CAGLIARI: UN TEATRO DEPREDATO
Martedì 02 Novembre 2010 08:23
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Raccolgo la  giusta  protesta  dei  lavoratori  del  Teatro  Lirico  di  Cagliari, in agitazione  per  i  guasti  creati  dalla  malagestione  di  questi  ultimi  anni.

Massacrato  dai  debiti  generati  da  Mauro  Meli  e dal suo  complice-cliente   Valentin Procinsky, agente  avido  e  privo  di  scrupoli, il  Teatro  di  Cagliari ha  ereditato una marea di  deficit  che  l'attuale  sovrintendente, Maurizio Pietrantonio, non è  riuscito a  scalfire   se  non in minima  parte. Dopo  circa   18 anni  si  è  dimesso  un altro  complice  di questo disastro  amministrativo, il  direttore  artistico Biscardi ma  ciò  è  avvenuto, come  si  suol  dire,  quando  ormai i buoi  erano scappati dalla  stalla.

Il  risanamento  di Cagliari  non  può  che  avvenire  restituendo alla  città  un Teatro  pulito, gestito  con onestà  e  competenza  ma,  stante  l'attuale  situazione  dei  finanziamenti  pubblici, il  deficit  non può  essere  risanato  senza  un preciso  piano marketing  e  l'intervento  dei  privati. E'  un processo lungo,  c'è  il  rischio  che  -come  sempre-  paghino  i  lavoratori.

Lo  scritto  di un lavoratore  del  Teatro, e pubblicato  qui  di  seguito, fa  capire  molte  cose  "tecniche"  anche a  chi  è  totalmente  avulso  da   questioni  amministrative.

 

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Gentilissimo M° Stinchelli,

dopo aver letto ed apprezzato la sua ottima analisi sulla situazione dell'Opera di Roma, mi viene facile trovare molti punti in comune con la situazione del Lirico di Cagliari. A tal proposito vorrei sottoporre alla sua attenzione le mie modeste considerazioni sulle spese di Cagliari fatte dopo aver potuto prendere visione del "bilancio d'esercizio per l'anno 2009". Desidero premettere che i dati che le fornisco non sono coperti da nessun segreto in quanto i bilanci sono cosa pubblica, per chi li vuol vedere. Le mie considerazioni sono molto modeste, non è più di una semplice "lettura e commento di uno scontrino" così come farebbe un marito stufo di una moglie spendacciona (e viceversa !). Vedrà che ci sono elementi sufficienti a sostenere la nostra protesta e a dare ragione alla sua affermazione secondo la quale si possono salvare i teatri lirici italiani: basta volerlo. Prima di salutarla desidero sottolineare che le mie valutazioni prescindono da ogni pregiudizio nei confronti della fazione politica a cui appartiene il nostro sovrintendente (Meli era uno "di sinistra" e fa di peggio !) e consideri inoltre che questa mia relazione è già stata consegnata a stampa e politici. Grazie per l'attenzione
Cordiali saluti

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Alcune considerazioni sul

BILANCIO DI ESERCIZIO DEL TEATRO LIRICO DI CAGLIARI – Anno 2009

 

Nel prendere visione del bilancio consuntivo del 2009 per quanto non sia nelle nostre possibilità poter entrare nei dettagli delle voci di spesa, è sicuramente possibile fare alcune valutazioni in merito alla necessità reale delle spese dichiarate e sulla loro consistenza. Nel contempo abbiamo voluto evidenziare le cattive capacità imprenditoriali e gestionali del gruppo dirigente del Teatro Lirico di Cagliari che, da tempo, persevera nel proporre programmi che, a fronte di costi esagerati, non riscuotono un sufficiente consenso del pubblico. Tali valutazioni sono fatte nella più assoluta buona fede sull’ammontare delle cifre riportate. Non è perciò nelle nostre intenzioni e nelle nostre facoltà dubitare, in linea generale, della veridicità di quanto riportato. Questo è, casomai, un compito che spetta alle autorità competenti il cui intervento sarebbe auspicabile. Noi non abbiamo fatto altro che porre in evidenza incongruenze e imprecisioni che meritano sicuramente un maggior approfondimento.

 

( N.B. In grassetto le pagine a cui si riferisce la nota e sottolineato quelle che sono precise voci di bilancio.

Le cifre sono riportate esattamente come figurano in bilancio )

 

L’esordio del Sovrintendente è già di per sé sorprendente. Infatti, nella relazione introduttiva, alla pag. 8, parla di un “… sostanziale mantenimento complessivo del pubblico utente…”. Due righe dopo lo “dimostra” coi numeri da cui si evince che dal 2006 al 2009 abbiamo avuto un calo di pubblico pari a 7873 spettatori. La matematica, per questo CdA, è un opinione.

