Note
SAVIANO, FAZIO, LA BARCACCIA E GLI "AMICI" di FACEBOOK
Giovedì 18 Novembre 2010 00:18

                                                        savian_fazio

A seguito della trasmissione di Fazio e Saviano , sulla mia pagina di Facebook ho pubblicato lunedì scorso una breve recensione “a caldo” , questa:

..sto cercando di seguire "Vieni via con me" , trasmissione che finora non avevo ancora visto...purtroppo non reggo questi continui sermoni, piagnistei, questa visione stracciona e macabra che ci viene quotidianamente ammannita dalla cronaca . Ho seguito Saviano che racconta la 'ndrangheta" come fosse... la storiella di Biancaneve, senza risolvere alcunché ma regalando carrettate di aria fritta. Guardo Fazio come il napoletanissimo "gallo 'ncoppa a' munnezza" e penso alla sua personalissima Beggar's Opera, molto ma molto ben pagata...nonostante sia lì con la faccia da Madonna dei 7 dolori. Entra Bersani...sembra Peppone, senza la simpatia né la verve di Gino Cervi. Poi entra Fini...recita un sermone sulla Destra, così dice lui, ma dice le stesse cose che aveva detto prima Don Bersani. Poi entra Paolo Rossi....inquietante...passo oltre...non mi fa ridere nemmeno per sbaglio, nemmeno per un nano-secondo. Ma sarebbe un "comico"? Che mestiere fa? Mah... Si passa poi al caso Englaro, entra in scena il padre, un uomo che ha talmente sofferto da non capire più QUANTO EGLI VENGA SFRUTTATO da chi sul dolore vuole far spettacolo...
La cosa che più mi atterrisce è la sceneggiatura di questa nuova Tv del Dolore, il gobbo che stampa il sermone su casi e su situazioni che andrebbero seriamente vagliati e risolti da magistratura e forza dell'ordine, nei casi delinquenzali, o dai familiari , nei tristissimi casi riferiti all'eutanasia (un argomento che diventa addirittura osceno se spettacolarizzato in Tv)...Verdone in "Perdiamoci di vista" aveva previsto tutto già nel 1994...


Ricevo ora , attraverso una redazione amica di Radio3, lo scritto del sigg. Agostino Quadrino, eccolo nella sua stesura integrale:

                                                 

Stinchelli, Radio3 e le critiche a Fazio-Saviano.

pubblicata da Agostino Quadrino il giorno martedì 16 novembre 2010 alle ore 13.41

Le critiche di Enrico Stinchelli alla trasmissione di Fazio e Saviano, postate ieri sera sul suo profilo facebook le trovo del tutto gratuite ed anche irritanti e per questo le avevo discusse nei commenti. Vedo di spiegare perché, qui in questa nota, che vuole prendere spunto da un episodio per parlare un po' di questioni più generali e a mio avviso rilevanti sul mondo della radio e della TV pubbliche in Italia.

Dispiace (per lui, che fa una brutta figura) il fatto che il simpatico Enrico abbia voluto immediatamente cancellare queste mie critiche dai commenti al suo post, provvedendo a bannare il sottoscritto dai suoi contatti, come subito segnalatomi da un contatto comune. Così di solito fa, in modo infantile e patetico, chi non sa cosa sia la rete e si bea di commenti plaudenti, senza avere la capacità dilaettica di controbattere.]

