IL TENOR BOCCANEGRA di DOMINGO in DVD
Giovedì 10 Febbraio 2011 18:11

                                        simon_boccanegra1 Novità in DVD:

 

                     SIMON BOCCANEGRA   di  VERDI

                       DOMINGO\ Pappano   EMI CLASSICS

 

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Compie 70 anni Placido Domingo e la Emi Classics fa uscire il “Simon Boccanegra” , uno dei tanti, eseguito dal grande tenore al Covent Garden sotto la direzione di Pappano, lo scorso anno. E' un omaggio al Tenore, non v'è alcun dubbio: poiché non vi è una sola nota o frase di tutta la partitura che Domingo esegua da baritono. Lo abbiamo più volte detto e scritto: Domingo è e resta tenore, nonostante l'età e una lecita paura ad affrontare ruoli nei quali non reggerebbe più né il peso né il confronto con sé stesso gli suggeriscano ormai personaggi esclusivamente baritonali. Dall'entrata nel Prologo alle ultime note Domingo canta la parte di Simone da tenore, con una voce piuttosto chiara e schiacciata sulle “e” e sulle “i” , come ha quasi sempre fatto, assicurandosi con questa emissione rino-faringea una lunghissima, ineguagliabile carriera. Certo, è Domingo: le frasi sono cantate con giusti accenti, con buon legato, con il famoso “senso della parola” che molti più illustri vocalisti non hanno mai avuto. Però non è Simon Boccanegra questo: è Domingo che si arrangia alla meglio, è un compromesso, un ibrido che non rende giustizia a uno dei ruoli topici per ogni grande baritono, quasi uno scherzo o se si preferisce un capriccio.

Il fatto più grave è che proprio Domingo, giustamente famoso per la sua musicalità, sia costretto a cantare tutto forte , senza mai poter alleggerire nelle molteplici mezzevoci richieste da Verdi.

Scenicamente il personaggio c'è, i costumi son ben indossati, l'allure è quella del fuoriclasse.

Intorno a Domingo fiorisce un giardino di mostri, direi proprio Il Club dei Mostri.

           summers J.Summers

Comincerei dallo spaventoso Jonathan Summers, che impersona un grottesco Paolo Albiani: un misto tra Don Magnifico e Tonio lo Scemo, una caricatura di quello che dovrebbe essere il viscido traditore.La vocalità è degna delle sue comiche movenze.

Marina Poplavskaja, il soprano che canta Amelia, è per me un mistero che può spiegarsi soltanto se si indagasse sul fronte “gossip”: cosa che non farò, limitandomi alla sua prestazione artistica. Che è scandalosa: brutta la voce, senile e rinsecchita, brutta la tecnica, con frequenti perniciose ingolature e suoni spoggiati ai limiti dell'udibile, brutta l'intonazione, sempre oscillante e traballante, e bruttina pure lei, che nei primi piani sembra aver ingoiato due ferri da stiro, uno per mascella.

                   simon5

Entra Gabriele Adorno, il tenore, e come per un terribile incantesimo fa il suo ingresso il sosia di Giuseppe Morino, colui che fu il Re del Belcanto nelle mitiche stagioni di Martinafranca. Re...si fa per dire: era famoso per i suoni belanti e sconclusionati, sino ai sopracuti più incredibili. Si chiama anche lui, ironia della sorte: Joseph, di cognome Calleja.        morino         joseph_calleja

La voce vibra e sembra continuamente trillare,a volte si fa bianca e spoggiata, in altri casi grida, in altri parla...una parodìa per un ruolo che è stato definito “il piccolo Otello”, cavallo di battaglia di tutti i tenori lirico spinti di stampo verdiano.

La galleria si completa con il basso Ferruccio Furlanetto, che - non ne capisco la ragione- spinge il pedale su ogni sillaba, accentando e spezzando le frasi legate (“ A tte l'esttre- mo aDDDio, ppa lla ggio altero, fre Ddo sePPol cro...” ec.) assumendo il tono di un vecchio brontolone, a metà strada tra Don Bartolo e Don Pasquale.

Questo spiacevole ensemble è ulteriormente imbruttito dalla regìa statica di Elijah Moshinsky , dalle scene di Michael Yeargan che vorrebbero essere tradizionali ma sono soltanto ingombranti. Meglio i costumi di Peter Hall.

Sul podio Pappano. La sua concertazione è ottima , sia per la scelta dei tempi che per il gioco dei colori, peccato solo che l'orchestra del Covent Garden sia frequentemente stonata (addirittura indecente nell'introduzione all'aria di Amelia “Come in quest'ora bruna”) e che quindi venga spesso vanificato il lavoro del maestro concertatore.

Discreto il Coro.