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Domenica 19 Luglio 2020 12:52 |
A seguito dell’importante interrogazione parlamentare avvenuta venerdì 17 luglio, prima firmataria l’onorevole Giorgia Latini, in merito alle inchieste sui teatri lirici si torna a parlare di Legge 800 art.29 che indica la scrittura “in misura prevalente” di artisti lirici italiani.
Abbiamo con noi due importanti avvocati, esperti in materia, Michele Lai e Francesco Andretta. Diamo loro la parola:
In alto nella foto : Avv. Michele Lai, in basso l'Avv. Francesco Andretta.
Avv. Lai: “E’ un piacere confrontarsi tra colleghi esperti in questo settore, siamo così pochi."
Avv. Andretta : “E’ un limite, purtroppo…"
Avv.Lai: “Ringrazio Enrico Stinchelli per questa occasione”
Sull’articolo 29 della Legge 800 mi sembra che abbiate pareri contrapposti, come si snoda questa questione in termini giuridici?
Avv. Andretta: “Se posso prendere la parola vorrei dire che non siamo in contrasto. L’avvocato Michele Lai ha sollevato alcune perplessità che poi sono anche le mie sulla validità di questo articolo in relazione alle norme comunitarie europee.
In questo momento gli artisti italiani sono i più penalizzati, al di là di ogni facile nazionalismo o sovranismo che sia: è una conseguenza logica di una situazione sotto gli occhi di tutti..
Avv.Lai: “ Questo articolo nasce nel 1967 ma poi nel 2000, la Legge 400 gli ha aggiunto la dicitura “in misura prevalente”, questo articolo è vigente. Tuttavia le fondazioni lirico sinfoniche si sono staccate, acquisendo l’autonomia, quindi il Ministero usa il criterio dell’art.29 per tutti i soggetti che svolgono attività musicali differenti dalle fondazioni lirico sinfoniche.Lo verifichiamo leggendo il decreto 29 luglio 2017, l’ultimo sul reparto del FUS, dove si legge al titolo 1: i predetti teatri devono impiegare non meno di 45 professori d’orchestra di nazionalità italiana o di paesi UE, salvo i casi della musica da camera, così vale per i Festival e per tutti gli Artisti in genere, compresi i compositori italiani (c’è proprio un punteggio apposito). Importante: il termine “comunitario” è sempre accompagnato dalla parola “italiano” , proprio per la libera circolazione del lavoro nella comunità europea. Questo vale per i teatri di tradizione e le istituzioni concertistiche mentre le Fondazioni, che si sono staccate da questi criteri avendo acquisito autonomia, hanno dei punteggi attribuiti dal Ministero sui loro programmi, per avere il FUS. A mio giudizio , quindi, la parola “artista italiano” deve essere accompagnata dal termine “artista comunitario”, il Ministero indica delle linee guida che potrebbero essere rafforzate, questo sì.”
Alla fin dei conti tutto si riduce al fatto che in una Traviata, non si può affidare la frase “La cena è pronta” a un comprimario straniero..
Avv.Lai: “ Questa è una problematica esistente. Se le fondazioni sono considerate aziende private finanziate dallo Stato e lo Stato indica l’opportunità di scritturare il cantante italiano, seguendo le varie normative, il privato fa quello che vuole. altrimenti se vengono considerate aziende pubbliche finanziate dallo Stato deve cambiare la natura giuridica. A quel punto una norma come quella dell’art.29 della Legge 800 torna ad avere la sua cogenza, che per ora hanno solo i teatri di tradizione ma sotto forma di criteri.”
Avv.Andretta: “E’ proprio questo il punto. La normativa europea che si occupa principalmente di questo problema è la n.43 sulla “razza e origine etnica”, caratteristiche indicative, semplificative e non chiuse, che per non discriminare nessuno, applica queste direttive sia nel settore pubblico che in quello privato, compresi gli organismi di diritto pubblico per quanto attiene (dalla lettera A alla lettera H) le condizioni di accesso all’occupazione al lavoro sia indipendente che autonomo.C’è un divieto di discriminazione per razza o origine etnica con efficacia verticale, quindi indipendente dalla natura pubblica o privata, quindi possiamo tranquillamente parlare di nazionalità. Quindi questa è una fattispecie abbastanza esemplare di discriminazione indiretta: ciò avviene quando la disposizione di un criterio o una prassi, apparentemente neutri, possono mettere le persone che appartengono a una determinata razza, origine o nazionalità in una posizione di svantaggio rispetto ad altre persone.
In questo caso in svantaggio sarebbero gli italiani?
Avv. Andretta :“ La direttiva precisa anche quali siano gli ambiti di applicazione e quali sono le possibili deroghe, tra cui l’articolo 4 che dice: ‘ in deroga all’art. 2 paragrafi 1 e 2 ,che disciplinano la discriminazione diretta e indiretta, gli stati membri possono stabilire che una differenza di trattamento basata su una caratteristica correlata alla razza o all’origine etnica non costituisca discriminazione laddove la natura di un'attività lavorativa o per il contesto in cui essa viene espletata tale caratteristica costituisca un requisito essenziale e determinante per lo svolgimento della attività lavorativa ,purché l'obiettivo sia legittimo e il requisito proporzionato . In breve, cosa dice l’art.4 ? Dice: non costituisce un’ipotesi di discriminazione qualora in ragione della natura dell'attività lavorativa che vado a svolgere o per il contesto in cui tale attività viene espletata la nazionalità è un requisito essenziale o determinante per lo svolgimento di tale attività.
Quindi ciò si collega al famoso art.29 della Legge 800?
Avv. Andretta: "Esatto. Purché, dice la norma, l'obiettivo sia legittimò e il requisito proporzionato. A questo punto noi dobbiamo andare a vedere se l'obiettivo dell’articolo 29 sia e segua una finalità legittima e se tale norma che impone una misura prevalente di artisti lirici italiani sia proporzionata. Per quanto riguarda la finalità non c’è dubbio che tale norma vada a tutela del patrimonio artistico e culturale italiano e se questa è la finalità, la finalità è legittima. Dal 1600 è proprio quello che facciamo e che insegnano a tutto il resto del mondo. Se l’articolo 29 dicesse che è previsto un esclusivo impiego di artisti lirici italiani sarebbe sicuramente sproporzionato e dunque la norma ilegittima, perché discriminatoria. Ma qui si indica una preponderanza , “in misura prevalente” . L’articolo indica anche che gli artisti stranieri che abbiano svolto attività in Italia per almeno 5 anni non rientrano nel limite previsto dalla Lettera A, cioè nella misura prevalente. Vengono cioè assimilati alla stregua degli artisti lirici italiani.
Avv.Lai: “ Però manca un raccordo.Il 1967 è ormai lontano e questo articolo 29 fu abrogato dalla prima Legge del 1998 , poi ripristinato dalla Corte Costituzionale che nel 2000 lo ha confermato con la dicitura ‘in misura prevalente’ .Viene applicato oggi alle attività musicali, cioè è applicato dal Ministero quando eroga il FUS ma solo per le attività musicali non per le Fondazioni.
Avv.Andretta: “ Arrivo a questo punto, Michele. C’è una sentenza della Cassazione delle sezioni unite, la 78/62 dell’11 giugno 2001 ,che esprime un principio di diritto estremamente semplice e cioè che le nuove fondazioni lirico-sinfoniche che sono effettivi datori di lavoro privati sono a tutti gli effetti, diritti obblighi e rapporti attivi e passivi, assimilabili agli ex Enti Lirici.Non c’è una trasformazione di rottura ma c’è una modifica della natura, come se fosse in ambito privatistico una fusione per incorporazione della società. Quello che era Ente Lirico e che oggi è Fondazione ha una sua continuità nel rispetto di tutti i diritti, obblighi, debiti e crediti, che le fondazioni ereditano dagli enti lirici. Quindi la continuità della vigenza di queste norme e di tutto il complesso delle norme previste dalla legge 1967 sono attualmente vigenti anche per le Fondazioni liriche.”
Avv.Lai: “ Sicuramente per quanto riguarda la continuità è così. Ma dato che ogni Fondazione ha il suo statuto , esse sono regolate dal proprio statuto in quanto enti privati.”