La trasmissione "Vieni via con me", salvo qualche caduta retorica, è uno dei rari esempi di televisione fatta per chi ha il cervello ancora acceso. Stinchelli critica questo genere di trasmissioni forse perché non conosce quale caravanserraglio di pacchi, veline, mostri in prima pagina, sangue e televendite è diventato il servizio televisivo pubblico, alla rincorsa della televisione commerciale del proprietario di tutto, che ha tolto ogni dignità culturale e civile a questo straordinario mezzo di comunicazione, in Italia, da venti anni ad oggi.Il programma di Fazio e Saviano ha il grande merito di avvicinare, giovani e non, ad una visione di quello che sarebbe il nostro paese senza il caravanserraglio berlusconiano a cui siamo incatenati in tutti i settori: fa vedere facce, racconta storie e presenta realtà sociali che di regola sono totalmente sommerse, soprattutto nei telegiornali e nel cosiddetto intrattenimento, semplicemente perché non funzionali al meccanismo commerciale ed elettorale dei cialtroni al potere e del loro capo. I miei figli, per esempio, 20 e 24 anni, che non vedono quasi mai la TV, hanno seguito con molto interesse le due puntate, scoprendo cosa è la camorra nei suoi rituali, cosa significa Unità d’Italia e cosa sarebbe il vero federalismo di Cattaneo e Filangieri, chi erano Falcone e Borsellino e così via… Ieri sera hanno anche capito che la politica e le posizioni di destra e sinistra sono qualcosa di diverso dal ciarpame quotidiano che ci ammorba senza alcun fondamento ideale e valoriale. Soprattutto hanno sentito parlare di politica, destra e sinistra, senza confondere questo nobile tema con la paccottiglia di prostituzione e furbate giudiziarie, come può pensare che sia la politica un ragazzo nato e vissuto nel ventennio berlusconico. Ma di questo Stinchelli non si interessa, e si avventa su questa rara occasione di riflessione e presa di coscienza civile e democratica, con piglio e snobismo meritevole di miglior causa.Eppure anche lui lavora per il servizio pubblico e forse a certi fattori dovrebbe essere più sensibile... Mi spiego.

Sono un assiduo (e grato) ascoltatore di Radio3 e quindi ascolto tutti i giorni anche la “Barcaccia”, trasmissione sull’Opera condotto dal nostro Stinchelli e da Michele Suozzo. Vogliamo parlarne, Stinchelli? Ok.

                                                       barcaccia_radio3

E’ la trasmissione più vuota e inutile di Radio3. Un continuo di sghignazzate dei Stinchelli e Suozzo, con la complicità del regista Attilio, in cui si fa solo stucchevole gossip su questa o quel personaggio del mondo della lirica, condita di prese in giro e tecnicismi del tutto gratuiti, che nonn fanno che confermare che l'Opera sia un campo per soli addetti ai lavori o maniaci del belcanto. Roba da casta, appunto, di chi non ha altre grosse occupazioni nella vita, senza alcun reale riferimento alla grandezza dela nostra tradizione e del patrimonio storico del nostro melodramma, come invece impariamo in tutte le altre splendide trasmissioni musicali di Radio3. Personalmente la ascolto da tantissimi anni: non ho imparato nulla e tanto meno ho iniziato ad amare l’opera. Non mi dice nulla l’insistenza dei due conduttori su particolari insignificanti e pettegoli circa la mise della Bartoli nell’ultima soirée, o gli sghignazzi sulla stecca dell’ultimo tenore di provincia. Pensano di essere spiritosi: non lo sono, sono stucchevoli e a volte irritanti. Sarebbe interessante anche sapere, a questo punto, quanto vengono pagati questi due signori per farsi quattro risate in diretta dall’una a alle due meno un quarto, tenendo conto delle difficoltà che hanno i giovani, anche molto preparati e seri, a trovare un impiego o ad avere un contratto in Rai. Ah, dimenticavo, Stinchelli: mia figlia, quella che guarda la TV di Saviano e Fazio che al tuo gusto schizzinoso e scioccamente elitario non piace, è laureata brillantemente in musicologia e studia da molti anni canto lirico. Motivo per cui, stando nell’Italia che “Vieni via con me” critica e che a te non piace, dovrà forse emigrare all’estero per cercare un lavoro dignitoso nell’ambito della cultura e della musica. Tu e Suozzo però un posto in Rai fortunatamente per voi l’avete trovato, magari criticando il servizio pubblico che vi paga. Ok, il mondo va così, però cercate di sghignazzare di meno in Radio: qui, anche se a voi non sembra, non c’è davvero molto da ridere.



Rispondo volentieri al sigg. Quadrino:



Caro sigg. Quadrino,



Le sue note riguardanti la trasmissione di Fazio sono opinioni che accetto come tali. Ho contestato il format, i toni, le luci, la fattura del programma non i contenuti, nobili e giusti. Il piagnisteo,il sermone, come avrà capito, non mi garba. Ma sono opinioni , appunto.

