IL SAN CARLO "SEGA" SEGALINI
Sabato 08 Gennaio 2011 15:44

                                                                    pulcinella

 

 

Dal  "Corriere del  mezzogiorno"  di  Napoli, 5\1\2011  :


Il San Carlo licenzia il direttore artistico:
«Solo perché non ho risposto al cellulare»

Segalini via dopo appena sei mesi: «Il teatro riceverà
la lettera dell'avvocato a tutela della mia immagine»

 

Sergio Segalini
Sergio Segalini

NAPOLI —«Mi hanno licenziato in tronco, tramite lettera, e senza neppure i tre regolari mesi di preavviso: non ne hanno il diritto».
Si dice «ferito mortalmente» Sergio Segalini, figura di primissimo piano nel settore della classica e del repertorio settecentesco in primis, voluto a Napoli da Riccardo Muti al vertice artistico del San Carlo, massimo lirico del Mezzogiorno, nominato lo scorso primo luglio assieme al nuovo direttore del Ballo, Alessandra Panzavolta, ed oggi «saltato» dalla sua poltrona di consulente della Fondazione dopo neanche mezzo anno di lavoro. «Ed è per questo — precisa Segalini — il teatro riceverà la lettera del mio avvocato a tutela della mia immagine».

Nella storia del San Carlo, intanto, il caso non ha precedenti: mai un direttore artistico, o consulente alla programmazione che dir si voglia, è durato meno. E, il tutto, ad un passo dall’inaugurazione della sua prima, nuova stagione con l’«Olimpiade» pergolesiana rielaborata da Roberto De Simone, oltre la quale Segalini aveva gettato un bel fascio di luce se non altro portando in locandina, a maggio, nella rara versione originale francese, i «Vespri siciliani» di Verdi.

Segalini, che accetta di parlare solo dopo che la notizia è trapelata dall’interno del teatro, stringe tra le mani la lettera che, nell’immediato e senza preavviso, rescinde un contratto previsto fino alla prossima primavera. La direzione del Teatro San Carlo, invece, si astiene da ogni commento considerando «questioni di normale amministrazione» quanto accaduto entro il rapporto di lavoro con il proprio neoconsulente artistico.

Ma quale il motivo della rottura? «Apparentemente un incidente, per mancata reperibilità del consulente nei giorni del rinvio a giugno del triplice concerto di Capodanno diretto da Daniel Oren» spiega Segalini. «Nel lasciare Napoli per trascorrere il Natale nella mia Venezia e giunto in aeroporto — spiega — , mi accorgo di non avere più il mio cellulare aziendale. Per un paio di giorni, durante i quali ho tra l’altro sporto denuncia per la perdita del telefono mobile di lavoro, ne faccio a meno, sapendo comunque di poter contare su un altro mio numero privato per comunicazioni urgenti. Tutto qua. Il giorno 27 ero tornato regolarmente rintracciabile ma ricevo la lettera in cui mi si chiedeva di non rientrare in Teatro». Eppure il maestro Segalini vanta un curriculum straordinario. Nato nel ’44 a Castell’Arquato (Piacenza) poi trasferitosi in Francia, critico e direttore della prestigiosa rivista «Opera International», autore di saggi monografici, esperto di voci, del nostro Settecento musicale più una ben salda esperienza alla guida artistica di alcune delle realtà musicali più significative d’Italia - ha lavorato per dodici stagioni, di cui cinque al fianco di Riccardo Muti, alla Scala di Milano, dal 2002 è stato segretario artistico e responsabile musicale del Festival di Spoleto, direttore artistico-musicale al Teatro Ponchielli e al Festival Monteverdi di Cremona, quindi alla Fenice di Venezia, al Comunale di Bologna, al Carlo Felice di Genova, al Festival della Valle d’Itria.

Ora il maestro si domanda: «Perché mi hanno chiamato a Napoli? Credevo di poter lavorare proponendo novità, di valorizzare la cultura partenopea, di promuovere, secondo quanto voluto anche da Muti, la rinascita di Napoli come capitale della Musica, di scoprire giovani squadre di talenti da segnalare per il futuro. Forse, l’Italia di oggi, non vuole il mondo che persone come me rappresentano… Ora, mi creda, non vedo l’ora di andar via da Napoli. Qui è un inferno». Infine le sue profetiche dichiarazioni contro i tagli al Fus rilasciate nell’abbandonare l’incarico alla Fenice in segno di protesta e ricordate dal Corriere del Mezzogiorno nell’articolo che ne anticipava lo scorso giugno in esclusiva la nomina alla guida artistica del San Carlo: «Le Fondazioni — aveva detto - non funzionano. Quello che serve è una vera riforma che consideri i teatri per quel che sono: motori di cultura, non aziende da gestire con criteri puramente manageriali».

