ATTENZIONE AL REPERTORIO!
Giovedì 27 Agosto 2020 10:05

 

      canto_1


Uno dei principali problemi per un cantante, non solo alle prime armi, che voglia iniziare una carriera (o persino uno studio serio) è l’individuazione del suo REPERTORIO. Sembra l’uovo di Colombo ma non deve stupire il fatto che moltissimi cantanti lirici di tutte le età abbiano delle enormi difficoltà nell’individuare il PROPRIO repertorio e quindi indirizzare lo studio verso una giusta collocazione musicale.

Intanto sfatiamo qualche mito e qualche inutile leggenda :

  1. 1. Le voci DRAMMATICHE , VERE, AUTENTICHE, si contano sulle dita di una mano. Quando vedo qualcuno presentarsi come soprano drammatico o tenore drammatico…già inizio a vacillare. In tutto un secolo, parliamo del Novecento, mi sento di poter attribuire il titolo di tenore drammatico ai soli: Lauritz Melchior e Jon Vickers  per quanto riguarda il repertorio wagneriano, Mario Del Monaco per quanto riguarda Verdi e Puccini. STOP. Non me la sento di ascrivere altri, nonostante molti importanti nomi. Per quanto riguarda i soprani certamente Kirsten Flagstad, Astrid Varnay, Birgit Nilsson e forse includerei Ghena Dimitrova. FINE.

                melchior


  1. 2. Non si deve confondere l’accento con la grana della voce. Bergonzi, Lauri Volpi, Pertile, la Ponselle, la Callas , Corelli, arrivando all’attuale Kaufmann, Netrebko, hanno sicuramente saputo “accentare” in maniera drammatica i loro ruoli, dando credibilità ai personaggi…ma è  questione di fraseggio non di VOCE. Non sono voci drammatiche .


3. Una voce “drammatica” ha prima di tutto un peso specifico importantissimo : volume,

spessore, armonici, omogeneità in due ottave piene, la cosiddetta “colonna di fiato” che si

apprezza sia nelle note gravi che sugli acuti. Tra i baritoni abbiamo molte voci drammatiche

importanti: da Granforte a De Falchi,G. Guelfi, Carroli, McNeil, voci con una precisa

caratura, un peso specifico particolare, fuori dal consueto.

Attenzione: la voce drammatica non lo è per virtù di spinta o di forzatura. L’esatto contrario.

Più si spinge e più una voce va indietro: una vera voce drammatica vede fluire un fiume in

maniera naturale, morbida e possiede spesso meravigliose mezzevoci se sa modulare e ha

studiato in tal senso.


                  gigli

                   Beniamino Gigli


 

  1. 4. Il repertorio giusto non si inventa ma si deve individuare con molta intelligenza. Non è affatto vero che una voce inizialmente lirica via via, col passare degli anni, diventa drammatica. E’ una sciocchezza colossale. Ogni voce ha il proprio destino vocale. Pavarotti, per parlare di una delle più straordinarie vocalità liriche mai esistite, cominciò con Rigoletto, Puritani, Favorita e finì con Aida, Andrea Chénier e persino Otello ma in virtù della sua TECNICA. I migliori risultati sono senz’altro in Elisir, Rigoletto, Traviata, Bohème, Ballo in maschera …cioè nel repertorio lirico, lì è il PRIMO.                                                      

  2. 5. Oggi assistiamo al fenomeno della confusione generalizzata: soprani leggeri alle prese con ruoli drammatici, tenori tutt’al più lirici che sognano di cantare Pagliacci e Otello. Kurosawa disse che l’uomo diventa un genio quando sta sognando, ecco sì…non bisogna confondere i sogni con la realtà. E non bisogna confondere l’accento, il fraseggio anche appassionato e focoso , con il peso specifico, la caratura del proprio strumento.
  3. Ci sono delle eccezioni, quindi interpreti eccezionali che possono derogare. Uno di questi fu Caruso, un altro Gigli, quello che io chiamo “il Re dei Tenori”. Gigli cantava Elisir d’amore e Pagliacci al tempo stesso, ed era assolutamente credibile in entrambi i ruoli, pur avendo di base una voce lirica, chiara ma sapeva modularla, e in virtù d’un canto “sul fiato” come pochi, poté rendere credibili le larghe frasi drammatiche che il repertorio verista richiede.       

  4. 6. Non basatevi MAI sui cantanti eccezionali, sui fenomeni. Ha fatto più danni (involontariamente) la Callas che un plotone di maestri di Canto squinternati. La Callas , come mi disse Di Stefano (lasciandomi di stucco) , fu un soprano “di coloratura “ in realtà, ma seppe modulare la voce come nessun’altra e utilizzare gli accenti drammatici in maniera perfetta. Con quelli ingannò tutti e poté cantare Norma, Puritani e al tempo stesso Parsifal, Walchiria, Tosca.

              Callas_severa      Maria Callas


  1. 7. Come si individua il proprio repertorio? Intanto facendosi ascoltare da chi ha competenza in materia e buone orecchie: il Vostro orecchio interno potrebbe portarvi fuori pista. Chi sente una voce grande “dentro di sé” è facilissimo che abbia una voce piccola fuori, per gli altri. Dopodiché se un’aria pesa, se un ruolo affatica…è persino lapalissiano che sia un ruolo poco adatto al proprio repertorio. Ma attenzione: ci sono ruoli che sembrano facili solo perché sono brevi, vedi Turandot. Vedo un pò troppe Turandot leggere, camuffate da drammatici. E troppi Otelli “di giornata” .

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