Sulla questione Barcaccia, invece, Le voglio rispondere in modo più approfondito, visto che si è lanciato in critiche abbastanza astiose e cariche di acredine.

Lei si dichiara “assiduo ascoltatore”...tutto da dimostrare e mi permetta di dubitarne assai. Se così fosse e tanto sdegnoso nei confronti del programma, perché mai dovrebbe continuare ad ascoltarlo, anno dopo anno? Per farsi del male? La verità è che sono proprio le Sue critiche a dimostrare che Lei il programma non solo non lo ascolta con la necessaria frequenza (e di ciò mi dispiaccio) , ma quelle poche volte lo ascolta anche male.

La Barcaccia pur nella sua connotazione originale di “varietà operistico” , unica al mondo, compie una profonda e sistematica divulgazione dell'Opera con rubriche appositamente organizzate per questo: “Storia della Voce”, “SuperOPera” i megaeventi , ospiti in studio (oltre 500 artisti dal 1988 a oggi, tra i più grandi cantanti, direttori d'orchestra e registi), aria al microscopio (confronti tra varie interpretazioni storiche di un medesimo brano), ascolti rari e talvolta inediti, novità discografiche, cronache e perle nere, il tutto con un tono disincantato e allegro, il più possibile, visto che non amiamo indossare toghe, ammannire sermoni o stabilire dogmi.

Ogni giorno riceviamo svariati messaggi, telefonate e mail di plauso e di ringraziamento, da parte di fedeli e assidui ascoltatori (loro sì) e soprattutto da nuovi, anche giovanissimi amanti del melodramma o della radio.

Le critiche, se costruttive, servono a migliorare. Chi mi conosce bene sa che le ho sempre lette tutte : se non avessi fatto così la trasmissione non sarebbe sopravvissuta e non avrebbe avuto il successo che ha, dal 1988 a oggi, con  oltre 4500 puntate.

Il problema è che la Sua critica, signor Quadrini, non è costruttiva affatto.

Si lamenta, oltretutto, per averLa io eliminato dai miei “amici” in Facebook. Ma scusi: è il minimo. Dopo quello che ha scritto?! L'amicizia vive nei social networks di strane contraddizioni, il concetto è spesso molto frainteso. Dimostri di essere un amico e io non avrò difficoltà a inserirLa nuovamente nel gruppo.

Non entro nel merito di altre questioni, che Lei ancora una volta con acredine , ha sollevato. Pensi piuttosto a impegnarsi nel Suo lavoro con la stessa passione, lo stesso entusiasmo e la stessa forza con le quali mi impegno io quotidianamente, poi parleremo delle gratificazioni  che  questo lavoro  produce.

Si ricordi quanto scrisse il grande Jules Rénard nel lontano 1907:

Nous sommes ici-bas pour rire.

Nous ne le pourrons plus au purgatoire ou en enfer.

Et en Paradis ce ne serait pas convenable.

( Siamo quaggiù per ridere.

Non potremo più farlo in Purgatorio o all'Inferno.

E, in Paradiso, sarebbe sconveniente.)

La saluto, i miei in bocca al lupo per le Sue figlie, ascolti la Barcaccia da domani in poi e si faccia una bella risata, dopo si sentirà meglio, mi creda.



Enrico Stinchelli

 

                risata

 
THE GAY AFTER
Martedì 16 Novembre 2010 09:41

                                                                     2012_foto 

Cosa accadrà del nostro magico carrozzone? Possibile che si debba inquadrare sempre e comunque lo spettacolo operistico come qualcosa di vecchio, stantìo, legato a fasti trapassati, a riti scontati ; uno spettacolo destinato "a vecchiette e gay" , come sentenziò sommariamente ma purtroppo realisticamente un attento “lookologo” come Roberto D'Agostino?

