OPERAGATE/ COSA SUCCEDE NEL MONDO DELL'OPERA?
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Venerdì 24 Luglio 2020 14:32


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Cosa sta accadendo nel mondo dell’Opera? Se lo chiedono in molti tra appassionati e curiosi, leggendo le numerose interrogazioni parlamentari e gli articoli riferiti a inchieste, trasmissioni , scandali, interviste, situazioni poco chiare all’interno delle bomboniere destinate all’Arte che più ci rappresenta nel mondo.

Mai prima d’ora si erano registrati tanti autorevoli interventi tra magistratura, politica e testate volte a far chiarezza in un ambito solitamente relegato alle notiziole in pagina Spettacoli. Si inizia a usare il termine “OperaGate” , per individuare una serie di dure problematiche e si invoca a gran voce l’onestà e la pulizia che l’Arte esige , sempre e comunque.

Procediamo con ordine e facciamo un pò di cronistoria.

Tutto nasce a Torino, sulla base di una inchiesta avviata dalla magistratura, che indaga sulla presunta corruzione, abuso d’atti d’ufficio e turbativa d’asta, operate dall’ex sovrintendente William Graziosi, dall’agente Alessandro Ariosi e da altri due personaggi interni al Teatro Regio. In sostanza e in sintesi i magistrati stanno indagando su un “sistema” che parrebbe essere stato applicato dalla coppia Graziosi-Ariosi in quel di Astana in Kazakhistan, dove è sito un teatro d’Opera molto attivo e  noto per i cachet estremamente appetitosi. Graziosi è stato responsabile della programmazione artistica ad Astana per un determinato periodo e Ariosi sarebbe stato il suo agente di riferimento, PRIMA della sua nomina a Torino come Sovrintendente. La denuncia parte da tre importanti figure del panorama lirico internazionale: il regista Henning Brockhaus, lo scenografo Ezio Frigerio (che in Kazakhistan lavora attivamente da circa un decennio) e il regista Giancarlo Del Monaco. In tre decidono di scrivere una lettera al Ministro dei Beni Culturali italiano (all’epoca Bonisoli) in cui denunciano le incongruenze e la poca chiarezza dell’operato di Graziosi, ai tempi sovrintendente del Regio di Torino, nominato dallo stesso Bonisoli con il beneplacito del Sindaco di Torino e del Mov5stelle.


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G.Del Monaco

Ho intervistato tutti e tre gli artisti e tutti mi hanno confermato il sistema adottato in Kazakhistan nei loro confronti: la promessa di un cachet molto alto, di cui una parte sarebbe poi andata al direttore artistico e un’altra all’agente con sede in Svizzera, il quale avrebbe stipulato i contratti direttamente con loro. Qualora questo sistema fosse stato adottato in Italia sarebbe stato un totale illecito, poiché in Italia è proibita la mediazione per gli agenti e autorizzata la sola rappresentanza. Ma anche per il Kazakhistan la faccenda non era stata chiara, poiché i cachet proposti agli artisti erano arrivati a cifre decisamente troppo alte anche per loro e comunque tali da insospettirli. Fu lo stesso Ezio Frigerio a dichiarare alla trasmissione “La Barcaccia” (e precedentemente agli inquirenti) che conoscendo personalmente il Sovrintendente del Teatro di Astana, fu lui a scongiurarlo di non firmare nulla. Brockhaus ancora peggio. Sarebbe stato invitato a pagare la cifra di 5000Euro per l’utilizzazione della sua Traviata in Astana, ritagliando questa somma dal proprio onorario , quanto a Del Monaco , anch’egli sarebbe stato pagato molto meno rispetto a quanto patteggiato e per di più senza contratto alcuno (Del Monaco lo ha richiesto più volte e finora non lo ha mai ricevuto, perchè?).Le dichiarazioni rilasciate da Graziosi e Ariosi sono state abbastanza laconiche. Graziosi ha detto di aver operato per il bene del Teatro Regio di Torino scritturando i migliori artisti sul mercato, l'agente Ariosi ha rilasciato una breve dichiarazione scritta al sottoscritto in cui dice che " stampa e social stanno strumentalizzando una vicenda" che è pronto a chiarire direttamente ai magistrati.

