BOLOGNA: UN PROBLEMATICO "ERNANI" ...
Domenica 15 Maggio 2011 09:52

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Il Comunale di Bologna esce da una gestione (Tutino) che ha gravemente inficiato le sue condizioni economiche e scombinato gli equilibri interni di quel delicato meccanismo che si chiama Teatro d'Opera. Il nuovo sovrintendente, Francesco Ernani, lavora senza un direttore artistico stabile ed effettivo, senza un segretario generale, senza un ufficio stampa e pubbliche relazioni...come Manon Lescaut...”solo, perduto, abbandonato”, per di più con un bilancio di previsione in rosso. Se entro giugno non avrà precise indicazioni da parte del nuovo Sindaco e di coloro che reggono le sorti amministrative del prestigioso teatro, non potrà far altro che rimettere il suo mandato.

In una tale situazione è facile che un'opera complessa e terribilmente impegnativa come “Ernani” di Verdi possa non riuscire nel migliore dei modi, aggiungendosi all'emergenza burocratico-organizzativa anche la mera jattura: il previsto protagonista, Roberto Aronica, costretto alla defezione dopo alcune prove poco riuscite, seguito a ruota dal previsto direttore d'orchestra, l'esperto Bartoletti, che abbandona il campo non soddisfatto dal sostituto, il tenore Rudy Park. Alla Prima, cui ho assistito, il cast così composto: Park, Dimitra Theodossiou, il baritono Marco Di Felice e il basso Ferruccio Furlanetto, si sono ritrovati per la prima volta sotto la bacchetta del maestro Polastri, che ha ovviamente fatto del suo meglio per portare la nave in porto ma senza risultati particolarmente brillanti. L'Opera non si improvvisa e se lo stellone garantisce qualche miracolo qua e là, non si può sperare che -come per magìa- tutte le cose vadano a posto con simili premesse.

 

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Trionfatore della serata è stato il basso Furlanetto, premiato dal pubblico per la sicurezza, il dominio del palcoscenico e la potenza vocale, ancora impressionante dopo 37 anni di carriera sulle spalle. Qualche eccesso da parte sua, soprattutto nell'accentazione un po' forzata di alcune frasi, ma nel complesso una prova maiuscola, da artista abituato ai grandi maestri e ai grandi teatri.

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Dopo un inizio bruttino e una cabaletta che sfiorava la perla nera, Dimitra Theodossiou ha tirato fuori le unghie e con Furlanetto ha rappresentato il duo più “in parte”, affidandosi a una recitazione sempre molto presente e a una vocalità incline alla dolcezza dei pianissimi, senza mai strafare. Il soprano greco ha risentito più degli altri del cambio direttoriale , avendo impostato il suo personaggio in tutt'altra maniera, ma alla fine, soprattutto nel grande terzetto che sigla l'opera, è riuscita a delineare un carattere convincente .

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Al tenore Rudy Park va l'onore delle armi, avendo coperto il ruolo per tutte le prove e tutte le recite, impresa che non è da tutti. La voce è grande, una tendenza perniciosa a voler imitare Corelli nei suoi vezzi, come i brutti portamenti dal basso, ma la cosa più grave (e per me imperdonabile) è l'assenza pressochè totale di un'arte scenica degna di questo nome. A che serve una voce se sul palcoscenico si agita un omaccione spaesato, che non sa cosa fare delle sue mani , dei suoi sguardi, di ogni sua movenza?

Il baritono Di Felice è corretto, d'accordo, ma non ha i mezzi vocali necessari per una parte mitica come quella dell'imperatore Carlo V: canta le note, fraseggia anche con efficacia, ma la voce non corre e appare come “vuota” a fronte di frasi formidabili come “ai nobili la scure!” , “e vincitor de' secoli” o per il grande concertato che chiude il III atto.

Sul podio il maestro Polastri ha diretto senza verve e  scarsissima personalità  d'interprete, con l'unico scopo di chiudere in fretta la pericolosa partita.

La regìa di Beppe De Tomasi si è limitata a garantire le giuste entrate e le relative uscite: pulita, lineare, ma lasciando troppa libertà alle iniziative personali degli interpreti, cosa che funzionava con Furlanetto e la Theodossiou ma non con gli altri. Stupende le scene classiche e i costumi di Francesco Zito, che davano l'esatta idea dei luoghi e delle vicende narrate dal libretto.

L'orchestra e il Coro sono stati inappuntabili, salvo qualche piccolo incidente della banda fuori scena.

Pubblico molto anziano, che contrasta fortemente con il look giovanile, universitario della città di Bologna. Speriamo che questo splendido teatro risorga e torni ai suoi “felici dì”.

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