                    gay

Possibile che i giovani, cioé il futuro, disertino l'Opera con coscienza di ciò, preferendo invadere le discoteche, alla ricerca della trasgressione, della droga, della perversione? Obbligare il Presidente degli Stati Uniti, il Papa o chi per loro a emettere decreti contro la cosiddetta "delinquenza giovanile" (rientro a casa per i minori alle ore 21, chiusura anticipata delle discoteche, proibizionismo, coprifuoco ), non è un buon sistema e lascia immaginare un mondo notturno assai peggiore di quello diurno. Si sa bene che i delitti più efferati vengono perpetrati tranquillamente con o senza la luce del giorno, con o senza le pillole di exstasy. Siamo poi così sicuri che la perversione abbia i suoi templi consacrati nelle discoteche, su qualche sito porno o pedofilo di Internet o nelle ex chiese simil-gotiche, o nei locali in cui il massimo del proibito consiste nello scambiarsi il partner , sputare su crocefissi, inneggiare a satanassi, drogarsi o infilare banconote nelle mutande delle striptiseuses? Non è forse il Teatro d'Opera , al di là delle accuse di vecchiume , a rendersi luogo insospettabile in cui perversione e trasgressione si annidano, subdoli, per dipanarsi attraverso i messaggi subliminali proposti dalla Musica e dal codice segreto dei libretti?

lady_gaga  Luoghi promiscui i Teatri, latori di messaggi demoniaci occulti (si pensi alla Scapigliatura milanese, alle opere di Boito e ai suoi testi) , ricettacoli di personaggi ambigui e manicomiali ( la follìa di Peter Grimes , di Lucia di Lammermoor, di Elvira nei Puritani; la perversione del venditore d'oppio Chim Fen nell'Oracolo di Leoni, vero e proprio horror alla Dario Argento).

                                                                         oracolo

 

Ecco la significativa , raccapricciante scena finale dell'Oracolo, un'opera che data il 1915:

 

 (Cim-Fen, sotto il flagello di un'angoscia inestinguibile che lo paralizza, si sforza per sollevarsi. Uin-Scî, scrutandone ogni moto, lo tiene come inchiodato.)

L'aspide velenoso si nascose
Nella tua pestifera tana...
Poi strisciò fuori nella strada per un'altra uscita... E tornò qui...
E alzò le mani ... E gridò:
"Un assassino! ... Dei di pietà ...
Che è il miserabile che l'ha ucciso?"

(Alle ultime parole sono balzati in piedi. Cim-Fen, stravolto, con uno sforzo supremo, respirando a pena, ha tratto dalla mancia della veste il cotello. Uin-Scî, di scatto, gli è sopra, terribile. Sulla panca con un colpo furioso della mano sinistra sulla testa, lo abbatte; con la destra gli pianta la scure nella nuca. Il corpo agonizzante, automa tragico, sorge, la bocca semiaperta, gli occhi fuori da l'orbite, le mani brancicanti nell'aria, e ripiomba, inerte, sulla panca. L'arma cade a terra.)

UIN-SCÎ:
(Aggrappa il codino di Cim-Fen, glielo avvinghia intorno al collo, e lo soffoca.)
Senti il rombo del sangue vertiginoso?
Senti l'algida morte salire al cuore?
Fremi di spavento nella fiera agonia!
Il tuo spirito malvaggio inorridisce davanti al corpo deforme?
Tendono i demonî gli artigli bramosi?
Ti appesta il puzzo dell'inferno?
Vedi negli spazî infiniti l'ombra soave della tua vittima innocente?
Mio figlio, l'unico figlio mio,
Morto senza una parola d'amore!
Soffoca nel tuo sangue avvelenato!
La mia missione è compiuta! Va!
Ruina nella terrible notte!

(Si appressa il romore di un passo. Repente Uin-Scî raccatta l'arma ed il cappello di Cim-Fen; quella getta su la scala della cantina, questo gli acconcia aulla testa tenendo, con un braccio conserto, il corpo morto perchè non stramazzi. — Mentre parla, una guardia di città, dal vicolo, si dirige a destra, poi attraversa la strada lentamente, e va dalla sinistra.)

Pensa prima all'uomo lussurioso
Che la brama dell'oro e del potere spinge
A turpi voluttà, risplendente d'ignobile fulgore.
Pensa quindi al suo corpo inputridito,
Come ossesso da lividi demoni,
Egli finì la trama della vita sua
Esaminato dal terror di sè.

(Si guarda d;intorno. Si alza. Accende la pipa. Ad agio si dirige verso il vicolo coperto, e scompare. — Il cadavere procombe a terra. —Primo albore d'aurora.—Un gallo canta.)