Gli inquirenti di Torino sospettano che il  “sistema Astana” possa essere stato applicato anche in Italia. E’ così? Lo sapremo alla fine della lunga inchiesta, per la quale sono state raccolte moltissime testimonianze tra dichiarazioni spontanee, intercettazioni, deposizioni di persone a conoscenza dei fatti, che continuano tutt’ora. E’ un’inchiesta molto capillare e non semplice poiché il mondo dell’Opera è estremamente composito e irto di tecnicismi, noti soprattutto a coloro che questo mondo lo conoscono a fondo e ivi lavorano. La difficoltà più grande, come sempre succede, sta nel rompere il muro di omertà e nel vincere le paure delle varie categorie coinvolte. Cantanti e agenti che temono vendette e ricatti, dirigenti dei Teatri all’insegna del “stiamo a vedere” o del ben peggiore “ha da passa’ ‘a nuttata “ di eduardiana memoria. Stupore e parziale sdegno del pubblico (“Finalmente!”, “Era ora!”)  con alcune , per me indecenti e ricorrenti frasette del tipo “La scoperta dell’acqua calda” , “Si sapeva” , “Vi stupite?” , che sono lo specchio esatto dell’atteggiamento italico eternato dai personaggi di Alberto Sordi: la vigliaccheria, la rassegnazione, il menefreghismo.

Dall’altro lato è scesa in campo la politica.

A latere dell’inchiesta di cui sopra vi è la vicenda non chiarissima della mancata nomina di Giancarlo Del Monaco come sovrintendente al Regio di Torino. L’inchiesta giornalistica condotta in maniera continua e pervicace da Myriam Massone sulla “Stampa” , fa capire che dopo un brindisi con Sindaco e altri funzionari che avrebbe dovuto sigillare la nomina, Del Monaco venne improvvisamente estromesso (con un pretestuoso ed errato utilizzo della Legge Madìa nei suoi confronti) e sostituito con William Graziosi, proprio lui. Cosa avvenne? Chi fece cambiare idea al Sindaco? La Appendino si è pronunciata in un “fui mal consigliata” , ma sia chiaro che finché il Sindaco e il Ministro non ratificano una nomina, detta nomina non è valida.

Fatto sta che sulla scia dell’inchiesta torinese e di questo “mistero” della mancata nomina, un battagliero consigliere comunale di Verona, Alessandro Gennari, del Mov5stelle, si insospettisce e allarga l’inchiesta nata a Torino a suon di interrogazioni , sia comunali sia addirittura parlamentari dove trova una inusitata trasversalità quindi l’appoggio di parlamentari non solo del proprio partito ma anche di partiti di opposizione. Caso unico di alleanza tra partiti di governo e oppositori, sotto l’egida della Musica che, in effetti, tutti unisce.

Assistiamo così a una impressionante serie di interrogazioni ,mai avvenute prima con tale frequenza, su casi tra loro disparati: le scritture presso Verona e Venezia di due agenzie “di riferimento” a discapito delle altre, situazioni di conflitto di interessi di ordine familiare,giornalistico, nepotismi, monopolio nella comunicazione, persino la sottolineatura dell’impiego di artisti oggetto di indagini all'estero su presunte molestie, scritturati in Italia come in una sorta di “refugium peccatorum” artistico. Ogni giorno abbiamo  interrogazioni al Ministro di questo tipo, compresa la Scala (dove torna la questione delle agenzie ricorrenti) e l’Opera di Roma .

Il Presidente dell’Anfols, l’associazione dei Sovrintendenti, Francesco Giambrone , si affida alla magistratura auspicando una risoluzione veloce che restituisca serenità all’ambiente e sottolinea che non tutti i teatri sono da colpevolizzare.Una posizione, quella del dott.Giambrone, assolutamente condivisibile, ben diversa dalla dichiarazione dell'attuale sovrintendente del commissariato Regio di Torino, Schwartz, il quale ha definito le accuse rivolte agli agenti come atti di invidia e/o gelosia determinati da altri agenti rivali, di fatto minimizzando, gravemente, l'azione della magistratura.La presidenza dell’Ariacs, associazione degli agenti, che come ovvio in questo momento tempestoso deve difendere la categoria degli agenti limpidi e per nulla votati al monopolio, emette uno scritto l’8 giugno del 2020 in cui rivolgendosi ai teatri lamenta “in molti casi le priorità riservate ai soli noti” . L’associazione dei cantanti, Assolirica, tace e attende l’esito delle indagini torinesi: i cantanti , del resto, sono i più spaventati e diciamolo pure i più fragili. Ricordiamo che una analoga inchiesta , nel 1975, avviata guarda caso dal famoso tenore Mario Del Monaco e dal magistrato Fico, si concluse con la ritrattazione (vergognosa) di molti dei cantanti chiamati a testimoniare contro teatri e agenzie di allora. Si annuncia un'estate calda.