 

A pag. 14 vediamo dalle cifre riportate nella tabella CONSISTENZA MEDIA del PERSONALE ANNO 2009 che su 354 dipendenti ce ne sono 7, assunti a contratto di collaborazione professionale autonoma, che costano 707.771 euro all’anno (mediamente 101.000 euro ciascuno) contro 347 dipendenti che costano 11.727.199 euro annui (media 33.800 euro ciascuno, che sta a significare uno stipendio medio netto di circa 1600 euro mensili per 14 mensilità. Vorrei ricordare che una certa stampa ci definì “lavoratori da 70.000 euro all’anno”).

 

A pag. 36 figura l’unica retribuzione isolata dalle altre del gruppo dirigente, cioè il Compenso e indennità sovrintendente, che ammonta a € 174.228. Da notare che, rispetto al 2008, lo stipendio del sovrintendente è cresciuto del 8% (€ 13.258 in più all’anno) nonostante la crisi economica e i tagli ai finanziamenti FUS. Questo dato è in contraddizione con la presunta riduzione del 20% che il sovrintendente avrebbe apportato al suo stipendio, così come dichiarato recentemente alla stampa. Se questo sia avvenuto nel 2010 non è possibile verificarlo, e comunque un aumento del 8% e una successiva riduzione del 20% significano che se una diminuzione c’è stata, è del 12%.

Nella stessa pagina abbiamo un maggior dettaglio dei costi del Personale con incarico professionale che, con i contributi, consistono in € 848.071. Fra queste figure possiamo sicuramente individuare, per quanto non risultino mai singolarmente considerati, i seguenti incarichi:

Direttore Artistico (Massimo Biscardi), Direttore di Produzione (Marco Maimeri), Maestro del Coro (Fulvio Fogliazza), Direttore Amministrativo (Vincenzo Caldo), Direttore del Personale (Vincenzo Caldo) e il signor Vargiu che sarebbe ora il responsabile di un fantomatico Ufficio Marketing dopo che è passata a Caldo la Direzione del Personale. Non ci è dato sapere quale sia la retribuzione di ognuno di loro così come non ci è dato sapere se il signor Vincenzo Caldo sia doppiamente retribuito per via dei due incarichi che ricopre. Le singole figure non compaiono mai in bilancio ma vengono considerate sempre come costo complessivo. Sappiamo comunque, dalla pag. 14, che si tratta di 7 contratti professionali. Se si sottrae, in quanto nota, la retribuzione del sovrintendente resta un costo di € 673.843 da ripartire in 6 persone, il che porta ad una retribuzione media annua per ciascuno di € 112.000 circa. Da notare che, ad esclusione del Sovrintendente, del Maestro del Coro e del Direttore Artistico, tutti gli altri incarichi potrebbero rientrare in categorie già previste dal CCNL ed essere perciò retribuiti secondo tabelle con una riduzione dei costi di oltre il 50%.

 

Alla pag. 37 vediamo alcuni costi nel dettaglio. Il dato più eclatante è quello delle spese sostenute per i Complessi ospiti che ammontano a € 1.316.000 (dato superiore a quello del 2008, alla faccia dei tagli). Questo, per un teatro che ha un coro e un’orchestra stabili, è il fatto più grave di tutta la gestione dissennata di questa e della precedente amministrazione. I lavoratori hanno da sempre contestato il ricorso sempre più frequente ai complessi ospiti ma tale protesta non è mai stata tenuta in considerazione. I costi di questi complessi sono addirittura superiori a quelli sostenuti per le Compagnie di canto (€ 1.285.165). Si consideri inoltre, come si vede dalla pag. 91 alla pag. 96, che l’affluenza di pubblico attirata da tali complessi è piuttosto bassa (se si escludono gli abbonati per i motivi che verranno descritti in seguito, risulta che per i complessi ospiti si è registrata una richiesta media di 78 spettatori a concerto, come si deduce rapportando i 554 spettatori paganti per 7 concerti eseguiti). Crediamo, e non a torto, che una simile gestione delle risorse (pubbliche) sia contraria a qualsiasi principio economico.

Il costo di € 1.326.000 si aggrava ulteriormente a causa delle Spese albergo e viaggio personale scritturato che ammontano a € 125.677 (€ 36.778 nel 2008). Queste spese non possono che essere causate dai complessi ospiti, perché sarebbe ancora più grave se venissero sostenute anche per le compagnie di canto o altro dal momento che, normalmente, gli artisti si accollano personalmente le spese di viaggio e alloggio.