Cala  la tela.

                  stupro


Teatri d'Opera: santuari eretti su trame spesso ripugnanti , con omicidi , stupri (si pensi al Rigoletto di Verdi e alla deflorazione della povera Gilda) , incesti , violenze e torture d'ogni tipo (il secondo atto di Tosca dovrebbe essere vietato ai minori e ai malati di cuore: “Il vostro Mario ha un cerchio uncinato alle tempia, che ad ogni niego ne sprizza sangue senza mercé!” , urla Scarpia), scene che si consumano e a volte si stemperano nella maschera protettiva offerta dalle esecuzioni canore, più o meno esaltanti.

Il vero melomane, non dimentichiamolo, è colui che sentendo cantare una donna in bagno, si avvicina al buco della serratura e vi pone…l’orecchio.

                 orgia

Si vuole l'orgia o l'ammucchiata selvaggia? Perché cercare di sottecchi il filmino hard su Internet o accontentarsi  delle  cronache gossipare su Berlusconi  quando Bomarzo di Ginastera assicura ammucchiate eccezionali in scena e , per di più, nel celebre Parco dei Mostri? Vi affascina il trans , vi solletica l'amore saffico, subite l'attrazione fatale per l'ermafrodita? Perché aggirarvi nel buio dei suburbi , chattare alla disperata o abbonarvi al club privato, perché  ispirarvi a  Marrazzo  quando basta semplicemente frequentare i boudoirs dei teatri lirici, zeppi di fiere vestali d'un tempio un pò vacillante , vero e proprio Satilyricon , decadente quanto basta per solleticare gli spiriti più irrequieti.

                                                                    opera_fans

Viados, femminielli o signore Leonida stile Bagaglino sono stati scoperti dal Melodramma secoli e secoli fa. Nel Seicento si scandalizzava forse qualcuno se apparivano in scena donne in abiti maschili o viceversa? Nel Serse di Cavalli, la regina Amnestris , innamorata del Re di Persia, era interpretata dal celebre Melani, un monaco castrato. A un certo punto dell'intricatissima vicenda la regina si traveste da uomo. Risultato: un uomo nella parte di una donna travestita da uomo e innamorata di un uomo! Nemmeno Julie Andrews in Victor Victoria era arrivata a tanto.

La modernità e l'eternità dell'Opera sta proprio nei suoi paradossi , nella sua smania pazza di non morire, a dispetto di tutti. L'Opera lirica è l'unica vera cultura pop mai prodotta nel nostro paese, è la più calzante allegoria del presente: trame pazzesche, primedonne litigiose, buzzurri vocianti travestiti da gentiluomini ma è, in fondo, anche l'unico spettacolo politicamente corretto, dove le minoranze sono protagoniste: Carmen è una zingara, Rigoletto è un gobbo, Aida e Otello sono neri. Ed  è  solo  grazie al  Belcanto  che  l'Italia  viene  ancora rispettata  nel mondo.

                 verona_3

 

 
LE DULCAMASTERCLASSES
Domenica 24 Ottobre 2010 21:13

                                                                          masterclass3

 

I giovani cantanti lirici, soprattutto il vasto bacino composto da coloro che non fanno parte di un'agenzia o che sono alle primissime armi, sono facile preda dei vari Dr. Dulcamara sparsi nel nostro bel paese che, come ho già avuto modo di specificare in altri articoli, non è il paese del Belcanto ma il paese del bel conto.

Occhio alle audizioni sospette: quando taluni agenti convocano trecento ragazzi in una stanza, uno dopo l'altro come a una catena di montaggio, chiedendo magari 100, 150Euro e oltre per una quota di iscrizione, facendo cantare mezza aria e poi congedandoli con il classico “Vi faremo sapere” (salvo poi non inviare più nemmeno una mail per dire com'è andata), allora si può essere certi che si è trattato di una vera e propria truffetta a mezzo internet, così...per arrotondare le proprie entrate a completo danno dei cantanti malcapitati.

               masterclass2

Bisogna poi prestare estrema attenzione ai cosiddetti avviamenti alla carriera lirica o avviamenti al debutto, che sono solo belle frasi per celare il consueto, inutile corso-master- audizione, spesso consumato in due o tre giorni, senza nemmeno una preselezione e al costo di 350E e passa, esclusi vitto e alloggio.Se notizie abbastanza positive giungono infatti dagli avviamenti predisposti a Pesaro, Martinafranca, alla Scala e all'Aslico, basati su organizzazioni più serie, cose turche accadono invece altrove, persino con opere allestite in selezione, in forma concertante e con pianoforte al posto dell'orchestra: in pratica, un “debutto” che non serve a nulla.