 
AL BELLINI di CATANIA PARTE IL GRANDE RILANCIO
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Venerdì 24 Luglio 2020 08:29

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                      Il maestro Giovanni Cultrera di Montesano, Sovrintendente del Teatro Bellini di Catania


Tante notizie riguardanti i teatri lirici italiani non appaiono confortanti , ma una brilla sotto una luce diversa: è il rilancio del Teatro Massimo Bellini di Catania, dopo un periodo davvero molto negativo durato anni. Parliamo con il nuovo Sovrintendente , il maestro Giovanni Cultrera di Montesano e il nuovo direttore artistico , il maestro Fabrizio Maria Carminati, entrambi pronti a sfoderare un cartellone molto ricco e una serie di novità estremamente interessanti.

 Eri dicebamus . Avevamo lasciato il Bellini di Catania in una situazione debitoria abbastanza disastrosa , che lasciava temere il peggio.Immagino vi sia stato un lavoro di ricostruzione non indifferente? Lo chiediamo al sovrintendente Giovanni Cultrera di Montesano.

G.Cultrera : “ La situazione in effetti era molto difficile. Quando a dicembre mi sono insediato non c’era un direttore amministrativo, un direttore tecnico, in scadenza il direttore artistico, avevamo un direttore degli allestimenti scenici facente funzione e non c’era un responsabile per l’ufficio legale, in sostanza dovevo fare tutto da solo. Poi man mano abbiamo risolto il problema di questi ruoli vacanti, per fortuna. Consideri che  il reparto amministrativo contava una decina di persone a fronte di una pianta organica di 50 e oltre unità, risalente agli anni 90, con l’impossibilità economica di sostenerla e rimpiazzare man mano i posti vacanti. Attualmente siamo in dodici ma Le assicuro che grazie allo sforzo di tutti , con un continuo lavoro anche durante il periodo della pandemia, siamo riusciti a colmare ogni tipo di lacuna e soprattutto l’annoso problema dei pagamenti pregressi. Il nostro primo obiettivo è quello di saldare via via questi debiti, per dare un nuovo corso al Teatro , cosa non facile non per problemi di cassa quanto per l’esiguità del personale amministrativo.”

Il Teatro Bellini è allo stesso tempo Teatro di tradizione ed Ente regionale, l’unico con masse stabili e 11 mesi annui di programmazione. La Regione ha sostenuto immagino economicamente questo rilancio?

G.Cultrera: “ L’inversione di tendenza c’è stata. La Regione ha assicurato per i tre anni a venire oltre 40 milioni di Euro (13 milioni e mezzo ogni anno) , che possono garantire una dignitosa sopravvivenza e un rilancio nella programmazione. Non è certamente l’obiettivo finale. Fortunatamente abbiamo anche il Fondo Unico per lo Spettacolo e il contributo regionale del Furs, quest’anno raddoppiato per noi in deroga alla produzione, interrotta dal problema del virus. Consideri che noi siamo attualmente ancora in gestione provvisoria: dopo una serie di adempimenti potremo attingere a questi fondi. Come sa abbiamo corso il rischio di dover liquidare l’Ente fino a pochissimo tempo fa, così non è stato per fortuna. La Regione ha mostrato un forte senso di responsabilità nei confronti non solo nostri ma di tutti i teatri della Sicilia. Lo stesso Comune, con Salvo Pugliese (Sindaco di Catania) si è speso per la ristrutturazione del Teatro, l’aumento dei posti e l’agibilità degli stessi, che vogliamo portare da 950 ai 1200 previsti. Ci vorrà un anno ma l’iter è avviato.”

Catania ha sempre avuto un pubblico molto entusiasta e appassionato d’Opera. Ha riscontrato una risposta degli abbonati?