Avv.Andretta : “Sì Michele ma non solo dallo statuto però. E’ una situazione anomala , questo sì. Noi abbiamo assistito a una legislazione per queste Fondazioni spesso frammentaria, contraddittoria. Penso alla Legge Bray , in cui i lavoratori delle fondazioni in caso di malattia debbano essere trattati come dipendenti pubblici e quindi con una carenza del 20% della retribuzione.
Avv.Lai: “ Le Fondazioni stanno sempre più spostandosi verso aziende pubbliche. A mio giudizio manca proprio, in questo momento, una norma chiara e intellegibile.
Avv. Andretta : “ E’ una situazione anomala . Un ulteriore punto è questo: le fondazioni lirico sinfoniche dovrebbero per legge costituirsi al 50% con finanziamenti pubblici e al 50% su finanziamenti privati. Il problema è che attrarre soldi privati non è facile, a maggior ragione c’è la necessità di intervenire sulla dirigenza apicale delle fondazioni e di andare a costituire delle nomine sulla base di curriculum che rispecchiano l’esigenza di queste professionalità , cioè attività manageriali e che venga scisso quello che è oggi un potere accentrato dei sovrintendenti , che dovrebbero svolgere e taluni svolgono anche funzioni di direzione artistica. Insomma, bisognerebbe porre in equilibrio le capacità manageriali, organizzative sulla gestione delle fondazioni (avendo anche la capacità di attrarre capitali privati , come fa la Scala o Santa Cecilia, che è una questione di capacità non una questione ambientale, come dicono i più)…faccio l’esempio di Pereira alla Scala che ha prodotto in un anno circa 100 milioni di fatturato rispetto a 18 milioni di sovvenzione pubblica, dove la sovvenzione pubblica è ridicola, sproporzionata rispetto ai capitali privati..”
Avv.Lai: “Una privatizzazione vera, in sede di consiglio di indirizzo , soprattutto ottenendo capitali stranieri , rende assai più difficile l’applicazione dell’articolo 29 sui cantanti italiani. O si riporta tutto al diritto pubblico , allora il Ministero può intervenire …
Avv.Andretta; “Però ci possono essere quote di riserva…”
Avv.Lai: “Non è semplicissimo, va scritto molto bene il bando, affinché non sia impugnato dal Tar. Ma insomma: o c’è una autorità che obbliga per legge e quindi sanziona un sovrintendente che non scrittura artisti italiani, o interviene il Ministero.
Cerco di sintetizzare il Vostro interessantissimo confronto. Al Ministero sarebbe dunque demandato il compito di indicare se in questa fase difficile sia il caso di scritturare in misura prevalente più artisti italiani e di sanzionare eventualmente coloro che all’interno delle Fondazioni scritturano interi cast stranieri, persino in piccoli ruoli?
Avv.Lai: “ Io la vedo esattamente così. E’ il Ministero che dovrebbe prendersi carico di introdurre o criteri speciali ad hoc o norme che riformino il sistema.
Avv.Andretta: “Vorrei fare una osservazione. Sono d’accordo con Michele sulla posizione chiara che deve prendere il Ministero , però c’è un fatto oggettivo da un lato e di mera interpretazione giuridica dall’altro. Il dato oggettivo è che l’art.29 è una norma vigente e se è vigente è cogente. Il problema è che non è prevista una sanzione effettiva e dissuasiva al mancato rispetto dell’art.29, quindi lascia nel limbo questa tutela e quindi ampia discrezionalità al Ministero dei Beni Culturali, che ha l’onere e il dovere nel prendere atto che l’art.29 è vigente e cogente, e stabilire misure sanzionatorie nell’ipotesi del mancato rispetto .In maniera tale da non lasciare all’artista che si senta minato dalla mancata tutela e applicazione di questa norma di dover ricorrere a una azione giudiziaria.Azione che, viste le normative coinvolte, sarebbe lunga , perché toccherebbe sentire il parere incidentale non solo della Corte di Giustizia sulla applicazione corretta di questa norma, ma addirittura ci sarebbe anche l'ipotesi di una pregiudiziale costituzionale che possa far intervenire la Corte costituzionale stessa , con ulteriori lungaggini e incertezze interpretative.Molto probabilmente la stessa Corte , alla luce di provvedimenti che noi conosciamo , direbbe: la norma non è illegittimamente costituzionale oppure conforme alla Costituzione ma poiché non è prevista una sanzione è necessario l’intervento del legislatore per stabilire i termini di effettività e dissuasività , insomma torniamo al punto di partenza. Quindi è necessario cogliere l’occasione per perorare la necessità di un testo unico sulle Fondazioni…noi attualmente abbiamo una Legge quadro e poi, chissà perché , abbiamo avuto la necessità di intervenire sulle Fondazioni con una decretazione d’urgenza (dove l’urgenza non c’era) , con il famoso Decreto 59 del 2019, che ha creato una confusione maggiore rispetto alla disciplina vigente. Una cosa assurda. Invece di semplificare le norme e renderle più chiare , le hanno rese più contorte.
Avv.Lai: “Infatti. E’ mancata una visione unitaria sulle emergenze del momento.”
Avv.Andretta: “ Non puoi mandare avanti un decreto emergenziale su una visione stratificata di 30 o 40 anni. Io sto cercando di portare avanti un ‘azione che annulli il Decreto 59…è assurdo, è contro i principi degli articoli 76 e 77 della Costituzione. Diciamoci la verità, Michele: forse il legislatore ha interesse a mantenere frammentate queste normative, spigolose e contraddittorie?
Avv.Lai : “Sì è la solita condizione di Cenerentola della Musica. Io vedo più disinteresse che altro.”
Avv.Andretta: “Per me è una mancanza di coscienza, soprattutto nei confronti dell’Arte e della Cultura, cioè il patrimonio artistico italiano. Mettiamoci anche il Turismo, che subisce lo stesso trattamento da parte dello Stato e del governo. Cultura e Turismo sono i due punti nodali, fondamentali, degli interessi del paese e su cui si può produrre ricchezza con poco.Se noi andiamo a vedere i dati del PIL degli ultimi cinque anni riguardanti la ricchezza prodotta attraverso Arte,Cultura e Turismo verifichiamo che hanno gli stessi volumi e la stessa importanza di altri settori strategici del nostro paese.
Come vi spiegate un fatto del genere ?
Avv.Andretta: “Un governo serio dovrebbe tener conto di questa situazione!”
Avv.Lai: “ La mia conclusione è che sul piano sanzionatorio c’è un Ministero che controlla in sede di erogazione fondi poi ci sono probabili ispezioni ministeriali , però effettivamente occorrerebbe una maggiore attenzione…”
Avv.Andretta: “ Tutto ciò senza coerenza, caro Michele. Non appena cambiano i dirigenti al Ministero automaticamente cambiano le linee guida, non c’è coerenza. In contraddizione con un principio fondamentale della macchina amministrativa, i famosi principi di correttezza, buona fede e trasparenza che vengono letteralmente buttati nel cestino dei rifiuti!”
Io sono abbastanza sgomento. Una volta stabilito che la Cultura, la Musica,l’Arte , il Turismo sono un nostro bene primario e producono ricchezza, notizia che varrà la pena ribadire a chiare lettere, qual è il disegno perverso? Perché vengono trascurate in questo modo? E’ inspiegabile, ingiustificabile …
Avv.Andretta: “ E’ ingiustificabile . Perdonatemi un inciso: io nasco come giuslavorista presso la FIOM-CGIL .Non è possibile dare la massima attenzione al Gruppo Fiat che sicuramente ha tutte le necessità , le esigenze di sostegno pubblico per le attività produttive e occupazionali (lo si fa da 30 anni a mani basse da parte dello Stato) e da 30 anni invece si sfruttano , realtà oggettiva, le risorse culturali, le risorse artistiche degli italiani e il patrimonio artistico culturale italiano, che è più del 70% di tutto il mondo, concentrato nella nostra penisola. Non è solo il patrimonio del Bel Paese ma del Bel Canto, cioè della Musica. Sono 4 secoli che noi abbiamo inventato di tutto e di più e se poi vogliamo parlare anche delle capacità artistiche e professionali italiane, abbiamo tremila anni di Storia che ce lo confermano .Possibile mai che con un patrimonio del genere non lo utilizziamo ma lo sfruttiamo, a tutto detrimento della maggior parte della popolazione italiana. A Salisburgo e a Vienna c’è una stratificazione culturale di quello che è il loro patrimonio artistico, diffuso su tutta la popolazione, dall’operaio al dirigente, e invece noi non siamo in grado di promuovere all’interno del nostro territorio la cultura e l’Arte come strumento di produzione e di distribuzione della ricchezza? Ma di che cosa stiamo parlando?
