FRANCO ZEFFIRELLI, l'OPERA DEL BELLO E DEL GRANDIOSO
Lunedì 24 Maggio 2010 08:50

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L'Arena di Verona vedrà a giugno la “Turandot” di Puccini con la messa in scena di Franco Zeffirelli e diciamo pure che quest'anno il Festival estivo nel teatro più antico e più bello del mondo sarà una grande festa zeffirelliana. Proprio nel pieno di una crisi che vede l'Opera in mezzo a una tempesta, tra decreti poco graditi e gestioni poco affidabili, ecco ancora una volta un saldo punto di riferimento per chi l'Opera la ama sul serio, al di là delle chiacchiere e delle beghe. Zeffirelli come ultimo , fiero baluardo d'un genere che del Bello e del Grandioso ha fatto il suo credo, e che da almeno un buon trentennio è stato sottoposto al vaglio e al travaglio di impostazioni registiche spesso disgustose, incoerenti, costosissime e orrende. UN vero Opericidio, perpetrato con l'assenso e l'avallo totale di sovrintendenze ottuse e una critica sempre più asservita ai piccoli giochi di potere, alle mode imperanti soprattutto tra chi non ama la Musica e non conosce l'Opera.

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Conobbi Franco Zeffirelli nell'anno in cui girava “Traviata” di Verdi a Cinecittà, con Teresa Stratas e Placido Domingo. Io ero un ragazzino, già melomane all'ultimo stadio, e approfittai di una intervista che mia madre, Carla Pilolli, doveva effettuare per il settimanale “Gente”. La casa sull'Appia rappresentava perfettamente il suo famoso proprietario: c'era il gusto per l'Antico , ma tra vasi preziosi e poltrone damascate spiccavano un po' ovunque videocassette e nastri, forse anche qualche “pizza” mal disposta negli scaffali, libri d'Arte non collocati per scenografare il salotto ma vissuti, divorati, assimilati pagina dopo pagina.

L'altra cosa che mi colpì era la presenza di molti cani, ammessi nei saloni della villa e continuamente accarezzati dal loro padrone durante tutta l'intervista. Già allora Zeffirelli mi sembrò una persona timida e delicata, nonostante ostentasse una dialettica aspra e diretta, molto tagliente, densa di riferimenti satirici (“Teresa Stratas è una pazza, bravissima ma completamente pazza...Ora si aggira nella mia villa parlando da sola, in preda a crisi mistiche” , “La mia Traviata ha i tagli giusti, Verdi scrisse un mucchio di brutta musica per i vocalisti, in un film -opera non puoi annoiare il pubblico con le cabalette e le ripetizioni”).

Mi colpì anche la loquela sboccata, a tratti decisamente volgare ma che era un'altra chiara dimostrazione della fondamentale timidezza del personaggio, che voleva apparire aggressivo- sì- ma per difendersi.

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Nell'arco di un'ora , un'ora e mezza Zeffirelli rievocò un mondo che sembrava più olimpico che terrestre: Visconti, De Sica, Antonioni, Liz Taylor, Richard Burton, Maria Callas, Joan Sutherland, Leonard Bernstein, Carlos Kleiber...Sono gli eroi, i Titani di un'Era irripetibile, i protagonisti di pellicole o spettacoli che appartengono ormai alla Storia e a quanto di meglio l'uomo abbia saputo produrre in campo artistico.

Franco Zeffirelli, abbeveratosi a quel nettare e a quella ambrosia, eclettico di natura, prima attore poi regista, non tardò a imporre un suo stile, molto preciso: il senso del grandioso e del Bello, il gusto nell'abbinare i colori, le luci, i costumi, nel creare atmosfere preziose, nell'arricchire di dettagli che rimandano alla fondamentale lezione di Luchino Visconti.

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Non vorrei perdermi in un mare di sterili enumerazioni o in schede tecniche note e risapute, ma come non ricordare per il teatro classico l'”Otello” di Shakespeare (che presenta al festival di Stratford-on-Avon nel 1961) e l'”Aida” di Giuseppe Verdi con la magnifica Lila de' Nobili a fianco, nonché nelle produzioni contemporanee come "Chi ha paura di Virginia Woolf?" di Albee.

Nel cinema restano famose le sue trasposizioni letterarie: da "Romeo e Giulietta" del 1968, a una biografia del poverello d'Assisi, "Fratello sole, sorella luna" del 1972, all' "Amleto" del 1990, nell'interpretazione di Mel Gibson.

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“Gesù di Nazareth” , nel 1977, ha un successo mondiale grazie alla straordinaria caratterizzazione del Cristo, visto sotto un profilo umano e al tempo stesso spirituale: e qui si vede la capacità eccezionale del regista, nel saper equilibrare questi due aspetti antitetici e affatto semplici.

Nel campo operistico Zeffirelli firma alcune storiche produzioni con le maggiori protagoniste del canto di ogni tempo , a cominciare dalla "Traviata" con la sconvolgente Maria Callas fino alla
"Lucia di Lammermoor" con la Sutherland,
giungendo a realizzazioni insuperabili a Verona con la “Carmen” , tra gli spettacoli più belli cui io abbia mai assistito,

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“Trovatore” , “Turandot”. Vorrei citare per ultimo quel gioiello che fu l'”Aida” di Verdi nel piccolo teatro di Busseto, a dimostrazione che Zeffirelli può benissimo fare a meno di scene enfatiche e di plotoni di comparse, come spesso è stato accusato di fare dai suoi detrattori.

Una grande  attesa per  la  Turandot  di  giugno, un augurio  di  buon lavoro  al Maestro!