G.Cultrera :” Catania ha sempre avuto un pubblico molto colto, esigente, abituato al Bello. Negli ultimi anni c’erano state delle mancanze e un pò di disaffezione, considerando le difficoltà economiche che attraversava il Teatro. Da sei mesi ho riscontrato un notevole cambiamento , abbiamo avuto spesso il  tutto esaurito sia ai Concerti di Natale che alla Carmen di Bizet, con sette recite su sette senza un posto libero in sala. Fino addirittura al 3 marzo, un giorno prima della chiusura causa virus. Abbiamo avuto una lista di attesa talmente colma di persone che avremmo potuto realizzare altre due recite, riempiendo il Teatro. Dopo la chiusura stabilita dal Governo la reazione del pubblico è stata davvero bellissima: nessuno ha chiesto rimborsi o altro ma solo informazioni su quando il Teatro avrebbe riaperto. Posso confermare che recupereremo tutte le opere cancellate da dicembre in poi. Certo: a condizione che i protocolli ci consentano di alzare il numero dei posti , dai 200 consentiti adesso. Noi abbiamo quasi 3000 abbonati tra Lirica e Sinfonica, non possiamo fare 25 recite per fare entrare tutti.”

Se non erro il Teatro Bellini è stato l’unico a non adottare la cassa integrazione in questi mesi?

G.Cultrera: “Sì esatto. Hanno lavorato tutti in smart working, sia le masse artistiche che i tecnici, con corsi di formazione e altro. Abbiamo così abbattuto il numero delle prove permettendo di mantenere un livello qualitativo molto alto, che poi è il nostro più importante patrimonio. Possiamo affrontare in piena forma una stagione estiva impegnativa , fin dal 25 luglio. Torniamo dopo 25 anni presso la Villa Bellini, con tutta una serie di iniziative che Le dirà il nostro direttore artistico, maestro Carminati; torniamo a Taormina da protagonisti. Non era mai successo che il Galà di Ferragosto fosse affidato al Teatro Massimo di Bellini con  altre cinque date per bellissimi eventi. Torneremo al Castello di Lombardia a Enna, ripristinando una gloriosa tradizione. Personalmente sono molto orgoglioso di questi traguardi , legati anche alla celebrazione del nostro più importante compositore, Vincenzo Bellini, che va onorato nella maniera dovuta.”

Come sono i rapporti oggi tra Palermo e Catania. C’era una antica rivalità, c’è ancora?

G.Cultrera: “ La Regione ha creato un entusiasmo e una rete di collaborazione stretta tra Palermo, Catania e il Vittorio Emanuele di Messina , oltre all’Orchestra Sinfonica Siciliana. C’è una grande armonia tra queste realtà e una cooperazione assoluta.Un fatto storico. “


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             Il maestro Fabrizio Maria Carminati, Direttore artistico del Bellini            


Grazie maestro Cultrera e buon lavoro. Passiamo la parola al maestro Fabrizio Maria Carminati, nuovo direttore artistico. Tantissimi appuntamenti, con alcuni fiori all’occhiello…

F.M.Carminati: “ Direi che il ritorno a Taormina è un momento importantissimo per noi, il debutto avverrà questo sabato con “American Movies”, dedicato alle celebri colonne sonore. Il 30 avremo Traviata di Verdi in forma di concerto, con Irina Lungu, Stefan Pop e il baritono Franco Vassallo, l’opera verrà eseguita integralmente.”

Ecco, apriamo una parentesi filologica. Sarà quindi una Traviata senza tagli?

F.M.Carminati: “ Abbiamo obblighi di durata dati dai protocolli del Covid. Abbiamo ottenuto almeno una pausa, prima della festa di Flora, altrimenti avremmo dovuto fare tutto senza pausa. Ho dovuto operare piccoli tagli, ma impercettibili: avremo complete le cabalette, senza eccezioni. La Traviata come si esegue nei grandi teatri. Io sono legato alla maniera antica di fare Opera e quindi laddove i cantanti vogliano e possano far sfoggio delle loro qualità, con varianti e puntature acute, io ahimè non so rinunciare a queste.”

Bravo! Qui hai il mio applauso personale!

F.M.Carminati: “ Ritengo che le cabalette siano momenti di grande sfogo delle capacità dei cantanti , sempre che vengano espresse con senso teatrale e pertinenza drammaturgica. Naturalmente io elimino tutti i brutti vezzi tipo rallentandi non previsti , cose non scritte dall’Autore, ma laddove vi sono i grandi exploit che la gente si aspetta , dato che stiamo facendo teatro, occorre lasciare al cantante la possibilità di sfoggiare le sue doti.”

Infatti. Che senso ha per esempio eseguire due volte la cabaletta del tenore, “O mio rimorso” , senza varianti nel da capo. Serve solo a stancare lui e ad annoiare il pubblico .