Non sarà un fatto di mera ignoranza? Nanni Moretti coniò il motto “La cultura fa paura” …
Avv. Andretta: “ La cultura fa paura perché rende liberi, rende le persone coscienti.”
Avv.Lai: “ Ecco, su questo punto vorrei dire e confermare che c’è ignoranza a 360 gradi, sulle problematiche specifiche del mondo della Musica, sugli Artisti e sulle regole di fatto, sulle consuetudini che da secoli le disciplinano. Io vedo giudici smarriti anche di fronte a un semplice caso di ‘protesta’ di un cantante lirico, lo posso testimoniare come professionista di questo settore. E’ un mondo non molto conosciuto, questo è vero.”
Avv. Andretta: “Quando scrissi il primo ricorso sui contratti dei precari dello Spettacolo, ci ho messo quasi un anno per riuscire a capire loro cosa facevano e come lo facevano.Devo ringraziare quella che era all’epoca una mia assistita e che oggi è mia moglie per l’aiuto. Ho visto negli occhi di moltissimi magistrati su tutto il territorio nazionale un particolare sgomento nell’entrare in queste tematiche e devo dire che la mia fortuna è stata che una delle primissime sentenze, al Tribunale di Napoli, venne fatta da un giudice che oggi è in Cassazione, sezione lavoro, che si era diplomata alla Scuola di Ballo e che quindi capiva perfettamente di cosa stavamo parlando.”
Avv.Lai: “ Io per esempio mi sono diplomato in pianoforte al Conservatorio e sono vicino a tanti musicisti, ma mi rendo conto che il nostro è un mondo di nicchia e non dovrebbe esserlo. Vedo una difficoltà all'approccio , mancano corsi specifici sulla materia, insomma non è facile.
Avv. Andretta: “ Un’altra cosa va detta, non è possibile fare selezioni concorsuali che siano di diritto privato o pubblico per un tecnico o per un artista, per tutti i dipendenti, ma NON per le posizioni apicali cioè per i Sovrintendenti. Eh no…è contraddittorio. Cioè io per diventare un mega direttore alla Fantozzi non ho bisogno di dimostrare nulla poi se devo fare lo scenografo devo dimostrare diecimila cose, c’è una sproporzione ingiustificata, un’assenza di meritocrazia che non può essere tollerata.”
Spinoza diceva che “L’ignoranza è immorale” …
Avv.Lai: “Sottoscriviamo questa sentenza…”
Avv.Andretta: “Citata nella mia tesi di laurea, perché io mi laureai prima in Filosofia poi in Giurisprudenza, è un mio cavallo di battaglia .” |
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Giovedì 16 Luglio 2020 12:39 |
Michela Montevecchi, senatrice, vicepresid. 7 Commissione Cultura

Bolognese purosangue, vicepresidente della settima commissione Istruzione pubblica e beni culturali, la senatrice Michela Montevecchi è pronipote del famoso soprano Pia Tassinari, una delle più intense e significative interpreti negli anni Trenta del secolo scorso.
Con un certo giustificato orgoglio e commozione la senatrice ricorda la sua amata prozia , che aiutò tantissimo i suoi nipoti oltre ad aver dato tanto all’arte lirica italiana.
“In omaggio a Lei mi dedico tantissimo alle questioni operistiche, qui in Parlamento, voglio ricambiare la sua grande generosità” , esordisce.
Il DNA non mente mai…
“ Il mio unico grande cruccio è che sono stonata come una campana…”
Senatrice, nel corso delle inchieste che sto conducendo da oltre due mesi e sulla base delle notizie che quotidianamente giungono a noi, si sta rivelando un quadro abbastanza desolante riguardo alcune Fondazioni liriche.Un quadro che lascerebbe pensare al peggio tra scandali, bilanci non chiari, deficit, la scadenza della legge Bray a dicembre. Lei come vive questa situazione? La politica come affronta queste tempeste?
“Guardi, io sono come Le ho detto legata affettivamente a questo mondo e non voglio parlare di quadro desolante.Preferisco parlare di un momento di grande difficoltà, in cui ci sono parecchi nodi da sciogliere e in cui la politica deve assolutamente impegnarsi per trovare le soluzioni giuste. Lei parla con una persona che in tempi non sospetti , quando nella scorsa legislatura facevo parte di una forza politica di opposizione, ha portato avanti delle battaglie, ha posto in luce delle criticità e ha fatto proposte per risolvere queste criticità. Oggi secondo me non si può più rimandare un discorso di revisione di questo sistema e di presa in carico, ma davvero, di una riforma radicale di certi meccanismi.”
Lei è nota per essere molto determinata nelle Sue prese di posizione. Vogliamo aiutare il pubblico a capire quali sono esattamente queste criticità e quali vanno assolutamente combattute.Io individuo principalmente due filoni: uno è quello amministrativo, poiché indubbiamente la gestione di alcuni teatri è molto allegra con sprechi, confusioni e incongruenze , un ‘altra è la questione della corruzione che ha invaso questo mondo, come leggiamo dall’inchiesta nata al Regio di Torino. Lei come vede questi due aspetti?
“ A mio avviso, alcune criticità sono propedeutiche (mi passi il termine) a un ragionamento successivo , perché noi comunque ci portiamo dietro un problema ancora irrisolto derivante dalla natura ibrida di certe istituzioni. Da una lato c’è una forma di fondazione “privata” a cui è riconosciuto giustamente un interesse “pubblico”: da questa condizione ibrida si generano tutta una serie di problematiche anche per l’interpretazione di certe misure, che nel tempo poi hanno causato anche dei problemi gestionali.”
Quindi , per prima cosa serve una legge che regoli questa questione ambigua…
“ Dovremmo finalmente decidere se il comparto vada considerato privato o se riteniamo di aprire una discussione e un confronto su come renderlo pubblico. Il problema è che questa natura ibrida fa sì che talvolta le fondazioni siano considerate enti di diritto privato e talvolta come enti di diritto pubblico, anche se in realtà sono giuridicamente private.”
Sono giuridicamente private ma con soldi pubblici però…
“Percepiscono legittimamente soldi pubblici perché al comparto viene riconosciuto, giustamente. un interesse pubblico. Ricordiamoci che l’Opera lirica è la nostra “amabasciatrice nel mondo” ,ma non solo: la Lirica ci rende simpatici, ci apre le porte dei contesti culturali internazionali…”
L’Italia viene rispettata grazie all’Opera?
“ Sì…laddove l’Italia soffre talvolta di una rappresentazione negativa legata ad altri fenomeni che la interessano. Quindi io credo che questo nodo vada assolutamente risolto, se vogliamo poi procedere con la massima chiarezza. Non dimentichiamo che questa ambiguità è ricaduta sulle spalle dei lavoratori delle masse artistiche, coloro che più hanno pagato in questi anni e continuano a sopportare il peso delle difficoltà. Poi dovremo anche capire se noi intendiamo la cultura come una azienda, quindi con i conti in pareggio e magari anche capace di generare un profitto o se invece noi consideriamo la cultura una ricchezza intellettuale e spirituale, con un bilancio non tangibile, vista come arricchimento di una persona. Una bellezza da cui il cosiddetto “Made in Italy” trae costante ispirazione e crea produzione, generando così una ricchezza indiretta. Un indotto vero e proprio, tenendo però sempre presente la necessità di avere gestioni trasparenti, adeguate, corrette e oculate che abbiano come obiettivo il pareggio di bilancio. Senza mai dimenticare che è un comparto che va sostenuto, proprio per la ricchezza intangibile che genera.”
Quando potrà essere prodotta , secondo Lei, questa famosa legge quadro?
