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SALERNO: intervista ad ANTONIO MARZULLO, dopo il TROVATORE.
Giovedì 06 Ottobre 2011 20:16

                                                            salerno1 Salerno, T.Verdi

 

Il nostro segreto? Competenza, assenza di lacci burocratici, scelte oculate, risparmio e spirito di squadra” , così il direttore artistico del Teatro Verdi di Salerno, Antonio Marzullo, sintetizza le principali caratteristiche della gestione di un teatro che abbiamo più volte definito “modello” e che rappresenta la più felice realtà artistica e organizzativa presente in Italia.

                                         marzullo_antonio Antonio Marzullo


Lo abbiamo incontrato al termine di una incandescente esecuzione del “Trovatore” di Verdi, diretta dal maestro Daniel Oren, con Marcello Giordani nel ruolo di Manrico, la giovane Maria Agresta come Leonora, il baritono Paolo Gavanelli come Conte di Luna e la spettacolare Dolora Zaijch come Azucena. La regìa affidata a Renzo Giacchieri e un trionfo al termine, con teatro esaurito ça va sans dire.

“Il nostro Sindaco, De Luca, voleva l'eccellenza “ , prosegue Marzullo, “pensando a un generale risanamento e abbellimento della città, quindi con il Teatro Verdi come fiore all'occhiello. Il Ministero ci dà una miseria per otto titoli in cartellone, 150.000 E! Una vergogna..lo dico a voce alta. Abbiamo un budget complessivo di tre milioni di Euro, che per noi è una cifra enorme ma che in qualsiasi fondazione italiana copre , forse, una o due produzioni al massimo. Eppure, da noi i cantanti vengono volentieri e ,anzi, chiedono loro stessi di essere scritturati: attratti da una parte dal carisma del grande Oren, il più grande concertatore d'Opera oggi, dall'altra parte contenti di partecipare a spettacoli eleganti, rispettosi della drammaturgìa e della grande tradizione italiana, con prove calibrate e non esagerate, in un clima festoso, sereno, tra amici.”

Maestro Marzullo, lei ha suonato in orchestra, è importante essere un musicista per svolgere bene questo lavoro?

“E' essenziale. Ho suonato per 25 anni , insegno al Conservatorio, ho un rapporto privilegiato con i professori sia dell'orchestra che del Coro. Certo, non mancano le discussioni, anche le liti ma sempre nel rispetto reciproco e parlando la stessa lingua. Io non capisco come facciano altri direttori artistici , totalmente privi di titoli e competenze musicali...per me è un mistero. “

Infatti ne vediamo i risultati...Non possiamo certo definire “teatri modello” le fondazioni anche più prestigiose..

“Guardi, le dico che non ce n'è uno...dico uno solo al posto giusto in Italia. Io giro molto, assisto a spettacoli sia in Italia che all'estero. L'altra sera ero all'Elektra a Roma...desolante. Un teatro mezzo vuoto, ridotto a succursale di Salisburgo, con costi altissimi, un personale debordante, bilancio sempre a rischio e sovvenzioni altissime. Non è quello il modo di gestire un teatro. Noi cerchiamo a Salerno di dare spazio ai giovani, cantanti, registi... Abbiamo lanciato Celso Albelo, Jessica Pratt, ora la Agresta , che è stata subito presa alla Scala per il prossimo Don Giovanni. Avremo la Norma di Lucrecia Garçia, una vocalità splendida, e al tempo stesso alcuni dei migliori cantanti oggi al mondo: Giordani, la Zaijch, la Serafin, Alvarez, Gazale, la Casolla in Cavalleria rusticana. Persino Jonas Kaufmann e Anna Netrebko hanno accettato con entusiasmo di esibirsi a Salerno in due recitals. E' un lavoro paziente il nostro ma anche realizzato con tenacia e amore. Abbiamo il grande vantaggio di avere Daniel Oren come polo d'attrazione: ogni artista ha voglia di lavorare con lui, perchè ne conosce il valore assoluto e la forza d'interprete.”

