale in tutti i settori del teatro

d’opera e un po’ di sano campanilismo. Purtroppo invece c’è il solito circuito ormai

chiuso e ben consolidato, che propone quel cast in quel teatro per fare un favore a

qualcuno o perché c’è tal agenzia da soddisfare, ma non è così che può funzionare.

Il tracollo finanziario di alcuni teatri Italiani dovrebbe ormai portarci ad una

auspicata inversione di rotta.

Mettendomi ora dalla parte del pubblico, da Italiana e da mamma mi sento di dire

questo:- Portiamo i nostri figli a teatro. Qualsiasi genere di spettacolo che possa

suscitare in loro una aspettativa di tipo emozionale. Non sarà solo cultura per i

nostri ragazzi ma anche percezione del bello e rispetto per gli altri. Il teatro d’opera

ne guadagnerebbe finalmente dalle fondamenta.

 

Quali  sono le  tue aspirazioni  per  il  futuro?

 

La mia aspirazione è di fare sempre tutto al meglio delle mie possibilità. Ho un

dono che mi è stato dato e non mi va di sprecarlo. Aspiro a questo... a sentirmi dire

che ho emozionato, che ho lasciato un segno seppur piccolo. Aspiro a fare della

mia arte una grande arte.

 

La vita della  cantante sacrifica  la  famiglia.  Come riesci a  conciliare  questi   due 

aspetti  della  vita?

 

Fortunatamente mio marito è musicista e conosce perfettamente quali sono le

esigenze e i sacrifici che si devono fare. Quando i bambini erano più piccoli ero più

in difficoltà ma anche ora cerco di non darlo a vedere. Ricordo che dopo essere

stata via per un mese, mia figlia che aveva appena tre anni mi è venuta a prendere

col papà alla stazione. Mi si è avvinghiata al collo ed è rimasta in braccio per tre ore

filate senza mai guardarmi negli occhi. E’ stato terribile. Ora sono cresciuti e le

emozioni da parte loro sono diverse. In ogni caso avere al mio fianco un marito con

cui condividere la stessa passione per la musica e lo stesso amore per la famiglia

mi rende una mamma fortissima.

 

Ti  piace  la  formula  adottata  dal  Taormina  Opera  Stars, alla  sua  prima 

edizione?

 

Sì mi piace e percepisco tanta energia e grande entusiasmo. E’ tutto molto

propositivo e questo non può far che bene ad un nuovo festival. Sicuramente sarà

un successo.

                                                                      capici2

 


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