“ Le rispondo ma mi faccia dire che sono molto preoccupata da ciò che leggo sulla norma 160 del 2016, che prevede declassamenti e altre misure penalizzanti per questo comparto …”
La famosa Legge Bray, il prossimo 31 dicembre, giunge alla sua risoluzione conclusiva…
“ La famosa Legge Bray proponeva la rinegoziazione e ristrutturazione del debito con tutta una serie di misure che sono ricadute sulle spalle delle masse artistiche e tecniche. Poi nel luglio del 2016 è arrivato un articoletto nella Legge 160, dove è previsto il declassamento per i teatri che non avessero raggiunto determinati obiettivi e altre misure di contenimento della spesa a carico sempre dei lavoratori, e in subordine -se non ricordo male- anche il reparto dirigenziale. A tutto ciò hanno fatto seguito alcune proroghe della Legge Bray e poi, mi dispiace dirlo, nel luglio del 2019 nel Decreto Cultura dell’allora Ministro Bonisoli si reiterarono norme che davano la facoltà di licenziare o comunque rivedere le piante organiche qualora non fossero stati raggiunti determinati obiettivi.”
In un incontro che ebbi tempo fa con l’attuale Segretario Generale dello Spettacolo, Nastasi, mi venne fatto un quadro abbastanza preoccupante dei teatri italiani (non tutti, certamente) , schiacciati da debiti endemici e sostanzialmente irrecuperabili.In sostanza l’idea era quella di mantenere alcune grandi Fondazioni estremamente rappresentative, come poli di attrazione essenziali. In questi ultimi anni la situazione debitoria di alcune Fondazioni si è ulteriormente aggravata , siamo arrivati al capolinea?
“ Se c’è la volontà politica di far ripartire un comparto su basi più virtuose, adeguate, per far esprimere al meglio la qualità artistica complessiva, nulla è impossibile. Io non voglio rassegnarmi a una visione apocalittica del genere, non voglio neanche pensarci. E’ chiaro che in questi ultimi anni abbiamo assistito al fenomeno delle grandi “città d’Arte” concepito come poli di attrazione del turismo di massa, quindi al concetto delle “poche grandi istituzioni Lirico-sinfoniche” come se l’Italia non fosse un paese con un tessuto culturale molto esteso sul territorio , anche nei più piccoli meandri e nelle più piccole comunità. Un tessuto culturale che va valorizzato nella sua totalità non solo per il rilancio economico del territorio ma proprio per la funzione sociale che la cultura in tutte le sue articolazioni artistiche ha per la comunità di riferimento. Abdicare a sostenere una cultura diffusa per ragionare su grandi poli di attrazione significa rinunciare a sostenere la funzione sociale che la cultura ha da sempre, come generatore di ricchezza intangibile che fa di noi le persone che siamo. Fermo restando che il problema delle Fondazioni è la governance . Noi abbiamo chiesto nella scorsa legislatura e in questa una riforma della governance all’interno delle Fondazioni. Nella scorsa legislatura riuscii in aula, con un colpo da maestro, a farmi approvare un emendamento che prevedeva in caso di mala gestio acclarata dei sovrintendenti il loro allontanamento e l’impossibilità di ricoprire nuovamente quell’incarico in altre Fondazioni. Purtroppo non venne mai fatto il decreto attuativo e dunque è rimasta una norma senza decreto attuativo. Ci stavamo lavorando con il Ministro Bonisoli, poi è cambiato il governo. Ma io non demordo.”
Fa benissimo, è una norma fondamentale. Come per i magistrati, se un giudice sbaglia perché non deve pagare per il suo errore?
“Assolutamente. Questo va anche tutela di chi gestisce bene, per gli artisti e tutto il comparto. E’ una norma che tutela i bravi sovrintendenti, i bravi direttori artistici. Chiedere trasparenza, chiedere meccanismi di selezione delle cariche apicali un pò più slegate dalla politica, credo che vada a beneficio di tutti, quelli che hanno talento. Ci sono questioni che intaccano il sistema e fanno sì che il sistema appaia come non funzionante.Così non va.”
Non va, certo. Pensavo anche alla questione delle consulenze che si aggiungono alle normali figure previste dai regolamenti. Già il sovrintendente dovrebbe per statuto assumere il ruolo di direttore artistico, ma a questa figura oggi si aggiunge ulteriormente il casting manager. Si consideri il caso del San Carlo, che recentemente si ero protagonista di una polemica legata al depennamento di circa 100 artisti scritturati dalla precedente gestione. Fortunatamente parte di questi è stata riciclata , grazie anche alla Barcaccia di Rai Radio3 che si è battuta per farli riscritturare.
“Non entro nella questione specifica. E’ chiaro che il discorso delle consulenze vada affrontato, come anche la questione dei costi troppo elevati di talune produzioni o di forniture dai costi troppo alti. E’ chiaro: ci sono questioni legati alla gestione che in alcuni casi non hanno funzionato e per questo si generano queste situazioni. A mio avviso andrebbe rivisto il meccanismo di reclutamento e di selezione delle cariche apicali, che costituiscono la governance. Non metto sul banco degli imputati tutti i sovrintendenti ma pongo la questione della governance, cioè la “cura” necessaria per la gestione di queste Fondazioni.”
Io La ringrazio per la chiarezza e la Sua disponibilità. Le chiedo in conclusione: questa famosa legge cui stava lavorando l’ex Ministro Bonisoli, verrà ripresa o no?
“Bonisoli stava lavorando su una proposta di revisione licenziata dal Ministro Franceschini nel 2017, Codice dello Spettacolo dal vivo, per cui io presentai numerosi emendamenti, tra cui quello di cui Le ho parlato prima. Alla luce di tutto quello che sta accadendo, aspettando che le indagini nate a Torino vadano avanti, direi che sia il caso di prendere atto che è giunta l’ora di compiere dei passi concreti. Questo comparto merita di ripartire ma su basi diverse. A me piace dire ‘ andrà tutto bene se non sarà tutto come prima’. Se sarà tutto come prima, nulla andrà bene. Io ci sono, gli strumenti ci sono per un confronto e un esame con il Ministro.” |
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Mercoledì 15 Luglio 2020 21:02 |

Alcuni amici residenti all’estero ripetono una domanda che è quasi diventata un disco: “Cosa sta succedendo presso i Teatri italiani?” .In effetti è la prima volta da decenni che ogni giorno esce almeno una notizia riguardante lo stato “comatoso” (?) dei teatri d’Opera italiani, tra scandali , inchieste, interrogazioni, interviste, articoli che puntano il dito su incongruenze, fallimenti, incompetenze e altre amenità del genere.
Una questione mi pare emerga su tutte e merita delle considerazioni speciali. Cos’è “mafioso” nel sistema che regola le vicende operistiche in Italia, dall’organizzazione teatrale ai rapporti con le agenzie, le società di comunicazione, i cantanti, i giornalisti,i politici?
Mafia è una parola grossa e viene quasi sempre associata alla criminalità organizzata: alle stragi, al traffico della droga e delle armi, ai rapimenti, al racket, al “pizzo” , leggevo oggi persino ai soldi stanziati per il virus.
Giovanni Falcone, uno che di mafia se ne intendeva e che per la lotta alla mafia sacrificò la vita, disse una frase che resta definitiva: “Per combattere la mafia e contrastarne il potere bisogna seguire la traccia dei soldi”. E’ chiaro che il fine ultimo è quello di accumulare danaro, ricchezza, e con questa garantirsi potere e predominio, più tutta una serie di privilegi.
Il mondo dell’Opera è un mondo minuscolo: i dipendenti delle Fondazioni lirico-sinfoniche sono in TUTTA Italia appena 5000, nulla rispetto ad altre realtà. Vogliamo fare un piccolo confronto per capire di quale indotto economico stiamo parlando? La Champions League calcistica vale per una sola stagione circa 2 miliardi e mezzo di euro, il FUS Fondo Unico per lo Spettacolo ripartito per le Fondazioni lirico sinfoniche (che assorbono circa il 52% di tutti i contributi statali) è di circa 180 milioni di Euro, per TUTTI i teatri attivi nel nostro paese. Sono briciole rispetto al Calcio, quisquilie, bazzecole. Eppure sulla base di queste invero scarsissime risorse in Italia ci si scanna :agenti che vogliono avere il monopolio su tutte le piazze, dirigenti che viaggiano alla media di due milioni e mezzo di deficit in otto mesi di lavoro (vedi il caso del Regio di Torino) , direttori artistici di un recente passato che hanno portato quasi alla bancarotta le bomboniere dorate che tanto diletto donano al pubblico, con produzioni ipercostose , sprechi, varie ed eventuali.
