MEMORABILIA n.1, esecuzioni da non dimenticare
Giovedì 08 Luglio 2010 07:31

Vi sono alcuni  momenti  musicali  in cui  il  tempo  si  ferma. Non  esistono  più le  dinamiche  e le  contingenze  terrene: gli artisti  illuminati  congiungono  la  loro anima alle sfere  celesti  e  consegnano  la  propria  esecuzione  all'eternità.

Ve ne  propongo  alcuni, iniziando  dall'INGEMISCO tratto  dal REQUIEM di  GIUSEPPE  VERDI.Il  tenore  è JOSE'  CARRERAS.Il  direttore  d'orchestra HERBERT  VON KARAJAN

 

 

 

Maria  Callas è considerata  la  più  grande  cantante d'Opera  mai  esistita, per  molte  validissime  ragioni. La  voce, estesa  e  duttile  ma  così  particolare, aspra  e dolcissima  al  tempo  stesso, non  è  che  un  optional. Quel  che della  Callas  resta  unico  e  irripetibile, nonostante  le  troppe  ridicole imitazioni, è  l'anima  dell'interprete, la  verità  di  ogni  sua  singola  frase, l'essere  DENTRO  la  musica.

Ecco  Maria  Callas  in  "Ah, non credea  mirarti" dalla SONNAMBULA  di  VINCENZO  BELLINI,in una  storica  esecuzione  a  fianco  del maestro GEORGES  PRETRE.

 

 

 

Si  usa frequentemente  un termine  per  segnalare  artisti  dalla  vocalità  unica, preziosa: "voce  baciata  da  Dio". Credo  che  questa  immagine  si  addica  perfettamente  al  timbro ineguagliato  di  GIUSEPPE  DI  STEFANO, il  tenore  che  seppe  incantare  il mondo  con  il  suo formidabile  charme  canoro, unito a  un fraseggio  caldo  e  partecipe.

Nell'aria  "SALUT  DEMEURE CHASTE  ET  PURE" dal FAUST di CHARLES  GOUNOD ritroviamo  tutte  le caratteristiche di un tenore  privilegiato, quem dii  diligunt, compreso un fantascientifico  do  acuto  smorzato.

 

 

 

 

Nel  1993 una  esile, minuta  ragazza  fa  il  suo  ingresso  all'Opera  di  Stato  di  Vienna, per  il  classico  Galà  del FLEDERMAUS, l'operetta  di  JOHANN STRAUSS.  Si  chiama NATALIE  DESSAY,è  francese e  ha  una voce  che  arriva  ovunque. Colpisce  la  sua  intonazione  mostruosa e  la  nonchalance  del suo  canto, che  pare  sgorgare  da una  sorgente  di acqua pura.

Eccola  nel memorabile valzer  "FRUEHLINGSSTIMMEN" ,che  le  schiuse  le  porte  al  successo  mondiale.

 

 

 

Se  esiste  un Paradiso  mi piace immaginarlo come un  gigantesco  Luna  Park, provvisto  d'un  auditorium  speciale, in cui  si  esibiscono i  Grandi dell'Opera, magari  con  duetti  impossibili  sulla  Terra  ma  finalmente  realizzati: Caruso che  duetta  con la  Callas,  Pavarotti e la  Malibran,  Kraus con la  Grisi, Lauri  Volpi  e  Corelli  insieme nel  Giuramento  di  Mercadante....

Nel  2010  sono  scomparsi GIULIETTA  SIMIONATO e GIUSEPPE  TADDEI.Riascoltiamoli  nel  duetto  "DUNQUE  IO  SON" dal BARBIERE  DI  SIVIGLIA di  GIOACHINO  ROSSINI.Oltre  allo splendore  vocale notiamo la  perfezione  dei recitativi  e  la  meravigliosa esattezza  dello  stile, oltre  che  l'innata  eleganza  dei  due  interpreti.

 

 

Nella  FAVORITA  di GAETANO  DONIZETTI abbiamo un'aria che  è  la  summa  dello  stile  belcantistico, "SPIRTO GENTIL".

Il  legato, la  linea  pura  e celestiale della melodia, la tessitura impervia  che  porta  la voce del  tenore  al  do  acuto, ma  anche l'uso  della mezzavoce, dei diminuendi, di  quelle nuances  che distinguono un normale  esecutore  da  un  fuoriclasse,  perché  chi  canta  Favorita  non può  che  essere  un fuoriclasse.

ALFREDO  KRAUS ne  è  stato  per oltre  un trentennio il   massimo  interprete.

 

 

Nel  luglio  del  1974  presso  il  teatro antico  di  Orange  venne  eseguita NORMA di  VINCENZO  BELLINI, protagonista MONTSERRAT  CABALLE'.

Ispirata  dalla magìa del  luogo, affatto  turbata  dalle raffiche  del  mistral  particolarmente  fastidiose, in forma  spettacolare, il  soprano  catalano  regalò  all'umanità  il  "CASTA  DIVA"  più  bello  ed emozionante  che  mai  sia  stato  udito.

I  suoni  che  emise  la  Caballé  quella  sera  benedetta  hanno assai  poco  di umano, tale  è  la  bellezza  adamantina del  colore  , la  lunghezza dei  fiati, la  purezza  assoluta  dell'emissione.

 

 

 

La  recente scomparsa di CESARE  SIEPI fa  meditare  sulla  portata  storica  di  questo  sommo  interprete. Senza  perdersi  in  ulteriori panegirici  e  classificandolo  tout court  come  il  più  grande  basso  nobile che l'Italia  abbia  prodotto,  ascoltiamo  la  magistrale  lezione  di  canto  che  Siepi, con quasi 40 anni di carriera  sulle  spalle, impartisce  in  "Ella giammai  m'amò"   dal  DON CARLOS di  GIUSEPPE  VERDI,l'aristocratico fraseggio, l'omogeneità  della  gamma, la profondità  del registro grave, la  linea  impeccabile, la bellezza  della  voce.