Addio a CARLO BERGONZI
Sabato 26 Luglio 2014 08:56

                                                      bergonzi_busseto

 

 

Apprendo ora la morte di Carlo Bergonzi. Uno a uno,seguendo le inesorabili regole della

nostra esistenza,spariscono i nostri eroi e altri ne affiorano ,si auspica seguendo le tracce

dei Grandi.

                         

 

Bergonzi è stato un Grande per davvero,instancabile cantore del Verbo Verdiano,maestro

dei fiati lunghi e del legato,soprattutto straordinario e forse ultimo Re del Canto

Morbido,che è una qualità rarissima e SANA,propria di numi tutelari come

Gigli,Pertile,Fleta per fare qualche nome.Un tipo di canto basato sull'attacco dei suoni

dolce e sul sostegno costante di ogni frase,per riempire le più vaste platee d'un suono

bello e giusto.Bergonzi è stato anche un uomo schietto,semplice ,figlio d'una terra che ha

prodotto alcune delle più belle e importanti voci di sempre e alla sua terra è rimasto

legato con un costante affetto atavico.

 

Verdi  la  sua  costante, il suo asso nella manica ma  non solo  perchè  nato  a  pochi

passi  da  Busseto. Soprattutto  perchè in grado  di dominarne le  tessiture e rispettarne 

le  dinamiche, dal pianissimo all'accento  eroico, facendo di  Don Alvaro, Radames,

Manrico, Riccardo, Rodolfo in Luisa  Miller, Jacopo Foscari, Oronte   i  suoi  cavalli di

battaglia  nei  teatri di  tutto  il mondo, oltre a  una vastissima produzione discografica.

 

Oltre a  Verdi  un Puccini  straordinario, rivelatore di infiniti dettagli: Mario  con la  Callas,

un Des  Grieux  indimenticabile  con Schippers al  Met  e  così  Rodolfo, cantato in

tono...e  persino  Calaf  con la  Nilsson.

 

                          

 

Com'era  dal  vivo la  voce  di Bergonzi?  Mi rivolgo a  coloro che  non abbiano avuto la 

ventura  di ascoltarlo  in teatro: voce "teatrale"  avrebbe  detto  Corelli, cioé  che  corre  in

ogni  dove e  riempie  la  sala  senza  spingere, senza  urlare, senza  pressare  il  fiato 

ma  sul  fiato  facendo galleggiare  il suono. Una  voce  che, proprio  perchè  emessa in

maniera  esatta,  suonava  enorme, avanti, persino tonante a  tratti. Il  timbro era 

naturalmente scuro  ma  non  caricato, forzato, e sulle  mezzevoci  assumeva una  calda

pastosità, un velluto  che  riportava ai  grandi interpreti  storici.

Quali  i  dischi da  ascoltare?  Tutti. Ma  in particolar  modo  consiglio  il  cofanetto

realizzato dalla  Decca  con  tutte le  arie  verdiane, la  Luisa  Miller, la  Traviata  con la

Caballé, il Ballo in maschera , il  Trovatore  diretto da  Serafin, lo strepitoso  Andrea

Chénier  dal  vivo, la  Manon Lescaut  e la  Bohème con Schippers  dal  vivo al  Met,

la  Norma  incredibile di  New  York  con la  Sutherland, la  Lucia  di  Lammermoor

con la  Moffo, l'Elisir  con la  Scotto, i Lombardi con Aprile  Millo, l'Ernani con la

Price, la  Tosca  con la  Callas, la Giovanna  d'Arco con la  Tebaldi, la  Forza  del

destino... il  Werther, un'altra  lezione  magistrale....il  Requiem  di  Verdi...i Pagliacci

e la  Cavalleria  con Karajan...sono tutti dischi  dove c'è  da  imparare  e dove  ogni frase 

sembra  giusta, libera, facile.

 

                          


 

Con lui alcune delle più belle trasmissioni della Barcaccia,belle e UTILI,culminate in un

concerto/omaggio per i suoi 80 anni negatogli dall'Opera di Roma e che io volli realizzare

,totalmente auto sovvenzionato,presso il Teatro Ghione.In quell'occasione,davanti a un

pubblico sbigottito per la strabiliante forma vocale,Bergonzi canto per due ore alla sua

maniera...legando,modulando,esprimendo la gioia e la purezza del canto

LIBERO.Terminò con "Niun mi tema" ,dall'Otello,l'opera del grande rammarico non

avendola mai voluta cantare in teatro in omaggio al collega Mario Del Monaco,che lo

lanciò al Met cedendogli due recite.Robe di altri tempi,si dirà.Spero che questi tempi,un

pò avari di genialità interpretative e tecniche come quelle di Bergonzi,facciano tesoro di

questi lasciti.Parlando con i figli,che saluto con immensa commozione,qualche giorno fa a

Busseto ,seppi che pur lucidissimo ,il Maestro ricoverato a Milano si sentiva " finito"

perchè non poteva più camminare,lui abituato a brandire la spada di Radames o di

Manrico.Per un artista come lui,che ha macinato recite su recite,sempre in pista fino

all'ultimo,questo stato era il chiaro preannuncio della brutta notizia di oggi.Per me,per noi

che amiamo l'Opera,la morte fisica è solo un dato per chi ama le cronologìe,così come la

nascita.Bergonzi,da tempo,è nella Storia del Grande Canto,e a lui mi sento solo di dire

"Grazie".