Ma cos’è che anima in maniera tanto perversa il mondo del Teatro d’Opera? Quali sono le ragioni profonde oltre l’incapacità gestionale di alcuni? Cos’è la “mafia” in Teatro?
E’ un determinato comportamento, individuale o collettivo, una vera e propria “pratica sociale” come sostengono i più importanti studiosi della materia. La mafia in quanto tale non è una organizzazione segreta e basta bensì un “modo di essere” , che ormai si è ben radicato nel paese, a tutti i livelli.
Io ti do una cosa a te , tu mi dai una cosa a me, “non c’è amicizia che tenga senza la canestrella che vada e quella che venga” . Alle origini di questo fenomeno c’è il mutuo soccorso, la mano (non ancora nera) data all’amico per mandare avanti la sua pratica , la sua assunzione, la sua promozione, la sua scrittura. Il parentame che scende in campo: “è la figlia di…” , “è il nipote di…” , “è l’amante di…” , ovviamente con una corsia preferenziale per chi condivide amicizie importanti nella politica, nella magistratura. A tutti gli effetti ciò corrisponde a un classico atteggiamento mafioso, a un sistema mafioso certamente non delinquenziale e nemmeno illecito (nessuna legge proibisce la scrittura di un artista perché “figlio o nipote di…”) ma moralmente assai discutibile, soprattutto se tali rampolli finiscono per risultare incapaci o peggio disastrosi nelle loro prestazioni musicali.
Un tipico atteggiamento mafioso è quello intimidatorio: il ricatto, la minaccia, l’intimidazione, la diffida o la querela intesa come lite temeraria. In quest’ultimo caso siamo di fronte a un’azione legale o resistenza ad essa esperite con malafede e colpa grave, ossia con consapevolezza del proprio torto o con intenti dilatori o defatigatori.Si tratta d'una ipotesi di "responsabilità aggravata" di cui al comma 1 dell'art. 96 del codice di procedura civile italiano. In sostanza chi sporge querela ai fini di “zittire” una inchiesta, o “imbavagliare” chi cerca di informare sulle proprie malefatte è passibile di immediata condanna da parte del giudice. Stavo seguendo un interessante dibattito sulle minacce ricevute dal giornalista Giletti in merito alle sue recenti inchieste sulle scarcerazioni dei mafiosi, operate durante la quarantena.
Agli amici che seguono le vicende del “Sistema Opera” , avviatesi con l’inchiesta di Torino e con alcune speciali trasmissioni della Barcaccia dedicate all’argomento, do appuntamento alle notizie che stanno per giungere. Garantita una estate “calda” .
(English translation)
Some friends living abroad repeat a question that has almost become a record: "What is going on at the Italian theaters?" In fact, it is the first time in decades that every day news comes out at least concerning the "comatose" state (?) Of Italian opera houses, amid scandals, investigations, interrogations, interviews, articles that point the finger at inconsistencies, failures , incompetence and other such amenities. A question seems to me to emerge above all and deserves special considerations. What is "mafia" in the system that regulates opera events in Italy, from the theater organization to relations with agencies, communication companies, singers, journalists, politicians? Mafia is a big word and is almost always associated with organized crime: the massacres, the trafficking of drugs and weapons, the kidnappings, the racket, the "lace", I read today even to the money allocated for the virus. Giovanni Falcone, someone who knew about the Mafia and who sacrificed his life for the fight against the Mafia, said a sentence that remains definitive: "To fight the Mafia and fight its power, you have to follow the track of money". It is clear that the ultimate goal is to accumulate money, wealth, and with this guarantee power and dominance, plus a whole series of privileges.
The world of Opera is a minuscule world: the employees of the lyric-symphonic foundations are ALL 5000 in ALL Italy, nothing compared to other realities. Do we want to make a small comparison to understand which economic activity we are talking about? The Champions League for football is worth about 2 and a half million euros for a single season, the FUS Fondo Unico per le Spettacolo distributed for the symphonic opera foundations (which absorb around 52% of all state contributions) is around 180 million euros. , for ALL theaters operating in our country. They are crumbs compared to football, trifles, trifles. Yet on the basis of these indeed very scarce resources in Italy we split: agents who want to have a monopoly on all the squares, executives who travel at an average of two and a half million deficits in eight months of work (see the case of the Regio di Torino ), artistic directors of a recent past that have almost led to the bankruptcy of the golden favors that they give so much to the public, with hyper expensive, wasteful, various and eventual productions. But what is it that animates the world of Opera in such a perverse way? What are the profound reasons beyond the managerial inability of some? What is the "mafia" in the theater? It is a certain behavior, individual or collective, a real "social practice" as claimed by the most important scholars of the subject. The mafia as such is not a secret organization and is enough but a "way of being", which has now become well established in the country, at all levels.
I give you something to you, you give me something to me, "there is no friendship that keeps without the basket that goes and that that comes". At the origins of this phenomenon there is mutual aid, the hand (not yet black) given to the friend to continue his practice, his hiring, his promotion, his writing. The relationship that takes the field: "is the daughter of ...", "is the grandson of ...", "is the lover of ...", obviously with a preferential lane for those who share important friends in politics, in the judiciary. To all intents and purposes this corresponds to a classic mafia attitude, to a certainly non-delinquent and even illicit mafia system (no law prohibits the writing of an artist because "son or grandson of ...") but morally highly questionable, especially if these offspring end to be incapable or worse disastrous in their musical performances. A typical mafia attitude is the intimidating one: blackmail, threatening, intimidation, warnings or lawsuits intended as reckless quarrels. In the latter case we are faced with a legal action or resistance experienced with bad faith and gross negligence, that is, with awareness of one's own wrongdoing or with dilatory or defatigent intent. It is a hypothesis of "aggravated responsibility" of which in paragraph 1 of art. 96 of the Italian Civil Procedure Code. In essence, those who file a complaint in order to "silence" an investigation, or "gag" those who try to inform about their wrongdoings are liable to immediate conviction by the judge. I was following an interesting debate on the threats received by the journalist Giletti regarding his recent investigations on the release of the mafia, made during the quarantine. To friends who follow the events of the "Opera System", which started with the Turin investigation and with some special Barcaccia broadcasts dedicated to the topic, I give an appointment to the news that is about to arrive. A "hot" summer is guaranteed.
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News
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Martedì 14 Luglio 2020 18:52 |


E’ un personaggio scomodo come tutte le personalità prorompenti e dal carattere deciso. Una fastidiosa realtà per tutta la cattiva coscienza del mondo dell’Opera, un uomo che porta un nome glorioso e impegnativo al tempo stesso: Giancarlo Del Monaco, figlio del tenore Mario. La nostra chiacchierata non ha un inizio e non finisce mai, è l’incontro da due fiumi in piena , che hanno tanto da discutere sull’argomento che più amano: l’Opera, le sue luci ma soprattutto le sue tante ombre.
Giancarlo, mi ripeti la frase sui tedeschi?
“I tedeschi amano gli italiani ma non li rispettano, gli italiani rispettano i tedeschi ma non li amano . Qui hai tutta l’essenza dei rapporti tra queste due nazioni.”
Tu conosci bene la Germania , la tua attività è iniziata lì se non sbaglio?
“ No , sbagli. La mia prima regìa fu a Trapani nel 1965 con Sansone e Dalila di Saint-Saens e mio padre nel ruolo di Sansone.Pensa un pò te, si faceva il Sansone e Dalila a Trapani con Del Monaco!”