F.M.Carminati: “ Sono d’accordo. Ho sempre pensato la stessa cosa. Ci sono momenti di bravura in cui il solista ha diritto a variare e , perché no, a chiudere con una puntatura acuta. Tra l’altro onorando una tradizione antica che ha fatto grande il teatro italiano. Io sono dell’avviso che bisogna sempre restare dalla parte del pubblico.”

Se poi un cantante non ce la fa o non ha questa facilità è inutile obbligarlo o stancarlo…

F.M.Carminati: “Esattamente. Comunque al di là di questa digressione, tornando al cartellone faremo i Carmina Burana il 12 agosto con Dario Lucantoni sul podio, il tenore Mukeria, il baritono Vassallo e il soprano catanese Manuela Cucuccio, figlia del famoso tenore Cucuccio (un magnifico cantante poco ricordato). Poi il 14 agosto un Galà belliniano molto importante, con quasi tutto il 1 atto di Norma, e nel finale musiche di Verdi e Puccini :canteranno Anna Pirozzi, Fabio Sartori, Simone Piazzola e Veronica Simeoni. Un quartetto d’eccezione. A breve presenterò un più ampio progetto belliniano , che eseguiremo a Villa Bellini, con sei concerti, tra cui Leo Nucci. Desirée Rancatore, Laura Giordano, Shalva Mukeria, Franco Vassallo. Questa città ha bisogno di fare una full immersion nel mondo dell’Opera e belliniano in particolare , ad alto livello. A Taormina faremo anche le 4 Stagioni di Vivaldi con la nostra orchestra d’archi e per chiudere un concerto dedicato a Gershwin e Ravel , con il maestro Christopher Franklin sul podio.Tengo anche a porre in rilievo l'allestimento di Idomeneo di Mozart il 6 settembre, al Teatro Massimo Bellini, per la regìa di Guy Montavon e la direzione d'orchestra di Claudia Patané, con Philippe Castagner, José Maria Lo Monaco,Maria Grazia Schiavo e Daniela Schillaci.”

 
OPERAGATE, VIETATA LA MEDIAZIONE AGLI AGENTI LIRICI
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Martedì 21 Luglio 2020 11:30

 Attorno alle questioni che agitano l’ambiente operistico italiano, la parte svolta dagli agenti lirici è centrale. L’agente lirico può svolgere una “mediazione” tra l’artista rappresentato e il Teatro che ne fa utilizzo? No, non può, la mediazione è proibita.

 

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Il mediatore è colui che mette in relazione due o più parti per la conclusione di un affare, in difetto di qualsiasi vincolo di collaborazione, di dipendenza o di rappresentanza rispetto alle medesime. In sostanza un agente, qualora avvisi un proprio artista  (cosa che avviene praticamente SEMPRE)  di  andare a esibirsi in un Teatro , lo fa fuori legge, perché sta esercitando una mediazione tra il Teatro e l’artista. Abbiamo casi continui, persino festeggiati su Facebook: “ Il mio agente mi ha detto di correre presso il Teatro tal dei tali per sostituire un mio collega malato”, ec. ec.

La legge n.8 del 1979 all’articolo 9 dice: “Sono abrogate le disposizioni degli articoli 47, 48 e 49 della Legge 14 agosto 1967 n.800, nonché le norme del Decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 1971 n.686 , fermo restando ogni divieto di mediazione. Quindi il divieto di mediazione non è mai stato abrogato e in ogni caso l’abrogazione della Legge 8 del 1979 comporta la reviviscenza degli ex articoli 47,48 e 49 della Legge 800/ 1967.

Il 30 luglio del 2008 , per cercare di “mettere una pezza” su una situazione davvero imbarazzante per tutti gli agenti lirici e per i teatri stessi, il Ministero per i Beni Culturali produsse una “circolare” (protocollo 0014102) a firma dott. Salvatore Nastasi, capo ufficio di gabinetto, in cui si interpreta l’avvenuta abrogazione della Legge n.8/1979 con la non reviviscenza degli articoli di cui sopra, determinando la legittima attività degli agenti lirici che agiscano mediante procura speciale,  di volta in volta conferita ai sensi del codice civile. Ma il Ministero sa bene che una circolare ministeriale non ha alcun valore legale né è vincolante per la Giurisprudenza. In sostanza, svolge una funzione di interpretazione della norma che le è vietata.

