DON GIOVANNI COM'ERA, COM'è e COME SARA'
Venerdì 16 Febbraio 2018 13:39

                             

 

Tra i miei ricordi più belli vi è una conversazione con il maestro Carlo Maria Giulini all’Hotel

Plaza  a Roma, in occasione di un suo concerto mozartiano a Santa Cecilia. A un certo

punto della chiacchierata, che verteva su Mozart, fissandomi con i suoi occhi aguzzi ,il

maestro Giulini mi fulminò con questa frase:” Lei mi chiede di spiegare Mozart.Ma come si

può spiegare un mistero.” Giulini è ,com’è noto, il concertatore di uno dei più gloriosi Don

Giovanni della storia del disco, un cast di fuoriclasse, una esecuzione che teme ben pochi

confronti. Ora ,affrontando l’ascolto di questo nuovo Don Giovanni di Mozart edito dalla

Warner Classics, occorre necessariamente mettere da parte i Don Giovanni di Giulini, di

Karajan, di Klemperer e persino quelli diretti da Abbado o Currentzis, che pure molte novità

avevano introdotto nella prassi esecutiva di questo capolavoro.

Il Don Giovanni diretto dal maestro “di concerto” Simone Toni segue l’ambizioso progetto di

rifarsi alla prima assoluta ,avvenuta a Praga il 29 ottobre 1787 e soprattutto utilizzando

l’organico originale composto da appena sei violini, due viole, due violoncelli, due

contrabbassi, fiati, timpani e tre tromboni, più mandolino per la Serenata e il fortepiano .In

tutto trenta strumentisti, siamo molto lontani dalle smisurate compagini utilizzate

normalmente  e a cui, confessiamo, ci siamo un pò tutti abituati. E’ evidente che in questo

caso vadano apprezzate alcune trasparenze e dettagli che potrebbero sfuggire , ma io resto

dell’avviso che per conoscere  e sondare a fondo il “mistero Mozart” vadano comunque

conosciute varie prassi esecutive. Insomma, non si può fare a meno di Karajan solo perché

non filologico ,le vie che conducono alla Verità sono molto diverse tra loro.

 

               

Il contributo dato da questa nuova edizione è molto interessante e soprattutto non annoia

mai: i cantanti eseguono cadenze e variazioni sui punti coronati (cosa che molte edizioni

trascurano colpevolmente) e questo mi pare cosa non da poco.

I problemi sono altri, a fronte di ottime intenzioni. Intanto non si può far uscire una

esecuzione che presenta addirittura incidenti vocali, senza averli corretti: nell’aria di Donna

Elvira, “Ah, chi mi dice mai”, le agilità conclusive sono un disastro e si chiudono con una

nota decisamente steccata , alla quale il soprano Emanuela Galli cerca di dar rimedio con

una risatazza isterica. Terribile. Diciamo che la compagine è sicuramente volenterosa,

lavora a questo progetto con passione e dedizione, ma i risultati vocali non sono tutti

all’altezza delle difficoltà presenti in partitura.La compagnie maschile prevale rispetto a

quella femminile, decisamente debole : non è male il Leporello di Renato Dolcini, così come

diligente appare il Don Giovanni di Christian Senn, che ricalca -imitandolo- la vocalità di

Sesto Bruscantini. Il soprano Lucia Martìn Cartòn è  una fragile Zerlina, Raffaella Milanesi

una Donna Anna un pò stanca e in affanno, Andrès Agudelo un Don Ottavio corretto ma

non entusiasmante, Mauro Borgioni esegue sia Masetto che il Commendatore, quest’ultimo

non così terribile come ci si aspetterebbe.

L’Orchestra si noma Silete Venti e in moltissimi passaggi appare troppo petulante. Capisco

che gli strumenti d’epoca presentino vari handicap e che i cultori di questo genere ne

apprezzino proprio i difetti, ma io non ci riesco , con tutta la buona volontà. Il fortepiano a

tratti sembra una gabbia per canarini quando viene scossa. Può essere senz’altro

interessante scoprire che a Praga, in occasione della Prima esecuzione, l’effetto fosse su

per giù questo e il maestro Simone Toni offre uno stacco di tempi molto brillante e mai

cedevole, facendo scorrere le pagine una dietro l’altra con una lodevole coerenza

complessiva.

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