Vedi, si parlava di Germania. In Germania quasi tutti i sovrintendenti sono o registi, o direttori d’orchestra o comunque artisti. Il ministro della cultura vuole personalità competenti, legate al mondo dell’Arte. Ti nomina, ti mette vicino un direttore amministrativo con le palle e il teatro funziona di conseguenza, senza bisogno di altre figure. In Italia il sovrintendente si autonomina direttore artistico, ci prova e ovviamente non ci riesce, perché viene travolto dal lavoro in eccesso o dalla propria incompetenza.A quel punto spunta fuori il cosiddetto casting manager, una novità (costosa) degli ultimi 10 anni. Tutti costi in più per un lavoro che il sovrintendente dovrebbe fare per conto proprio. Nel corso della mia vita io sono stato per ben sei volte manager di un teatro: sono stato assistente del grande Felsenstein a Berlino, Intendant a Ulm , poi a Kassel, a Bonn per cinque anni (unico sovrintendente italiano nella storia della Germania) , a Macerata nel 1984, a Nizza , al Festival delle Canarie a Tenerife. Pensa che a Kassel mi occupavo anche della prosa, una città di 250.000 abitanti (tipo Bologna per intenderci) , produceva 400 recite l’anno (!!) in tre diversi teatri.”
In Germania esistono situazioni torbide , come quelle italiane?
“No, in Germania esiste una forma di rivalità anche accesa ma sana, non c’è la mafia. A Bonn avevamo i migliori cantanti , pensa nella stessa stagione si esibivano Kraus, Domingo, Carreras, Pavarotti. Facevo tutto da solo, non avevo bisogno di alcun direttore artistico o casting manager che fosse. In Italia le agenzie liriche ,tanto discusse, non sono altro che una parte del lavoro che dovrebbe svolgere il direttore artistico o il sovrintendente. Ma quando mai un Francesco Siciliani, un Labroca , un Lanza Tomasi hanno mai avuto bisogno di questi appoggi? Sono la palese dichiarazione, l’ammissione pubblica di un fallimento, di una incompetenza: se riempi di consulenti un teatro vuol dire che tu, sovrintendente, non sei in grado di farne a meno ”
Mettici sopra pure la questione del virus, i protocolli , la mazzata finale su un settore già in fortissima crisi…
“Sì appunto. Si va avanti con la cassa integrazione, pagata dallo Stato, e accumulando il tesoretto del Fus finché dura. Ma non è onesto nei confronti dei lavoratori del teatro, che si ritrovano con lo stipendio decurtato e senza un’attività che garantisca loro una continuità vera.”
Io ho sempre sostenuto che la questione del virus sia pretestuosa e che , paradossalmente, sia stata una panacea per i teatri sommersi dai debiti…
“ Debiti che tra l’altro (e questo va detto in maniera chiara e onesta) non sono cosa di adesso ma la conseguenza di annose gestioni fallaci. E’ un cumulo di anni e anni, nodi che solo in questi mesi vengono al pettine. Io ne parlavo già 10 anni fa.”
Tu sei nato in tempo di guerra, nel 1943, ho saputo che tuo padre fece un viaggio incredibile e rischiosissimo per raggiungere tua madre e abbracciarti.
“Sì è vero, mio padre aveva appena finito di cantare Tosca al Teatro Olimpia a Milano e doveva esibirsi al Coccia di Novara nella stessa opera.La notizia della mia nascita lo raggiunse tra una Tosca e l’altra. Con mio padre il rapporto fu molto bello e importante: era severo, mollava pure qualche proficuo manrovescio se era il caso ma mi aiutò molto nella prima fase della mia carriera. Pensa che io e lui abbiamo fondato il Festival di Montepulciano , organizzando un Rigoletto in piazza e poi concerti al Teatro Poliziano, dopo il suo restauro. Figurati che dentro quel gioiello, completamente abbandonato a sé stesso, c’erano le galline sul palco che covavano le uova! Poi abbiamo affidato il Festival a Henze, che lo portò alla notorietà mondiale che tutti conoscono.”
Parliamo un pò di regìa d’Opera, tema di grande attualità visto che i registi contano assai più dei cantanti in una recensione. C’è una netta frattura tra il cosiddetto “Regietheater” alla tedesca, con le sue provocazioni talvolta più che estreme, e il teatro di tradizione, legato a vecchi stilemi. Io divido le regìe in “sceme” e “intelligenti” , separo cioè la provocazione fine a sé stessa e le vere e proprie cretinate da una regìa che sia anche innovativa ma sensata, rispettosa delle volontà degli Autori. C’è molta confusione tra il pubblico e sulla stampa.Tu cosa ne pensi?
“Guarda , a me queste baruffe fanno un pò ridere, sono organizzate abilmente dagli uffici stampa dei vari protagonisti per far parlare, per creare l’attenzione mediatica. Io ho iniziato come assistente del grande Walter Felsenstein a Berlino est, città in cui egli operò dal 1947 al 1975 anno della sua morte. Lui come sai perseguì l’ideale di quello scavo drammatico sui personaggi definito poi “realismo espressivo” , senz'altro l’origine del lavoro successivo dei più grandi registi. Il più grande dei quali oggi per me è McVicar. Nella mia carriera ho realizzato finora più di 80 regie di cui 11 nella sola Monaco di Baviera, e poi Vienna, Metropolitan di New York , Amburgo,Francoforte , Stoccarda…”
Scala?
“ Figurati…alla Scala mi impose il grande maestro Sawallisch per “L’amore di Danae” di Richard Strauss. Se non fosse stato per lui …pensa che mia madre, all’ingresso del Teatro, ascoltò i commenti di un noto critico musicale che senza ancora aver visto lo spettacolo già commentava così: ‘Che c’entra Del Monaco con Strauss??? Non lo farò passare…’ . Capisci? PRIMA di aver visto lo spettacolo!!!??”
Un classico, è successo a tanti e purtroppo ancora succede…
“ Ma sì, è cambiato tutto. Ma dove sono i critici di quando ho iniziato? Gli Abbiati, i Confalonieri, Celli, Pannain, Alberto Savinio …c’era Eugenio Montale che recensiva gli spettacoli!!Attualmente le tue regie vengono presentate alle pubbliche relazioni, alle società di comunicazione, ai press agents che premiano la tua Prima e organizzano la tua visibilità…pagati! E i critici chi sono? Figure a mezza via tra cronisti di costume, bloggers. La gente legge a malapena i titoli, guarda le foto, i flash di agenzia e tutto finisce lì. E’ una critica musicale seria, vera questa? Io ho avuto critiche fantastiche da Paolo Isotta ma oggi se non hai un agente e un ufficio stampa non vali nulla, non sei nessuno.Alcuni sovrintendenti dipendono da loro, tant’è che vi sono conflitti di interesse palesi.
Adesso, per esempio, si parla di questo Rigoletto ‘moderno’ che andrà in scena a Roma, al Circo Massimo. Ma quale Rigoletto ‘moderno’?? Rigoletto così se ne vedono in Germania da almeno quarant’anni! Michieletto forse non era nemmeno nato! Jonathan Miller fece un Rigoletto quarant’anni fa ambientato a New York, con i juke-box e la lotta tra le bande rivali, lo chiamarono il “Mafia-Rigoletto” , e allora? Non è questo un riciclaggio di idee viste e riviste da decenni? Io ne ho fatte una ventina almeno di regìe così, come si dice “decontestualizzate”. La mia Manon Lescaut realizzata a Bonn , fu ambientata nell’America di “Easy rider”.
Me ne puoi citare qualcuna?
“ Certo. Nel 1971 una mia Madama Butterfly a Dortmund fece uno scandalo incredibile, al punto che uno spettatore alla fine mi tirò una scarpa! Io me la infilai in tasca e gli dissi: ‘Stasera torni a casa con una scarpa sola!’. Ambientai l’opera in Vietnam (eravamo nel pieno del conflitto), nel finale Cio Cio San si suicidava e sullo sfondo appariva la Statua della Libertà con una Coca Cola in mano. A Karlsruhe feci un Nabucco con le scene del mio fido scenografo Mike Scott (con lui ho realizzato 5 produzioni al Met) in cui eravamo in Irak, con Saddam Hussein (Nabucco) che attacca Israele ma poi, dopo un sogno, si redime. Abigaille a un certo punto gli lancia una bomba addosso e lo acceca…insomma…una regia politica a tutti gli effetti, finì sulle prime pagine di tutti i giornali. Dopo un paio di recite il teatro venne minacciato da un presunto gruppo di iracheni e si paventò la presenza di una bomba, per cui saltarono le recite successive.Io girai sotto scorta, minacciato di morte a mia volta. Ottenni persino il porto d’armi . Dovetti persino rifugiarmi a Strasburgo fino a quando si calmarono le acque.”