In definitiva l’attività degli agenti lirici come mediatori è ILLECITA. E’ autorizzata la rappresentanza, questo sì (Codice Civile art.1703 sul mandato di rappresentanza), ma per esempio non la propaganda di scritture avvenute con Teatri, quindi pattuizioni  relative alla pubblicità, assistenza legale e amministrativa, alla direzione artistica (e in Italia abbiamo persino  un caso conclamato di direttore artistico/agente ) e simili, contenute nel medesimo contesto.

Un ulteriore reato avviene nel momento in cui un agente venga visto all’interno del Teatro “trattare” col sovrintendente o col direttore artistico (o casting manager) , seduto davanti al computer. In questi casi (frequentissimi) abbiamo l’illecito della cosiddetta interposizione o intermediazione lavorativa, poiché il “datore di lavoro” va identificato nella figura apicale del Teatro (sovrinytendente , direttore artistico) e NON nell’agente che è solo un rappresentante, un procuratore (come per il Calcio, che è classificato appunto “spettacolo dal vivo”).

Stupisce davvero la situazione attuale e cosa salta fuori dalle inchieste di cui leggiamo sui giornali : agenzie che si comportano da “direzioni artistiche” , artisti convocati dagli agenti nei Teatri, super-mediazioni fuori legge in maniera conclamata.

Tutto ciò, sia ben inteso, vale NON PER TUTTI GLI AGENTI bensì per quelle ben individuate agenzie che operano da "mediatori" (proibito) e non come "rappresentanti" (consentito). Questo deve essere ben chiaro, perché non si pensi che TUTTI gli agenti siano fuori legge, lo voglio ribadire a chiare lettere. Chi è in regola, agisce onestamente, non usufruisce di corsie preferenziali, non determina un monopolio e RAPPRESENTA i propri artisti nei modi consentiti ovviamente NON rientra in questo discorso.

Credo sia urgente rimettere a posto tutta questa situazione, anche alla luce delle numerose interrogazioni in materia, sia parlamentari che presso vari consigli comunali. Lo dice la stessa circolare ministeriale invocando una riforma della legislazione “per disciplinare in maniera compiuta la professione di agente di spettacolo”.

 

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Il RIGOMICHIELETTO , DISTANZIATO E CONTENTO
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Domenica 19 Luglio 2020 17:37

 

 

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Ancora e forse per l’ultima volta torniamo sull’”evento”  musicale dell’estate 2020 : il Rigoletto di Verdi nella versione modernizzata da Damiano Michieletto.Successo dunque, grazie a un forte battage pubblicitario prima durante e dopo, la  presenza del Capo dello Stato, diretta televisiva (anche se sul canale “di nicchia” di Rai5) , scenografia desueta con parco macchine e giostra sul grande palco al centro del Circo Massimo, schermi, distanziamenti utilizzati come mantra doloroso ma “necessario” (ma poi…perchè?) , cast importante con direttore ugualmente importante.

Dal punto di vista strettamente mediatico, e per quanto riguarda la comunicazione, lo staff che promuove i successi di Damiano Michieletto può essere più che soddisfatto. L’operazione è riuscita . E’ vero, non ci sono più i critici di un tempo e la sola “benedizione” di Corrado Augias è un pò pochino per poter suonare le campane a festa, ma il trionfo annunciato si è poi concretizzato nei titoli dei vari giornali e dei Tg. A fronte di tanti turiboli agitati, in maniera anche sproporzionata,  notiamo un altro classico: la valanga di odi et amo presenti sul web. Con una prevalenza , mi pare abbastanza evidente, di detrattori che si accaniscono utilizzando concetti che ottengono l’ esatto contrario di ciò che si prefiggono: quello di avallare l’operazione compiuta dal regista veneziano. Leggere frasi ripetute del tipo “Povero Verdi” , “Verdi rotola nella tomba”, “Cosa avrebbe detto Verdi”, “Che tempi!” ( il più dotto “Mala tempora” ) , oppure “L’Opera è morta” , secondo me finiscono per giustificare l’operazione Rigomichieletto e persino per esaltarla , più di una recensione falsamente positiva.