                                          oren__2 D. Oren


E il fuoco del “Trovatore” è puntualmente divampato dalla buca del Verdi, ieri sera: Oren segue un ritmo serrato, vibrante, narrativo ma apre oasi liriche non appena la melodia verdiana vola, ora nelle grandi arie, ora nelle frasi topiche dei concertati , seguendo il canto e chiedendo agli interpreti le nuances di cui Verdi ha riempito la sua partitura.

                                  gavanelli__paolo P.Gavanelli


Il cast segue questo tracciato e così assistiamo ad alcuni piccoli miracoli: il baritono Paolo Gavanelli, che conoscevamo come classico “vilain” , piuttosto tonitruante e torvo, riesce incredibilmente a cantare a mezzavoce (e Dio solo sa quanto è difficile) l'aria “Il balen del suo sorriso” e molti altri passaggi analoghi della sua parte: una prodezza che riscatta quasi tutte le mende del suo canto, incline all'accento morchioso e ad acuti più grossi che squillanti. Ugualmente sorprendente il basso Striuli, che come Ferrando supera ogni ostacolo con autorevolezza e smalto da grande interprete.

 

                                giordani_marcello  M.Giordani


Con Marcello Giordani e la Zaijch siamo direttamente sul palcoscenico del Metropolitan: il primo vincente sugli acuti, compresa la Pira in tono (quindi con i do di petto lanciati con sprezzo del pericolo e gioia di tutto il pubblico) , la seconda eccezionale in tutta la gamma: sicuramente il più grande mezzosoprano verdiano al mondo. Voce ferma e di impressionante volume, in basso e in alto fino al do scritto da Verdi, omesso da molte colleghe illustri. Inoltre meravigliosa attrice, sempre dentro la parte, addirittura impressionante nell'ultimo atto.

                                                zajich___dolora D.Zajich


Maria Agresta è al debutto: una voce fresca, di bellissimo timbro, facile al pianissimo, talvolta un po' incerta quasi intimidita dalla parte ma comunque intonata, morbida, credibile. Sicuramente da  seguire  nei suoi prossimi importantissimi  impegni.

                                           agresta__maria M.Agresta


Bene le parti di fianco , la avvenente Stefanna Kybalova come intensa Ines, il tenore Vincenzo Peroni perfetto Ruiz, il vecchio Zingaro del glorioso Angelo Nardinocchi (una frase...ma COME!) , l' “usato Messo” preciso di Francesco Pittari.

Il Coro istruito da Luigi Petroziello è stato , come sempre, inappuntabile musicalmente e molto efficace anche dal punto di vista attoriale, su indicazione del regista Giacchieri.

L'orchestra di Salerno, preparata a dovere, ha superato ogni ostacolo, con una nota di merito alla sezione dei legni e dei violini, magnifici nei pianissimi in zona acuta. Nella Pira , ma non solo, gli ottoni hanno avuto il loro momento di gloria.

La serata si è risolta in un autentico trionfo per tutti, si replica il 7 e il 9.

 
ELEKTRA di STRAUSS all'OPERA di ROMA , poscia il silenzio.
Sabato 01 Ottobre 2011 07:36

 

 

Una serata tutto sommato riuscita all'Opera di Roma, che dopo questa Elektra starà ferma per due mesi!!! ??

Mi chiedo come possa considerarsi  il Teatro di una capitale civile??! Inoltre da registrarsi il solito  vuoto  di  pubblico,  per un terzo abbondante. Tristissimo.

Polemiche a parte, lo spettacolo  (proveniente da  Salisburgo)  è di alto livello: molto bella la scenografia di Raimund Bauer, nella classica tradizione di Elektra...una grande scatola grigia dotata di varie aperture, da cui spuntano le varie ancelle, delle crepe a terra da cui fuoriesce la sudicia e lacera Elektra, una porta sullo sfondo che introduce Oreste e il suo precettore, coup de théatre nel finale quando si solleva il fondale rivelando l'orrenda  Clitennestra appesa per i piedi e sanguinolenta.