Una vita spericolata, non c’è che dire…ma in Italia? Nemo propheta in patria?
“ In Italia mi hanno cancellato, forse perché so troppo, forse per la mia forte personalità. Io sono uno che parla, che dice le cose che pensa. Mi basta ascoltare tre note di un cantante e ti dico se è adatto o no, non le mando a dire. Già mio padre era inviso a molti, figuriamoci. Fu lui a iniziare la querelle contro i taglieggiamenti degli artisti nei teatri nel 1975…”
Già, la famosa inchiesta del magistrato Fico, che mandò in galera sovrintendenti e agenti del tempo…
“ …sì , con 40 artisti dalla parte di mio padre (tra cui Walter Alberti, Aldo Protti) , fu uno scandalo che andò su tutti i giornali del tempo…”
E come finì?
“Niente, si fecero qualche giorno di galera i vari inquisiti, poi molti cantanti ritrattarono , impauriti…e tutto finì nel nulla. Mio padre ne soffrì molto, pochi rimasero onesti e fermi nelle loro denuncie. Fico rilasciò dichiarazioni durissime, disse che l’ambiente operistico era vergognoso, corrotto e se avesse saputo da chi era composto non avrebbe mai iniziato l’inchiesta (alludeva ovviamente a quelli che ritirarono le accuse, ai codardi che vennero comprati). Ma questo è un atteggiamento tipico italiano, purtroppo: omertoso, vigliacco. I gradi registi del cinema lo hanno capito, vedi Sordi ne “La grande guerra” . L’italiano è estremo: quando è coraggioso diventa un eroe , quando è fifone tace, si nasconde .”
Sulle orme di Tuo padre , assieme al regista Brockhaus e allo scenografo Frigerio , avete ri-avviato una nuova “Operopoli” , con le denuncie all’ex sovrintendente Graziosi e all’agente Ariosi, oggi indagati dalla Procura di Torino. Come mai questa iniziativa?
“Io la chiamo ‘l’onda lunga di Amuchina’ , che mai come adesso è di moda. Per lavare, per pulire questo ambiente. Noi tre abbiamo inviato una lettera al Ministro per denunciare lo stato delle cose, i taglieggiamenti subiti e il rischio che al Regio di Torino si instaurasse il sistema varato ad Astana, in Kazakhistan. Spero che questa inchiesta giunga al più presto ai rinvii a giudizio, il magistrato torinese è molto determinato e quella Procura è seria, dinamica. Hanno acquisito valanghe di materiale e per fortuna la gente ha iniziato a parlare, sulla scorta delle notizie uscite nelle ultime settimane. Chi ha sbagliato pagherà. Per fortuna si è formato un gruppo importante di personalità coraggiose e determinate, anche tra i politici , il che è importantissimo per situazioni così complesse.
Non so chi scrisse che la differenza tra successo e fallimento sta nel non rassegnarsi. Tu ti sei mai rassegnato all’ostracismo che subisci nel tuo paese?
“ Mai! Sono come mio padre, un combattente. Certo, ho avuto momenti di sconforto e di forte depressione, soprattutto dopo il fattaccio di Torino, in cui mi sono visto prima festeggiato come prossimo sovrintendente del Teatro Regio e poi improvvisamente defenestrato, per la nomina ricevuta da Graziosi. Ingannato dalla Appendino (sindaco di Torino n.d.r.) e danneggiato enormemente nella mia immagine. Mi avevano addirittura incaricato di cercare subito un nuovo direttore musicale, sostituto di Noseda .Era testimone Pierluigi Dilengite (allora consigliere del Ministro Bonisoli) a questo colloquio. E’ stata invocata la Legge Madia contro di me, in maniera falsa poiché valeva solo per i lavoratori dipendenti e non per gli autonomi , come io sono sempre stato. Sono stato persino ostracizzato dopo, con un veto del nuovo sovrintendente Graziosi (indagato ora per corruzione e altri reati) acciocché io non mettessi piede in teatro, di questo ho i testimoni.“
Non riesco a capire questo voltafaccia, Torino versa attualmente in condizioni davvero preoccupanti?
“Non lo so. Gente che gravita attorno alla Appendino, una mia supposizione. Certo che il comportamento è stato vergognoso.Una legge non applicabile a me, Graziosi che ha giocato sporco fingendosi amico e poi pugnalandomi alle spalle. Questa faccenda mi è costata due anni senza lavoro, avevo regie che ho eliminato per restare a Torino. Sono rimasto nel vuoto completo, non un teatro italiano mi ha chiamato. In Italia lavorano due tre registi e basta, quelli con gli agenti più importanti e le società di comunicazione più importanti ,in Italia funziona così caro mio. Penso a quanto avesse ragione Verdi nel musicare il monologo dell’Onore in Falstaff. Ma di una cosa sono certo: dopo questa intervista lavorerò in Italia ancora di meno, tanto…meno di niente non esiste nulla.”
(English version)
Giancarlo Del Monaco is an uncomfortable character like all bursting personalities and with a strong personality. An annoying reality for all the bad conscience of the Opera world, a man who bears a glorious and demanding name at the same time.
Our chat has no beginning and never ends, it is the meeting between two rivers in full, with much to discuss on the topic they love most: the Opera, its lights but above all its many shadows.
Giancarlo, will you repeat the phrase about the Germans?
“Germans love Italians but don't respect them, Italians respect Germans but don't love them. Here you have all the essence of the relationship between these two nations. "
You know Germany well, did your activity as director start there if I'm not mistaken?
"No, you're wrong. My first direction was in Trapani in 1965 with Samson and Dalila of Saint-Saens and my father in the role of Samson. Think a little about you, Samson and Dalila were doing in Trapani with Del Monaco! "
Today I don't think Opera will be done in Trapani anymore, after the "Di Stefano" Competition and the Trapani’s Luglio Musicale in serious economic difficulty ...
"A whole different story. See, there was talk of Germany. In Germany almost all the supervisors are either directors, conductors or artists in any case. The minister of culture wants competent personalities, linked to the world of art. He appoints you, puts an administrative director next to you with balls and the theater works accordingly, without the need for other figures. In Italy, the superintendent calls himself artistic director, tries and obviously does not succeed, because he is overwhelmed by excess work or his own incompetence, at which point the so-called casting manager comes out, a (expensive) novelty of the last 10 years. All extra expenses for a job that the superintendent should do on his own. During my life I have been a theater manager six times: I was assistant to the great Felsenstein in Berlin, Intendant in Ulm, then in Kassel, in Bonn for five years (the only Italian superintendent in the history of Germany), Macerata in 1984, in Nice, at the Canary Islands Festival in Tenerife. Do you think that in Kassel I was also involved in prose, a city of 250,000 inhabitants (like Bologna for instance), produced 400 performances a year (!!) in three different theaters. “
Are there bad situations in Germany, like the Italian ones?
"No, in Germany there is a form of rivalry even heated but healthy, there is no mafia. In Bonn we had the best singers, all regularly enrolled, think Kraus, Domingo, Carreras, Pavarotti performed in the same season. I was doing everything myself, I didn't need any artistic director or casting manager who he was. In Italy the lyrical agencies, which are so much discussed today, are nothing more than disguised artistic directions. But when have a Francesco Siciliani, a Labroca, a Lanza Tomasi ever needed these supports? They are the blatant declaration, the public admission of a failure, of incompetence: if you fill a theater with consultants, it means that you, superintendent, are unable to do without it and therefore the debt, the deficit that grows, up to at levels no longer bearable. Commissariats, downgrades, sector crisis. "
Put on it also the issue of the virus, the protocols, the final blow on a sector already in a very strong crisis ...
"Yes, indeed. It goes on with the layoff, paid by the state, and accumulating the treasury of the Fus while it lasts. But he is not honest towards the theater workers, who find themselves with their wages cut and without an activity that guarantees them real continuity. "
I have always maintained that the issue of the virus is a pretext and that, paradoxically, it has been a panacea for the theaters flooded with debt ...
