LA VECCHIA STORIA DEI MEGAEVENTI
Domenica 19 Settembre 2010 09:12

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Quando si parla d'Opera o di concerti operistici, oggi, si usa il termine "evento" o "megaevento". L'Opera ha da sempre dato l'idea di uno spettacolo grandioso, rutilante, faraonico, ma da qualche anno ogni quotidiano o cronaca televisiva, indugiano sul termine megaevento per gonfiare oltemodo la notizia, per conferire allo spettacolo recensito il giusto risalto mediatico. La maggior parte del pubblico ritiene che i megaeventi siano un’invenzione moderna, dai Tre Tenori ( 1990 ) in poi, per capirci. Furono megaeventi i Pavarotti International a Modena, con gli improbabili duetti tra “Big Luciano” e Grace Jones, Patty Pravo, Laura Pausini ; lo è l' inaugurazione della Scala (qualunque Opera si rappresenti, qualunque sia il cast a eseguirla),lo sono la Tosca , la Traviata e il Rigoletto "nelle ore e nei luoghi" architettate da Andrea Andermann per la Tv,ma anche Muti che dirige davanti alla macerie aquilane, con il casco da pompiere: tutto è un megaevento. 

            aquila_concerto

Il megaevento è tale perché annunciato e prefissato. Lo è e basta. Vi è in questa invenzione giornalistica un fondo notevole di ignoranza e di inerzia cerebrale poiché non è affatto vero che il megaevento sia nato con il Concerto di Caracalla.

Intanto l'Opera è già di per sé un megaevento. E' un megaspettacolo, con un megacast, con una megaorchestra e un megacoro, con megacosti , megaallestimenti. Tutto nell'Opera è mega. Anche i costumi, anche le emozioni che suscita.

I megaeventi esistono da che esiste lo spettacolo operistico.Non è affatto un caso che l'opera più incredibile, fantasmagorica che mai sia stata rappresentata, il “Pomo d'oro” di Antonio Cesti, risalga al 1668,a poco più di sessant'anni dalla nascita dello spettacolo operistico. Un Prologo, cinque atti allestiti in due diverse giornate (12 e 14 luglio) presso il Teatro di corte a Vienna, costruito appositamente per ospitare questo spettacolo.

                      pomo_doro1 Vienna,1668,il Pomo d'oro di Cesti

Cinquanta cantanti distribuiti nei ruoli di Giove, Giunone,Venere, Apollo, Nettuno ma anche Zeffiro,Volturno, Austro, Caronte, le Furie, Paride,Alceste, varie deità, soldati, ministri; 26 cambi scena, cori e comparse a iosa, animali (leoni ed elefanti), balli, battaglie.Leopoldo I non badò a spese per festeggiare degnamente il suo secondo matrimonio, con Margherita infanta di Spagna: le nozze di Briatore diventano roba da bassa provincia!

           pomo_doro2 Vienna,il Pomo d'oro

Per la scenografia venne scomodato un genio dell'epoca, Ludovico Burnacini, che nella scena sesta del II atto riuscì a riprodurre con impressionante efficacia il rogo della città di Dite, circondata dalle acque su cui naviga Caronte, tutto ciò contenuto nelle fauci di uno spaventoso mostro marino, che si richiuderanno al termine. Di formidabile impatto anche la sesta scena del IV atto, con Venere in trionfo su una sfera infuocata che transita a vista sulla Via Lattea, o il crollo finale della torre che custodisce il famigerato Pomo della discordia. Una speciale illuminazione rendeva abbaglianti le apparizioni delle città celesti, su un manto di nuvole e straordinarie furono anche le macchine teatrali impiegate nel corso dell'intero evento.Cosa  diventa  il  "Rigoletto a  Mantova"  di Andermann di fronte allo spettacolo  testé  descritto?


               rigoletto_a__mantova Rigoletto a  Mantova

 

Magnificenza, grandeur, luccichìo di scene e impiego di "effetti speciali" sono tipiche di quasi tutte le prime rappresentazioni dell'epoca barocca, non solo per quel che concerne l'Opera ma anche in occasioni insospettabili quali Messe, cantate, Oratorii. La Roma del Settecento siglò come evento indimenticabile La Resurrezione di Haendel organizzata dal marchese Ruspoli a palazzo Bonelli, nel 1709: il leggendario Arcangelo Corelli era a capo di un'orchestra smisurata, tra i cantanti v'era la Durastanti (la Callas di allora), come fondale un quadro immenso raffigurante la Resurrezione di Cristo, per un costo complessivo di 528 scudi, una cifra da capogiro. Se vogliamo però stabilire una datazione approssimativa per il primo vero e proprio megaevento ufficializzato, dobbiamo risalire alla metà dell'Ottocento quando Héctor Berlioz, presso il palazzo dell'Esposizione a Parigi, diresse qualcosa come 1200 musicisti, guidati da un gigantesco metronomo elettrico a cinque aste fatto venire dal Belgio.Berlioz fu di fatto un sistematico creatore di megaeventi:nel 1844, sempre a Parigi, diresse 1022 tra professori d'orchestra, coristi e cantanti. In quell'occasione i solisti di canto previsti (il tenore Duprez, la Stolz e il basso Chollet) disertarono all'ultimo momento il grandioso concerto, meritandosi critiche durissime e l'odio eterno del compositore.

   pavarotti_pausini    pavarotti_jones

Stadi, piazze, parchi pubblici, arene, teatri greci. Quante volte abbiamo visto Pavarotti & Friends riempire questi grandi spazi en plein air, con il provvidenziale ausilio di una poderosa microfonazione. Pochi ricordano che già all'inizio del Novecento, Enrico Caruso cantava (senza microfono!) opere come Aida, Carmen, Un ballo in maschera, Sansone e Dalila nella gigantesca Plaza de Toros di Città del Messico, con 22.000 spettatori. Stesso dicasi per le prime opere allestite all'Arena di Verona (18.000-20.000 spettatori) o alle Terme di Caracalla (22.000 spettatori), in cui persino Tito Schipa riusciva a farsi udire da chiunque, senza microfoni, in un'opera non certo faraonica come Traviata. Saranno state le voci più possenti e ben sistemate tecnicamente, o l' udito degli spettatori più fine? Mi chiedo come sia possibile che una voce storicamente "piccola" come quella del soprano di coloratura Lily Pons abbia potuto mandare in visibilio le migliaia di spettatori dell'Hollywood Bowl o del Lewishon Stadium di New York, mentre le più conclamate ugole d'oro di oggi siano costrette a esibirsi "microfonate" anche davanti a sole 1000 persone , persino all'interno di un teatro classico o di un acusticissimo auditorium?