Master e masterclasses possono essere trappole mortali.Diffidare sempre da quelle di breve durata: un master di canto decoroso non può durare meno di 7 giorni, almeno. Vi sono alcune ottime iniziative: la Chigiana di Siena, per esempio, che affida ad artisti conclamati e ottimi didatti (Bruson, Kabaivanska) i suoi corsi; non si possono non citare bravissimi insegnanti come Luciana Serra, Stefania Bonfadelli, Renata Scotto, Mirella Freni, Katia Ricciarelli, ognuna impegnata in varie Accademie, sparse in tutta Italia. Vi sono purtroppo situazioni diametralmente opposte e palesemente truffaldine.

                   masterclass1

Il record negativo viene detenuto da un “master per professionisti” che abbiamo scovato in un sito internet: DUE ore in DUE giorni (!) per la modica cifra di 350E. Immaginiamo quali fenomenali risultati si ottengano dopo questa “sveltina” canora.

Molti insondabili misteri aleggiano sui master di canto.Il CUBEC (Centro Universale del Bel Canto) di Modena, organizza annualmente i corsi della Freni: perché le audizioni avvengono nelle minuscole stanze di un ex ospedale, mettendo a repentaglio il prezioso udito della docente e trasformando ogni allievo in un potenziale Titta Ruffo o in una Nilsson rediviva? Perché cantare in quei luoghi tanto angusti e non in sale decisamente più consone ai soavi concenti operistici?

Peggio ancora la situazione del Concorso di Riva del Garda, dove l'alloggio prevede 8 persone in una stanza, con letti a castello e un solo bagno, in comune per entrambi i sessi.Ma è uno stage per studenti di canto o “Il Grande Fratello”?

                    grande_fratello

Scorrendo le pagine pubblicitarie collocate sui motori di ricerca “Cantare l'Opera” e “Liricamente”, ci si imbatte nelle cosiddette promozioni artistiche, nuovo sistema “di fresco dato fuori” , per citare sempre il Dr.Dulcamara. Una di queste, OPERA PROMOTION, “un nuovo servizio dedicato ai cantanti lirici per i teatri d'opera internazionali” è un'idea partorita da una nota rivista in carta patinata, l'Opera.

Cosa si sono inventati? Semplice: basta fornire le foto, il curriculum, le registrazioni in CD e DVD e loro, che sono da 30 anni attivi nel settore (così dicono nella pagina promozionale), informano i teatri dell' esistenza artistica dei vari clienti.

Tutto ciò non è gratuito, ovviamente, ma ha un costo: 1.800Euro + IVA , per un contratto annuale che, viene specificato dai meravigliosi artefici di questa iniziativa (Sabino Lenoci, direttore  del  mensile, e un suo  sodale), costituisce la base minima perché risulti efficace tutta l'operazione. Altrimenti basteranno soltanto 150E + Iva al mese, fino a quando la Scala o il Metropolitan decideranno di convocare qualche miracolato\a, per sostituire l'indisposta Netrebko o il cagionevole Villazon. Bisogna essere davvero ingenui per pensare che i teatri, già inondati dal materiale fornito dalle agenzie di tutto il mondo, procedano in tal modo. Un'agenzia seria, dopo un'audizione andata a buon fine, farà gratuitamente questo servizio e IN OGNI CASO, anche se non si fa parte di un'agenzia, saranno gli stessi giovani artisti a fornire il medesimo materiale senza spendere tasse annue così onerose: basta stampare delle foto, allegare il curriculum e un cd e\o dvd e inviare alle direzioni artistiche. Costerà sempre meno di 1800E all'anno.

                  euro1


 

 
OPERA A LUCI ROSSE!
Domenica 24 Ottobre 2010 10:14

 

 

Un florilegio di citazioni librettistiche, tratte dalle più famose opere in repertorio, in cui si dimostra che i testi melodrammatici sono tutto fuorché casti e puri.