Intanto chi può stabilire cosa volesse e cosa direbbe Verdi , se non evocandolo attraverso un medium davanti a un tavolino a tre gambe? Nessuno , eppure di queste frasi è letteralmente invaso ogni gruppo che parla d’Opera. Si potrebbe addirittura ipotizzare un Verdi, all’opposto, perfettamente in sintonia con l’impostazione modernista voluta dalla regìa, proprio per venire incontro alle esigenze di un pubblico più giovane, perché no? In fondo a chi interessa nel 2020 vedere il gobbo con il berretto multicolore e la corte dei Gonzaga in calzamaglia? Giusto a qualche nostalgico intransigente, a qualche talebano reduce dei vecchi loggioni…e poi, importantissimo :non fa chic!

 Eh sì, perché le mode e le tendenze impongono alla cosiddetta “intellighenzia” un atteggiamento totalmente lontano dagli orpelli e dal polverume dei “Rigolettacci di provincia” , ma che scherziamo? Ancora con i costumi d’epoca???  Roba vecchia, superata, già vista e rivista, fritta e rifritta. Verdi e Piave hanno previsto questo, il libretto dove lo mettiamo? Ma ragazzi: il libretto oggi non conta più. E’ puramente indicativo, pretestuoso, persino fuorviante. Chi dice più “E’ dessa, la mia diletta” ? Ma nemmeno nei Baci Perugina. Se a questo uniamo l’ignoranza crassa e dilagante di una italica popolazione quasi totalmente scevra delle più comuni nozioni di Storia , a cosa mai può servire una rievocazione della Mantova cinquecentesca e di una delle corti di cui parlò tutta Europa nel periodo rinascimentale? A nulla. Sarebbe come mostrare i geroglifici egizi a un criceto, sperando che il simpatico animaletto provi un qualche interesse.

Ovvio che in una situazione del genere l’unico sistema per avvicinare il pubblico, quello che sia, e tenerlo fisso davanti allo schermo, per oltre 10 minuti di seguito, è proporgli ciò che si aspetta, ciò che vede ogni giorno: abiti moderni desunti dai film di Coppola o dal superpremiato Joker, il puttanone con calze a rete, Gilda in lustrini con pistola, il tenore tra Elvis e John Travolta. Mettici pure macchine, una giostra , la solita roulotte (che ormai vediamo ovunque, in ogni opera) e i mega schermi , per fare un pò di cinema (che non guasta mai , in una società visiva e televisiva come questa). E’ una scelta a mio parere obbligata. Provate a immaginare un palazzo del Duca fatto di colonne palesemente finte, scene dipinte che il vento muove come vele, Rigoletto con la gobba più grande del suo corpo , Gilda vestita da cresimanda, Maddalena da Carmen , il tenore con le gambucce che spuntano da un abito pesante 15 chili…si voleva questo?

Il problema per me, lo ribadisco , è un altro. La Musica e la realizzazione tecnica.

La Musica di Verdi non è la colonna sonora di un film ma un meditato , sofferto , impegnativo tracciato melodrammatico . Non sto a fare qui un’analisi di questo straordinario componimento, rivoluzionario per i suoi tempi, ma nel Rigoletto c’è una nobiltà compositiva , una elevazione , una ricerca del colore espressivo che temono ben pochi confronti. Verdi non pensava alle supposte o presunte “genialità” dei registi futuri ma caso mai, inconsapevolmente, alla propria , infinita genialità. Verdi non ha composto un capolavoro, si è fatto egli stesso capolavoro: come i grandi sanno fare, andando oltre l’atto. La massima zen dell’agire senza dover agire. Ora, nell’operazione del Rigomichieletto la musica cozzava, a mio giudizio, violentemente contro le immagini proposte.Ma non perché la regia era “moderna” , bensì perché in troppi punti era mal realizzata tecnicamente. In questo Davide Livermore,ad esempio, ha una tecnica e una abilità nel gestire il mezzo filmico molto più solida , come ha dimostrato soprattutto in Attila e Tosca alla Scala. Pochi giorni di prove con i pur bravi cameramen? Probabilmente. Scarsa abitudine col mezzo televisivo, sincronia imperfetta , forse un pò di fretta ma soprattutto, insisto, la musica di Verdi, che è ben diversa da quella di Rossini, dove Michieletto si è trovato molto più a suo agio (mi riferisco al Viaggio a Reims romano, spettacolo a mio parere riuscitissimo). 

 

English translation


Again and perhaps for the last time we return to the musical "event" of summer 2020: Verdi's Rigoletto in the version modernized by Damiano Michieletto. Success therefore, thanks to a strong advertising hype before, during and after, the presence of the President Mattarella, live broadcast (even if on Rai5's "niche" channel), outdated scenography with car park and carousel on the large stage in the center of the Circus Maximus, screens, distances used as a painful but "necessary" mantra (but then ... why? ), important cast with equally important director.