                                       elektra_1__scena

 La regìa di Nikolaus Lehnhoff è assolutamente in linea con la fosca drammaturgìa e ne segue fedelmente la traccia, i costumi di Andrea Schmidt Futterer non sono così belli quanto il resto dello spettacolo: Egisto sembra Sharpless, Crisotemide potrebbe tranquillamente essere scambiata per una turista tedesca all'Arena di Verona, il giovane servo di Saverio Fiore sembra Capitan Cocoricò mentre l'orrida Clitennestra è un clone di Wanda Osiris, peccato.

L'esecuzione musicale è stata più che buona da parte dell'orchestra dell'Opera di Roma ma la concertazione di Soltesz, al di là della ammirevole correttezza secondo me non è andata. Troppi i clangori incontrollati, troppi boati alternati a pianissimi di dubbia consistenza. Una maggior omogeneità nel gioco coloristico voluto da Strauss avrebbe giovato di più. Direi anche un maggior abbandono e non è escluso che ciò avvenga nelle repliche.

                                                  elektra__2_scena

Le voci. Elektra è una donna minuta e somigliante a Christina Ricci quando faceva la bambina terribile della Famiglia Addams, il soprano Eva Johansson: una voce molto grande e squillante , che però alterna suoni fissi e non intonatissimi con ampie oscillazioni sugli acuti. Tuttavia la recitazione magnifica, da vera isterica manicomiale qual è Elektra di Strauss, riscatta ogni menda vocale . Si consideri anche la parte incredibilmente difficile e sede di terribili esecuzioni , seppur illustri.
L'anziana gloriosa Felicity Palmer, quarant'anni di carriera prima come soprano ora come mezzosoprano, trionfa su tutti per il perfetto connubio tra vocalità e interpretazione, senza strafare, con classe assoluta.
Buoni l'Egisto di Wolfgang Schmidt e l'Oreste di Alejandro Buhrmester: funzionali ai loro ruoli, corretti , senza punte di particolare eccellenza.
Brava come attrice ma inadeguata vocalmente il soprano Melanie Diener, che come Crisotemide aveva ogni acuto "indietro" con l'efffetto di scomparire sotto i flutti orchestrali, fino alla perla nera della serata che è stato il suo calantissimo si naturale acuto al termine della grande frase "Ich muss bei meinem Bruder stehn" , qui riportata:

                                         elektra_acuto

 
L'AIDA di VAN HOECKE : è SCHERZO od è FOLLìA?
Sabato 06 Agosto 2011 17:12

Leggo su Facebook   questa esilarante e  purtroppo realistica

descrizione  dell'Aida  di Verdi, realizzata  alle Terme di Caracalla  da 

Misha  Van  Hoecke, nuovo acquisto della  "scuderìa  Muti"  , imposto 

dal  Maeschhtro   e  ora giunto al  coronamento  della  sua  carriera

onusta  di  gloriaL'autore   è  un noto  uomo di spettacolo  italiano  di

cui renderò  pubblico il nome, se mi autorizzerà a  farlo...


Intanto  è  bene  che  si  sappia  in  qual modo  viene  allestita  oggi 

l'Aida  alle  Terme di Caracalla, un triste spaccato   che  spinge a

riflettere  seriamente  su un eventuale  taglio  TOTALE  del  Fus!



                                                                             aida2

..Ho visto l'Aida a Caracalla,spettacolo pessimo di regia ,di scenografia e
costumi,coreografie inesistenti,uno SQUALLORE ! ! !

 

                                         aida_caracalla_2

 

Mio caro Enrico, ti illumino sul tristo nome di colui che si appella e si fa appellare "

REGISTA".Si chiama Micha van Hoecke,un pessimo derivato della gloriosa compagnia

del Ballet du XX siecle di Maurice Béjart.