Sempre nella pag. 37 compaiono alcune voci di spesa poco chiare o quantomeno eccessive rispetto alla loro reale necessità. E’ il caso, questo, delle Spese per organizzazione e partecipazione convegni etc. (questo “eccetera” è piuttosto vago. Sarebbe opportuno sapere quale sia il suo valore in denaro ) che con 87.602 euro risulta più che quadruplicata rispetto all’anno precedente: per essere, questo, il costo di qualche “eccetera” c’è da stare poco tranquilli. Anche i 13.716 euro spesi per Consulenze amministrative e fiscali (quasi il doppio rispetto al 2008) andrebbero analizzati e visti col conforto delle cosiddette “pezze giustificative”. Non vorremmo che con il totale delle piccole cifre (piccole rispetto ad un bilancio di oltre 30.000.000 di euro) si nascondano manovre poco trasparenti.

 

Poco chiara ci pare anche la spesa sostenuta per Servizi fotografici e riprese video per archivio

(pag. 38) che consiste in € 40.650. Anche questa spesa è, rispetto all’anno precedente, quasi raddoppiata e non riusciamo a trovare una spiegazione logica. A meno che il fotografo non sia stato assunto stabilmente con uno stipendio di oltre € 2000 mensili, nel qual caso andrebbe a sommarsi ai costi del personale, non sappiamo quali necessità di archivio portino ad un esborso simile. Non dubitiamo, ovviamente del fotografo, almeno fino a prova contraria, ma dubitiamo della veridicità, in questo caso, di quanto messo in bilancio. Il sospetto è sempre quello che le piccole cifre costituiscano una suddivisione atta a mascherare grosse cifre che non compaiono nella loro completezza in altre voci di bilancio. Stesso ragionamento vale per fantomatiche Spese di rappresentanza (€ 66.239, cioè più del triplo rispetto al 2008) così come compaiono sempre a pag. 38, dove troviamo un’altra spesa piuttosto particolare. Risultano infatti spesi 21.089 euro (17.686 nel 2008) per Rimborso viaggi sovrintendente. Non vogliamo pensare che il sovrintendente paghi con soldi pubblici i suoi viaggi per raggiungere il Conservatorio di Avellino (dove, come si può vedere dal sito internet del Conservatorio suddetto, risulta in organico come docente di violino) ma non riusciamo a capire quante e quali necessità lo portino a viaggiare al costo di 57 euro giornalieri. Ci piacerebbe vedere, se esiste, la documentazione attestante i dove, come, quando e perchè.

 

Alla pag. 39 dobbiamo registrare non tanto un’irregolarità quanto un elemento di spesa che, per come presentato, può risultare fuorviante. Vengono infatti incluse le prestazioni extracontrattuali nella voce Salari e stipendi. Le prestazioni extracontrattuali sono quelle date dagli artisti del coro o dai professori d’orchestra quando prestano la loro opera, sempre per conto del Teatro Lirico di Cagliari, come solisti al di fuori dei complessi in cui operano normalmente. Se si inserisce il costo di tali prestazioni fra il costo del personale, quest’ultimo risulta inevitabilmente “gonfiato”. Tale spesa andrebbe infatti inserita nei costi dello compagnie di canto o dei solisti dove, pur non facendo variare il totale delle spese del teatro, dimostrerebbe che ha permesso un grosso risparmio dal momento che, con la spesa media di circa € 400 a prestazione, si è potuto evitare di scritturare un cantante o uno strumentista che per la stessa prestazione non sarebbe costato meno di € 5000.

 

Alla pag. 43 notiamo un particolare a dir poco curioso. Nonostante il calo di spettatori, i ricavi da biglietti e abbonamenti sono cresciuti. Per la precisione si sono incassati, rispetto al 2008, € 63.258 con 1850 spettatori in meno. Il dato è piuttosto inspiegabile, a meno che 1850 spettatori non abbiano deciso di fare una donazione al teatro pagando comunque il biglietto per spettacoli che non hanno visto.

 

Rimane da affrontare il tema del tipo di programmazione, per quanto riguarda la lirica, che da anni caratterizza il Teatro Lirico di Cagliari. E’ ormai prassi consolidata quella di mettere in cartellone opere di compositori stranieri sconosciute, mai eseguite o abbandonate dopo le prime esecuzioni. In genere quello dell’oblio è il destino delle opere che non riscuotono il consenso del pubblico, ma la dirigenza del Teatro Lirico di Cagliari pare non curarsi di questo particolare fondamentale. Il parere del pubblico poco importa e quando i lavoratori hanno contestato certe scelte programmatiche motivando tale protesta proprio con la scarsissima attrattiva che queste hanno per il pubblico, si sono trovati di fronte ad un muro di indifferenza e sufficienza. Forse per la dirigenza è importante che tali opere siano “piazzate” dagli agenti teatrali che dalla venuta di Mauro Meli dominano il Lirico di Cagliari, a partire da un certo Valentin Proczinsky.