Paola De Simone
05 gennaio 2011

 

Dal  "Mattino"   ,6\1\2011:

 

 

NAPOLI (5 gennaio) - «Sergio Segalini era solo un consulente del San Carlo, e non un direttore artistico, e la cessazione del suo rapporto con il massimo napoletano, non un licenziamento in tronco, è stato dovuto alle continue assenze in momenti strategici della vita della fondazione e il determinarsi di difficoltà nella gestione dei cast e dei rapporti con gli artisti, i direttori d'orchestra e le maestranze». Lo afferma dopo una giornata di equivoci e indiscrezioni giornalistiche il commissario straordinario Salvo Nastasi che in una lunga nota ufficiale chiarisce i motivi della cessazione di quello che egli stesso definisce «un "matrimonio" che non può dirsi felice.

«Le scelte operate dal maestro Segalini - continua la nota - hanno costretto il teatro a protestare molti artisti: sette situazioni in pochi mesi e molte in via di attuazione, tutte risolte brillantemente dalla sovrintendente Rosanna Purchià».

Un appunto pesante quello del commissario: il termine tecnico «protestare» vuol dire infatti che in sette casi artisti indicati da Segalini e quindi contrattualizzati dal San Carlo non sono stati poi riconosciuti all'altezza dai vari direttori d'orchestra.

Segalini, «che dalla sovrintendente aveva avuto una lettera di incarico nel luglio 2010 in qualità di collaboratore artistico ha continuato la linea strategica del commissariamento - spiega Nastasi - che dall'agosto 2007 non ha mai previsto una direzione artistica ma si è sempre avvalso di alternanze di consulenti prestigiosi, da Gianni Tangucci a Cesare Mazzonis fino, appunto, Segalini». Il quale ieri aveva spiegato in una intervista di attribuire ad un incidente il suo allontanamento, ovvero alla sua mancata reperibilità per due giorni nel corso delle feste.

Ma i motivi sarebbero stati altri. «Pur confermando la qualità artistica del maestro Segalini, scelto proprio per il suo curriculum, la sua collaborazione non si basava più sui criteri necessari di fiducia e garanzia di un prodotto all'altezza della storia del San Carlo - si legge nella nota di Nastasi - Gli auguro comunque un futuro più sereno e professionalmente più felice di quello passato al San Carlo».

Una posizione condivisa da numerosi artisti del teatro come Gloria Mazza, del coro: «L'abbiamo visto pochissimo, direi una presenza scarna la sua. Questa decisione quindi non ci sorprende. Anche come sindacato ci aspettavamo un piano concreto, invece nulla».

 

COMMENTO:

 

Nessun  zelante  artista  ha  pensato  di  regalare  per le feste  natalizie un cellulare  nuovo a  Sergio  Segalini. A  volte  non ci si  pensa.

In teatro  come nella vita  è  importante  come  si  entra  e  come si  esce  dalla scena. Diciamo  pure  che l'uscita  di Segalini non  è  stata  delle  più  signorili...tra  lettere  strette  in mano  alla  Violetta  Valéry, ferite  mortali,  fughe  dall'  "inferno"  di  Napoli  (prima  era  forse  un paradiso?).

Ha  replicato  molto  bene  il commissario Nastasi, che  in questi ultimi anni  è  riuscito a  risanare  le  malridotte  casse  del  teatro, dopo le  pessime  gestioni  precedenti la  sua  venuta.

Tragicomica  la  "difesa"  imbastita  sul  "Corriere della  sera"  da  Paolo  Isotta,  giunto in tardivo  soccorso  dell'amico , semplicemente  per ringraziarlo delle vacanze-premio  a  Martinafranca,  quando  Segalini  era  ivi  responsanile artistico  del  Festival. "Io  ti  do  la  vacanza  a  tte, tu  mi  dai  la  recensione  (bella)  a mme!".