Note
Opera di Roma 2010, luci e ombre
Lunedì 01 Febbraio 2010 11:25
L'Opera di Roma è un teatro emblematico, sotto vari aspetti. E' il Teatro della Capitale, ha la seconda sovvenzione statale d'Italia, dopo il Teatro alla Scala; ha una tradizione gloriosa che, almeno fino a tutti gli anni 50 del secolo scorso, lo ha collocato tra i teatri più importanti del mondo. Come valore aggiunto c'è poi Roma, di per sé: una delle città più belle e amate del mondo. Eppure l'Opera di Roma, per varie ragioni legate soprattutto alla gestione amministrativa e alla eccessiva sindacalizzazione all'interno della sua struttura, non solo ha perso da tempo il suo primato ma si è progressivamente collocata in un limbo, direi in posizione defilata, ai margini del grande giro internazionale.
Esiste poi una sorta di moda, di luogo comune: parlar male dell'Opera di Roma. E' qualcosa di gergale, di abitudinario, sfruttato ad arte da certa stampa interessata a denigrare questa o quella gestione,a seconda dei propri interessi personali e delle indicazioni date dalle varie consorterie. Ora, per esempio, si attende l'arrivo di Riccardo Muti come una sorta di Messia: non a caso tra i prossimi titoli diretti dal Maeschhtre abbiamo il “Mosé” di Rossini, quanto mai significativo a indicare un salvatore della patria portato dalle acque. Muti scenderebbe giù dal suo Empireo come il Deus ex machina di tante opere seicentesche, la sua bacchetta magica (la verga di Mosé) placherà ogni tempesta e darà lustro e gloria imperitura al “malconcio” Teatro. Il sindaco di Roma, Alemanno, aveva nominato un suo consulente artistico di fiducia nella persona del M.o Nicola Colabianchi, subito attaccato dalla stampa , prima ancora che potesse muovere un dito. La sua programmazione , leggo dal 'Corriere della sera' , sarebbe inqualificabile, dissennata e occorre porvi rimedio al più
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