"Debts which, by the way (and this must be said clearly and honestly) are not of today but the consequence of long-standing fallacious managements. It is a cumulation of years and years, knots that only come to a head today. I was already talking about it 10 years ago. "
You were born in wartime, in 1943, I learned that your father made an incredible and very risky journey to reach your mother and hug you.
"Yes, it is true, my father had just finished singing Tosca at the Olimpia Theater in Milan and had to perform at the Coccia di Novara in the same opera. The news of my birth reached him between one Tosca and another. The relationship with my father was very beautiful and important: it was severe, it also gave up some profitable backhand if it was the case but it helped me a lot in the first phase of my career. Do you think he and I founded the Montepulciano Festival, organizing a Rigoletto in the square and then concerts at the Poliziano Theater, after its restoration. Imagine that inside that jewel, completely abandoned to itself, there were the chickens on the stage that brooded the eggs! Then we entrusted the festival to Henze, which brought it to the worldwide fame that everyone knows. "
Let's talk a little bit about Opera direction, a very topical issue today given that directors count far more than singers in a review. There is a clear break between the so-called German "Regietheater", with its sometimes more than extreme provocations, and traditional theater, linked to old styles. I divide the directories into "idiots" and "intelligent", that is, I separate the provocation as an end in itself and the real idiots from a direction that is also innovative but sensible, respectful of the authors' wishes. There is a lot of confusion between the public and the press. What do you think?
"Look, these scuffles make me laugh a little, they are cleverly organized by the press offices of the various protagonists to make people talk, to create media attention. I started as assistant to the great Walter Felsenstein in Berlin, the city where he worked from 1947 to 1975 the year of his death. He, as you know, pursued the ideal of that dramatic excavation of the characters, then defined as "expressive realism", certainly the origin of the subsequent work of the greatest directors. The biggest of which for me is McVicar. In my career I have made 80 directories so far, 11 of which in Munich alone, and then Vienna, the Metropolitan of New York, Frankfurt, Stuttgart ... “
La Scala?
"Imagine ... the great master Sawallisch imposed me on La Scala for "The love of Danae “ by Richard Strauss. If it weren't for him ... do you think my mother, at the entrance of the Theater, listened to the comments of a well-known music critic who, without having yet seen the show, already commented as follows: 'What does Del Monaco have to do with Strauss ??? I will not let him pass ... " Do you understand? BEFORE seeing the show !!! ?? ”
A classic, it happened to many and unfortunately it still happens ...
"But yes ... where are the critics of when I started? The Abbiati, the Confalonieri, Celli, Pannain, Alberto Savinio ... there was Eugenio Montale who reviewed the shows !! Today your directories are presented to public relations, communication companies, press agents who reward your Prima and organize your visibility ... get paid! And who are the critics? Figures halfway between costume reporters, bloggers, chat experts. People barely read headlines, look at photos, agency flashes, and it all ends there. It is a serious music criticism, is this true? I have had fantastic criticisms from Paolo Isotta but today if you do not have an agent and a press office you are worth nothing, you are nobody. The superintendents depend on them, so much so that there are obvious conflicts of interest.
Now, for example, there is talk of this 'modern' Rigoletto that will be staged in Rome, at the Circus Maximus. But which 'modern' Rigoletto ?? This is how Rigoletto has been seen in Germany for at least forty years! Michieletto was perhaps not even born! Forty years ago Jonathan Miller made a Rigoletto set in New York, with the jukeboxes and the fight between rival bands, they called him the "Mafia-Rigoletto", so what? Isn't this a recycling of ideas seen and revised for decades? I have made about twenty of them at least like this, as they say today "decontextualized".
Can you mention me a few?
" Sure. In 1971 one of my Madama Butterfly in Dortmund made an incredible scandal, to the point that a spectator finally pulled me a shoe! I put it in my pocket and said: 'Tonight you will go home with one shoe!'. I set the opera in Vietnam (we were in the midst of the conflict), in the final Cio Cio San committed suicide and in the background the Statue of Liberty appeared with a Coca Cola in his hand. In Karlsruhe I made a Nabucco with the scenes of my trusted set designer Mike Scott (with him I made 5 productions at the Met) where we were in Iraq, with Saddam Hussein (Nabucco) attacking Israel but then, after a dream, he redeems himself. Abigaille at a certain point throws a bomb on him and blinds him ... in short ... a political direction in all respects, ended up on the front pages of all newspapers. After a couple of performances, the theater was threatened by the Iraqis and the presence of a bomb was feared, so the subsequent performances were skipped. I turned under escort, threatened to die in turn. I got a gun license and put a Walter pistol in my pocket, which I still have but which I am authorized to use only in Germany. I even had to take refuge in Strasbourg until the waters calmed down. "
A reckless life, no doubt about it ... but in Italy? Nemo propheta at home?
“In Italy they canceled me, perhaps because I know too much, perhaps because of my strong personality. I am one who speaks, who says the things he thinks. Just listen to three notes from a singer and I'll tell you if it's suitable or if it sucks, I don't send them to say. Already my father was outraged by many, let alone. It was he who started the quarrel against the shredding of artists in theaters in 1975 ... "
Yes, the famous investigation by the magistrate Fico, who sent superintendents and agents of the time to jail ...
"... yes, with 40 artists on my father's side (including Walter Alberti, Aldo Protti), it was a scandal that went to all the newspapers of the time ..."
And how did it end?
"Nothing, a few days in jail for the various inquisitors, then many singers retracted, afraid ... and everything ended up in nothing. My father suffered greatly, few remained honest and firm in their complaints. Fico made very harsh statements, said that the operatic environment was shameful, corrupt and that if he knew who he was composed of he would never have started the investigation (obviously alluding to those who withdrew the accusations, to the cowards who were bought). But this is a typical Italian attitude, unfortunately: self-assured, cowardly. The film directors have understood this, see Deaf in "The great war". The Italian is extreme: when he is brave he becomes a hero, when he is cowardly, he hides. "
In the footsteps of your father, together with the director Brockhaus and the scenographer Frigerio, you have re-launched a new "Operopoli", with the complaints to the former superintendent Graziosi and agent Ariosi, today investigated by the Turin prosecutor. How come this initiative?
"I call it 'the long wave of Amuchina', which has never been more fashionable than ever. To wash, to clean this fetid environment. The three of us sent a letter to the Minister to denounce the state of affairs, the cutbacks suffered and the risk that the system launched in Astana, Kazakhstan would be established at the Regio di Torino. I hope that this investigation will soon lead to indictments, the Turin magistrate is very determined and that prosecutor's office is serious, dynamic. They acquired avalanches of material and luckily people started talking, on the basis of the news released in the last few weeks. Whoever made a mistake will pay. Fortunately, an important group of courageous and determined personalities has formed, even among politicians, which is very important for such complex situations.
I don't know who wrote that the difference between success and failure is in not resigning. Have you ever resigned yourself to the ostracism you suffer in your country?
" Never! I am like my father, a fighter. Of course, I had moments of despair and severe depression, especially after the Turin crime scene, where I saw myself first celebrated as the next superintendent of the Teatro Regio and then suddenly defenestrated, for the appointment received by Graziosi. Deceived by the Appendino (mayor of Turin editor's note) and greatly damaged in my image. They even commissioned me to immediately look for a new musical director to replace Noseda. Pierluigi Dilengite (then adviser to Minister Bonisoli) was a witness at this interview. The Madia Law was invoked against me, in a false way because it applied only to employees and not to self-employed workers, as I have always been. I was even ostracized later, with a veto from the new superintendent Graziosi (now under investigation for corruption and other crimes) so that I did not set foot in the theater ! "
I can't understand this about-face, today Turin is in really worrying conditions?
“I don't know. People gravitating around the hanger, my guess. Of course the behavior was shameful. A law not applicable to me, Graziosi who played dirty pretending to be a friend and then stabbing me in the back. This matter cost me two years without work, I had directories that I eliminated to stay in Turin. I remained in complete emptiness, not an Italian theater called me. In Italy two three directors work and that's it, those with the most important agents and the most important communication companies, in Italy everything is for sale, my dear. I think how Verdi was right in setting the monologue of honor in Falstaff. But I am sure of one thing: after this interview I will work in Italy even less, much less ... nothing exists. "
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