Viene in Italia diversi anni fa e trova riparo sotto l'ala del rapace della danza italiana:

            Vittoria Ottolenghi          ottolenghi


(ex assistente del compianto professore Gino Tani,critico per il balletto sul

Messaggero,autore di trattati sulla danza,grande conoscitore dell'opera lirica,un vero

genio !)

La signora,strettamente legata all'allora Partito comunista italiano,oggi Pd,lo

introdusse nei vari Teatri italiani sia come coreografo che come regista creando cosi'

ulteriori danni nel mondo del teatro italiano. La  " Garbo dei Poveri",

ha distrutto delle carriere e ha creato delle nullità !

Tornando al nostro regista,ha presentato sul programma del'opera un rispettabilissimo

"curriculum": è passato da Béjart a Pètit,dal Mudra,sempre di Béjart,ha collaborato con

la Fracci,Savignano,Ronconi,L​élouch,Muti,Vari teatri Opera.Massimo di Palermo. . . . . .e

così via !

 

                                    aida__caracalla_6

Vedendo l'Aida delle Terme di Caracalla ci si chiede; ma tutti questi nomi altisonanti

che ha frequentato il nostro "regista "a cosa gli sono serviti? A nulla ! Questa AIDA

dove su una squallida scenografia formata da tre strane piramidi in garza rossa di

ispirazione " sudanese " in fondo a destra,simili a tre enormi supposte,piccole piramidi

nere ai lati della scena e in centro una modesta piramide color panna con scale inserite

sui laterali e divisibile in due parti,per le varie esigenze sceniche degli atti !


Un' Aida,dominata dal Signore della morte,che si aggirava nefasto sula

squallida scena,vestito da Anubi con grande mantello nero,poi c'erano i due famosi

collegi,uno quello dei figli del beato Osiride,tutti rigorosamente in nero con strani

copricapi che potevano essere monaci Greco -Ortodossi con riferimenti vagamente

cinesi,guidati amorevolmente dal gran sacerdote Ramfis che per l'occasione si era

fatto prestare il costume dal famoso mago Otelma.

 

                             otelma2

 

Sto descrivendo il coro maschile,dopo arriva l'ordine delle figlie di Iside,tutte i grigio

e avorio,con strani fazzoletti sul capo,coro femminile.

I momenti migliori della regia era quando i cantanti si muovevano sulla scena secondo

tradizione.Il tempio oltre ai due collegi era affollato da sacerdotesse prese in prestito

dalle figlie di Maria tutte i bianco e celeste capeggiate da una sacerdotessa solista in

verde acqua,le poverine avevano strani movimenti spastici rattrappiti e cosa

notevolissima contrari alla musica! Sprecare così il balletto dell'opera e una grande

prima ballerina come a Laura Comi è imperdonabile !Passiamo alla scena di Amneris con

danza dei moretti,La figlia del faraone si trova sdraiata davanti a un enorme ventaglio

cinese,i moretti non esistono più sono sostituiti da due bravissimi ragazzi che saltavano

in maniera scimmiesca e da un gruppetto di fanciulle stile rivista anni50,che

ancheggiavano sul fondo!Amneris in celeste cielo,Aida in rosso fuoco,rosso=amore!Il

trionfo non cè più.Si salvano le trombe,e poi il tutto è mal coreografato con riferienti a

varie tipologie di danze dai monaci ruotanti su se stessi (Dervinshi)forse non si scrive

così a movenze giapponesi,cinesi . . . . indiane. .. .un bel minestrone per il povero pubblico

stordito e incredulo !

 

                                   aida__caracalla7

La finezza registica è la scena del giudizio! Amneris appogiata sulla

scala-piramide,entra il collegio capeggiato da Ramfis ,contemporaneamente dall'altro

lato della scena entra Radames scortato da 6 guardie e va via ! Non si capisce bene

perchè Ramfis e coro continuano ad accusarlo e a chiedergli di discolparsi,lui non

c'è,forse era rappresentato da un legale che per il buio della scena non era

visibile!Il coro in questa scena portava intorno al collo una sciarpa bianca per

preservarsi dal'umidita' notturna.Pure Amneris nella scena del trionfo invece del serto

trionfale fascia amorevolmente la gola di Radames,con una sciarpa di

seta!Coro,ballo,orchestra cantanti tutti professionalmente impeccabili,buona la

direzione d'orchestra,luci discutibili,ma si sa che la nefanda presenza del signore della

morte ha oscurato il sole dell'egitto,e a noi non ci resta che dire. . .Numi pietà,. . . .