 From a strictly media point of view, and as regards communication, the staff that promotes the successes of Damiano Michieletto can be more than satisfied. The operation was successful. It 's true, there are no longer the critics of the past and the only "blessing" by Corrado Augias is a little bit to be able to ring the bells, but the announced triumph then materialized in the headlines of the various newspapers and news programs. . In the face of many agitated thuribles, even disproportionately, we notice another classic: the avalanche of odi et amo on the web. With a prevalence, it seems to me quite evident, of detractors who are relentless using concepts that obtain the exact opposite of what they aim for: that of endorsing the operation performed by the Venetian director. Read repeated phrases like "Poor Verdi", "Verdi rolls in the grave", "What Verdi would have said", "What times!" (the more learned "Mala tempora"), or "The Opera is dead", in my opinion they end up justifying the operation Rigomichieletto and even to enhance it, more than a falsely positive review.

 Meanwhile, who can determine what Verdi wanted and what would he say, if not by evoking it through a medium in front of a three-legged table? Nobody, yet of these phrases every group that speaks of Opera is literally invaded. One could even hypothesize a Verdi, on the contrary, perfectly in tune with the modernist approach desired by the director, precisely to meet the needs of a younger audience, why not? After all, who cares in 2020 to see the hunchback with the multicolored cap and the Gonzaga court in tights? Just to some intransigent nostalgic, to some Taliban veterans of the old loggias ... and then, very important: it is not chic!

 Yes, because fashions and trends impose on the so-called "intelligentsia" an attitude totally far from the trappings and dust of the "Provincial Rigolettacci", but what joking? Still with period costumes ??? Old stuff, outdated, already seen and revised, fried and refracted. Verdi and Piave have foreseen this, where do we put the booklet? But guys: the booklet no longer matters today. It is purely indicative, pretentious, even misleading. Who says more "E 'dessa, my beloved"? But not even in Baci Perugina. If we add to this the crass and rampant ignorance of an Italic population almost totally devoid of the most common notions of history, what can a reenactment of sixteenth-century Mantua and one of the courts of which all of Europe spoke about in the Renaissance period? To nothing. It would be like showing Egyptian hieroglyphics to a hamster, hoping that the cute animal will have some interest.

 Obviously, in such a situation, the only way to approach the public, whatever it is, and keep it fixed in front of the screen, for more than 10 minutes in a row, is to offer them what they expect, what they see every day: modern clothes from Coppola's films or the award-winning Joker, the slut with fishnet stockings, sequined guild with a gun, the tenor between Elvis and John Travolta. Just put machines, a carousel, the usual caravan (which we now see everywhere, in every work) and mega screens, to make some cinema (which never hurts, in a visual and television society like this). In my opinion it is a forced choice. Try to imagine a palace of the Duke made of blatantly fake columns, painted scenes that the wind moves like sails, Rigoletto with the largest hump of his body, Gilda dressed as a confirmation, Maddalena da Carmen, the tenor with the legs that emerge from a heavy dress 15 kilos… did you want this?

The problem for me, I repeat, is another. Music and technical realization.

 Verdi's Music is not the soundtrack of a film but a thoughtful, painful, demanding melodramatic track. I'm not doing an analysis of this extraordinary composition here, revolutionary for its time, but in Rigoletto there is a compositional nobility, an elevation, a search for expressive color that fear very few comparisons. Verdi did not think of the supposed or alleged "genius" of future directors, but never, unconsciously, of his own infinite genius. Verdi did not compose a masterpiece, he made himself a masterpiece: as the great ones know how to do, going beyond the act. The zen maxim of acting without having to act. Now, in the operation of the Rigomichieletto, the music clashed violently, in my opinion, against the proposed images, but not because the direction was "modern", but because in too many places it was technically poorly realized. In this Davide Livermore, for example, has a much more solid technique and ability to manage the film medium, as he has shown above all in Attila and Tosca alla Scala. A few days of rehearsals with the good cameramen? Probably. Little habit with the television medium, imperfect synchrony, perhaps a little in a hurry but above all, I insist, Verdi's music, which is very different from that of Rossini, where Michieletto found himself much more at ease (I refer to the Viaggio a Reims of Rossini in Rome Opera House, show in my opinion very successful).

                 


                     

 


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