                             otello1

Dall’Otello di Verdi:

Desdemona: “Qual è il mio fallo?

Otello:” E il chiedi? Il più nero…”

 

Dalla Norma di Bellini: “Si emendi il mio fallo…”

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Dalla Madama Butterfly di Puccini:” Sì, tutto in un istante io vedo il fallo mio.” “Io son venuta al richiamo d’amore…”. Pinkerton:” Vieni! Vieni!.”

Dall’Elisabetta regina d’Inghilterra di Rossini: “ Se l’amico più caro compatisce il mio fallo,non son tanto infelice”.

Dall’Ermione di Rossini: “Troja! Qual fosti un dì”.Più avanti: “Ed osa tanto, un avanzo di Troja!”.

Dalla Rita di Donizetti:”Oh credi, o mia diletta, ah te lo giuro!Starò come un piuolo, sommessamente duro.”

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Dall’Incoronazione di Poppea di Monteverdi: “Non provi i tuoi rigori il fallo mio”.

Dal Falstaff di Verdi: “Da fallo nasce fallo…”

Dal Barbiere di Siviglia di Rossini:” Là senza fallo, là senza fallo, là senza fallo mi troverà…”

Dall’Europa riconosciuta di Salieri:” Ma non merita il fallo mio…”

Dall’Idomeneo: “ La vuoi vergine? Fallo mio, una innocente darti io non posso, e se pur tu la vuoi…ingiusto sei , pretenderla non puoi.”

 

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Dall’Equivoco stravagante di Rossini, dialogo tra Gamberotto ed Ernestina:

G.:”L’uno è di filosofia bravo maestro.Che ho affittato a dieci paoli al mese. L’altro, oh poi l’altro…è un più grazioso arnese.”

E.: “Un arnese grazioso? Chi sarà mai?”.

G.:”Crepa di gioia: lo sposo.”

E.:”Oh Dio! In quai momenti…la mia toelette è disorganizzata! Non sono accinta.”

G.:” Accinta, oppur succinta. E’ tutt’uno. Preparati che a introdurli io vado, o figlia amata.”

E.:”Li ricevo seduta o sollevata?.”

G.:”Pur che tu li riceva tutti e due.Fa’ pur come tu vuoi: hai tal talento da poter stare a fronte a un reggimento.” (parte) .

E.:” Ah celibe Minerva!Immergi in questo istante interessante il virgineo pudor, nel mio sembiante.”

                              priapo

Sempre dall’Equivoco stravagante, Buralicchio ed Ernestina,

B.: “Vi succhieremo- come che va.”

Poi Rosalia: “Quel furbarel d’amore, se noi celiam nel petto, a nostro gran dispetto, vuol sempre venir su.”

Ernestina (dando un piede a Buralicchio):”Di mia clemenza eccoti un pegno, benché non degno sei di pietà.”

Gamberotto: “Bacialo, annasalo.”

Buralicchio:”Che odore io sento.”

Gamberotto: “Fra poco, attento, più in su si va.”

B.:”Che strano evento, che caso strano!A dunque dammela, per carità!”.

Gamberotto:”Ah figlia, dagliela, senti a papà!.”

                          priapo2

Da l’Occasione fa il ladro di Rossini: “Non sarà il fallo così gran cosa. Lungo lungo lungo è l’affar.”

Da La marescialla d’Ancre di Nini:”Oh pompe funeste…”.

Da Rigoletto di Verdi, Sparafucile a Rigoletto:”E’ questo il mio

strumento, vi serve?”. R.:”No!Al momento!”. S.:”Peggio per voi!”. R.:”Chissà…”.

Dall’Orfeo di Monteverdi:” Sol per te bella Euridice, benedico il mio tormento.Dopo il duol vi è più contento, dopo il mal vi è più felice.”

Da La finta semplice di Mozart:”Fremo ohimé dalla paura, Ei m’infila addirittura.”

Da Il Mondo della Luna di Galuppi :”Schizzettatemi un po’ di quel licore,che v’ha mandato il vostro imperatore.”

Da Aida di Verdi: “Alla pompa che s’appresta, meco schiava, assisterai.”

 

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