 

                                 aida_caracalla_1_huihe


 

 
AL REGIO DI TORINO TORNA LUCIA DI LAMMERMOOR
Martedì 21 Giugno 2011 21:25

                                                                          lucia__torino_stemma

Lucia di Lammermoor sbarca al Regio di Torino e viene proposta in diretta da Radio3, con un cast che vede allineati alcuni giovani interpreti “di punta” : Elena Mosuc, giunta alla sua centesima Lucia, il tenore Francesco Meli, Fabio Maria Capitanucci come Enrico, il basso Kowaljow come Raimondo, il maestro Campanella sul podio e il celebre allestimento di Graham Vick.

                           lucia_torino_2011_assieme

Il livello si mantiene mediamente alto, grazie soprattutto all'apporto del reparto maschile, eccezion fatta per il basso Kowaljow , non in grado di sostenere con sicurezza e soprattutto con correttezza d'emissione il ruolo di Sir Raimondo Bidebent. Ottimo  l'Enrico  di  Capitanucci, elemento  di  sicuro affidamento.

Baldanzoso , generoso Edgardo quello proposto da Francesco Meli. La voce ricorda molto Alberto Cupido: bella di colore, dizione perfetta, ottimo fraseggio, la tendenza a spingere sugli acuti e quindi a oscillare dal la naturale in su, con una difficoltà a sostenere il si naturale della cadenza di “Fra poco a me ricovero” (lodevole che l'abbia eseguita in tono, molti abbassano) e soprattutto le terribili frasi “O bell'alma innamorata” del finale , che risuonano non a gola aperta e libera come dovrebbe essere. Come già si era notato nella recente “Anna Bolena” di Vienna (destando le ire del diretto interessato, ahimé...) per ora siamo a piccoli problemi, facilmente risolvibili e comunque ampiamente compensati dai molti pregi. “Tu che a Dio” viene attaccato in falsettone, subito rimpiazzato da suoni più omogenei e soprattutto sorretti dal fiato: il tempo del concertatore è lentissimo e non è obiettivamente facile uscirne in gloria. Da ascrivere quindi a tutto vantaggio di Meli la grande resistenza e la musicalità.

                                                      lucia__regio_2__duetto

La concertazione del maestro Campanella, esperto donizettiano e belcantista di rango, è sentita, partecipe, drammatica ma a tratti bloccata, come se l'orchestra dovesse di colpo fermarsi : non capisco bene questa scelta. Se è vero che la grande scena del basso e del Coro poteva anche risultare più solenne e tragica del dovuto, è anche vero che la Pazzìa di Lucia, soprattutto nella cabaletta “Spargi d'amaro pianto” è risultata davvero troppo lenta e monolitica, forse su richiesta della protagonista (azzardo un'ipotesi?). Nei momenti più brillanti (scena della Festa) il suono dell'orchestra del Regio tendeva a impoverirsi e a risultare un po' frivolo, ma credo sia un problema di microfoni. Per il resto si ammira in Bruno Campanella la grande capacità di seguire e mai soverchiare il canto dei protagonisti.

                    lucia_regio__lucia_baritono

Di Elena Mosuc dirò che non mi ha convinto, anche se era alla 100ma Lucia della sua carriera. L a voce è piccola, chiara, poco appoggiata. Intonazione non perfetta, tutt'altro, pericolose oscillazioni nei primi acuti e mibemolli sopracuti striminziti e stiracchiati, alla “vorrei ma non posso”. Si spera in future prove migliori di questa.

 


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