Genova: Carlo Felice sull'orlo del baratro
Martedì 27 Luglio 2010 13:11

Leggiamo  oggi  su  "Repubblica" , edizione  di  Genova:


Mancano i soldi per gli stipendi
Il sovrintendente: "Situazione drammatica"

Carlo Felice, l'ombra della cassa integrazione. Servono undici milioni subito per non chiudere. Aggiornato a sabato il consiglio di amministrazione

di MICHELA BOMPANI

Al teatro Carlo Felice manca la liquidità. Undici milioni di euro per pagare stipendi, contributi, allestimenti, elettricità fino alla fine dell'anno. E intanto la Fondazione ha fatto slittare ad agosto il pagamento degli stipendi di luglio dei dipendenti.

Nella ricerca di una "exit strategy" dalla "drammatica situazione in cui versa la Fondazione", come la definisce lo stesso sovrintendente Giovanni Pacor, spunta l'ipotesi della cassa integrazione in deroga.
La riunione di ieri del consiglio d'amministrazione della Fondazione Carlo Felice si è conclusa con la decisione di riunirsi ancora, sabato mattina. Solo allora infatti arriveranno al nono piano i responsabili della Deloitte, la società che sta esaminando tutti i conti del teatro e producendo proposte di soluzione. Ieri è stata presentata la relazione dei Revisori dei Conti, che ha illustrato una situazione davvero drammatica. Il deficit finanziario e il deficit patrimoniale si stanno sovrapponendo, entrambi intorno ai 13,5 milioni di euro, insomma le alternative per chi in teatro è esperto di conti sono due: o si trovano finanziamenti privati in fretta oppure si portano i libri in Tribunale.

Anche se l'"ora delle decisioni irrevocabili" sarà segnata dalla relazione della Deloitte, già ieri all'orizzonte si è profilata una drastica soluzione per i conti del teatro: la Regione potrebbe concedere la cassa integrazione in deroga, così come fa con le aziende che non hanno diritto a quella ordinaria, proprio come nel caso della Fondazione Teatro Carlo Felice. Un'opzione percorribile ma pesante sotto il profilo delle conseguenze: darebbe ossigeno al teatro, ma dovrebbe avere applicazione immediata, per limitare le ripercussioni sulla "produttività" del teatro, nei mesi più densi dell'inizio stagione, in autunno.

Una stagione appesa a un filo, come conferma il sovrintendente Giovanni Pacor: "Aspetto di ascoltare la relazione Deloitte, poi capiremo quali decisioni potremo o non potremo prendere. Oltre alla relazione dei Revisori dei Conti, molto accurata, quella Deloitte include suggerimenti di soluzioni. Solo dopo sabato sapremo se si potrà svolgere oppure no la stagione lirica da ottobre a dicembre".

Gli esperti di bilancio indicano il pericolo che di certo deriverebbe dalla soppressione delle tre opere d'autunno ("Barbiere di Siviglia", "Traviata" e "Opera da tre soldi"): certo si risparmierebbero denari, ma si dovrebbero risarcire gli abbonati, si dovrebbero fare i conti con i mancati ricavi e soprattutto si perderebbero i contributi statali legati al numero di "recite": così, chi lavora con i numeri, calcola che il rapporto costi-benefici indicherebbe più saggio mantenere quest'ultima parte della stagione lirica in teatro. In più, e non quantificabile, ci sarebbe il colpo definitivo al ruolo del teatro in città, in termini di disaffezione del pubblico.
Sotto il torrione, il primo problema, quello più urgente, è composto da quegli undici milioni di euro di liquidità che mancano. Anche negli anni passati si erano verificate situazioni analoghe e quei soldi si chiedevano alle banche. Adesso però la Fondazione non ha sufficienti garanzie, e dovrebbe trovare qualcuno che garantisse per lui. Ma chi?

Anche la partita sulla nomina del direttore artistico è stata rimandata, anzi, ieri, neppure affrontata dal consiglio di amministrazione. Un elemento in più per capire che in gioco c'è la sopravvivenza del teatro a partire dai conti. "Non mi sono pentito di aver accettato questo incarico - dice Pacor - io mi sono messo al servizio: adesso ce la mettiamo tutta per riuscire a vincere la sfida. Innanzitutto serve una strada sicura che ci porti fuori da questa drammatica situazione".

(27 luglio 2010)

 

Commento di  Enrico Stinchelli: 

C'è  assai  poco  da  dire, in realtà. E'  già  tutto  detto  nell'articolo  che  suona  come  un Requiem, annunciato  e  ampiamente  previsto.

Si invoca  l'intervento  dei  privati, per  di  più  in un momento  di  crisi. Mi  auguro  che  questi mecenati  spuntino  fuori  dal  cilindro ma  intanto  mi  domando:

1. Da  quanto  si  trascinava la  questione  degli  11 milioni  di  Euro in rosso??? Dov'erano  finiti  mesi  or  sono e  perché  appaiono adesso  come la  Fée Carabosse  delle  Fiabe?

2. Perché  nell'ottobre  2009  venne  rimosso  dal suo incarico  il  direttore  artistico  Cristina  Ferrari, che stava  svolgendo  con  grande  impegno  e  dedizione  un'opera  di  risanamento e di  risparmio? Cosa  si  è  fatto  e  ottenuto  nel  frattempo, se  non altre  lacrime e  sangue?

3. Con  quale  faccia  il  Sindaco  di una città  come  Genova  potrà  annunciare  la  chiusura  della  stagione  lirica  per  indebitamento  cronico  e  irrimediabile?

4.  Ci  saranno  o  no  dei responsabili  per  tale  dissesto  finanziario, per  bilanci  tanto  sorprendenti  (in senso  negativo)?

Ecco  cosa  succede  a  fare  come le  3  scimmie: non vedo, non sento  e  non parlo.  Salvo  poi  lamentarsi  dei  tagli  ministeriali. Ma  quale  Ministero, che  non sia  un Istituto  di Beneficenza, potrebbe  mai andare a  risanare  simili  buchi  neri?

E'  una vera  vergogna  e  sono  dispiaciuto  per  i genovesi, che adorano  l'Opera  per lunga e gloriosa  tradizione,  e  per  ci lavora onestamente  e con dedizione  presso il Carlo  Felice.