Analizzando, anche in maniera sommaria, le cifre riportate in bilancio si può stabilire se i lavoratori hanno ragione o meno a dichiarare che certe opere non sono gradite al pubblico.

A pag. 89 possiamo vedere i dati relativi agli spettatori presenti alle rappresentazioni dell’opera Semen Kotko di S. Prokofiev.

Gli abbonati sono, per Semen Kotko, in numero uguale a quello delle altre opere. L’abbonato acquista, per sua comodità, un “pacchetto” che gli permette di vedere tutta la programmazione del teatro ad un costo minore di quello che dovrebbe sostenere se acquistasse il biglietto per ogni singola manifestazione. In questo modo ha la certezza del posto pur essendo costretto a vedere anche ciò che non sempre gli è gradito. Ma nel 2009, proprio perché gli abbonati sono stanchi di pagare per ciò che non gradiscono, si è registrato un calo nelle vendite degli abbonamenti di € 63.372 rispetto all’anno precedente ( da € 1.292.267 si è scesi a € 1.228.895, come da tabella a pag. 43).

Il dato dimostra quindi che una larga parte del pubblico ha deciso di non rinnovare gli abbonamenti e di acquistare il biglietto solo quando va in scena ciò che gradisce. Questa ipotesi è convalidata da quanto riportato sempre a pag. 43: nel 2009 la vendita di biglietti ha dato un ricavo di € 335.223 contro i 216.969 del 2008 (incremento di € 118.254).

Perciò a fare da indicatore del reale indice di gradimento di un’opera sono quelli spettatori che nel bilancio (tabella a pag.89) vengono definiti Spettatori paganti (cioè quelli che non sono abbonati e pagano il biglietto di volta in volta, mentre gli abbonati sono alla voce Presenze abbonati ). Nel caso di Semen Kotko si vede che per 8 recite ci sono stati 480 spettatori paganti per una media di 60 spettatori a recita. Per l’opera Aida di G. Verdi (pag.90) abbiamo ovviamente lo stesso numero di abbonati ma ben 2929 paganti per una media di 366 spettatori a recita. Facendo un semplice calcolo si vede quindi che per l’Aida un numero di spettatori 6 volte superiore a quello di Semen Kotko ha deciso di pagare il biglietto per poter assistere allo spettacolo, che equivale a dire che 1,3 recite di Aida hanno fatto registrare un numero di spettatori paganti pari a 8 recite di Semen Kotko o che un’Aida da sola vale quasi otto Semen Kotko. Ognuno la legga come vuole. Dati analoghi si possono calcolare considerando L’Elisir d’Amore o Cavalleria Rusticana/Pagliacci.

E’inspiegabile, in una logica di mercato, come si cerchi di vendere un prodotto per cui la richiesta è oltremodo bassa. Questo dovrebbe portare ad un calo del prezzo o ad una diminuzione dell’offerta, vale a dire prezzi dei biglietti molto più bassi o un numero di recite di molto inferiore alle solite otto (7 + prova generale pubblica) quando si decide di allestire opere come Semen Kotko.

I lavoratori da tempo sostengono tali opere dovrebbero sparire dalla programmazione del teatro, ma qualora fosse inevitabile rappresentarle sarebbe opportuno fare un numero di recite notevolmente inferiore. Questo porterebbe ad un notevole risparmio nei costi per le compagnie di canto. Normalmente, infatti, per poter mettere in scena otto recite in tempi brevi (poco più di una settimana perchè tempi più lunghi porterebbero a costi superiori) è necessario avere due compagnie di canto che possano assicurare una recita ogni giorno. Per i cantanti che interpretano certi ruoli è praticamente impossibile andare in scena tutti i giorni senza il tempo di far riposare l’organo vocale, e per questo si ricorre a due compagnie di canto. Le due compagnie scritturate hanno di solito cachet diversi per cui il costo, pur non risultando esattamente raddoppiato, è comunque superiore a quello che si avrebbe se, riducendo il numero di recite, si potesse andare in scena a giorni alterni, assicurando così il giorno di riposo ai cantanti solisti senza dover scritturare una seconda compagnia.

Si tenga conto che fino a qui si è analizzata la programmazione del 2009, anno in cui si è messa in scena una sola opera “non tradizionale”. Negli anni precedenti la programmazione del Teatro Lirico di Cagliari è stata dominata da tali opere, cosa che ha portato, assieme al fenomeno dei complessi ospiti, al collasso economico del teatro e, cosa ancora più grave, ad una perdita di quasi 8.000 spettatori un pochi anni.